Pellicole per alimenti: i pro e i contro

Privilegiare la praticità di impiego o il benessere? Chiudere un occhio sulla sicurezza per evitare di rinunciare a una grande comodità e sprecare così del cibo avanzato? Questi sono alcuni dei dubbi che possono sorgere nella nostra testa quando usiamo le pellicole per alimenti, viste anche le tante notizie e i falsi miti che circonda questi strumenti; è dunque il caso di fare un po’ di chiarezza e fornire le giuste informazioni per non finire nel “calderone” delle bufale o degli allarmismi in Internet, e soprattutto per utilizzare sempre in modo accorto questi materiali.

 

Cosa sono le pellicole alimentari

Dal punto di vista tecnico, la pellicola per alimenti (nota anche come pellicola alimentare o anche pellicola estensibile per il confezionamento alimentare) non è che uno strato molto sottile di materiale plastico, che viene spesso usato per avvolgere porzioni di cibo, che protegge dal contatto con l’aria, contribuendo in questo modo a conservarne nel tempo sapore, profumo e consistenza. Un’operazione che tutti abbiamo compiuto, almeno una volta nella nostra vita, magari al termine di una cena ricca di portate e di avanzi, avvolgendo direttamente piatti con porzioni di cibo o sigillando contenitori, che poi possono anche essere congelati.

 

Gli usi delle pellicole alimentari

Proseguendo nelle informazioni di base, questi strumenti sono impiegati sia come visto nella conservazione domestica degli alimenti (dove si affiancano si affianca ad altri tipi di materiale come la carta da forno e la pellicola di alluminio per confezionamento), sia in maniera massiccia nel commercio e nella Grande Distribuzione Organizzata, dove servono a proteggere vari tipi di alimenti freschi destinati alla vendita, come carni, formaggi, verdure e frutta; la pellicola si rivela non meno utile nel campo del catering e della ristorazione, perché aiuta a preservare cibi come piatti pronti o panini.

 

La storia delle pellicole per alimenti

Non si deve pensare che si tratti di un accessorio domestico troppo giovane, però: i primi esperimenti di pellicole per alimenti furono infatti prodotti all’inizio del XX secolo utilizzando il cellophane, materiale plastico trasparente la cui sintesi fu scoperta appunto agli albori del Novecento; più tardi furono aggiunti altri polimeri organici come il polietilene, mentre a partire dagli anni Trenta del Novecento entrò in produzione il PVC, che divenne poi il materiale predominante grazie alla sua economicità e alla facilità d’uso. Tuttavia, col progredire della scienza e delle analisi, si è scoperto che alcuni additivi usati nella produzione del film in PVC sono potenzialmente rischiosi per l’uomo, e così negli ultimi anni è notevolmente cresciuta la quota di pellicole alimentari realizzate con altre materie plastiche tra le quali, in particolare, il polietilene.

 

Le pellicole per alimenti sono nocive?

E veniamo dunque al tema “scottante”, quello della pericolosità delle pellicole per alimenti e in particolare di quelle che contengono ftalati. Ormai è noto che alcune tipologie di questi prodotti plastici può causare la contaminazione con sostanze nocive alla salute degli alimenti conservati, e dunque provocare danni alla salute. I “cattivi” sotto accusa sono proprio gli ftalati, cioè una classe di composti chimici che viene aggiunta al PVC per migliorarne la flessibilità e la modellabilità; in particolare, la contaminazione è più probabile negli alimenti che possiedono una notevole quantità di lipidi e dunque di grassi, sostanza nella quale gli ftalati sono più facilmente solubili. Per fortuna, la legislazione vigente ha molto limitato la percentuale di ftalati che può essere contenuta nelle pellicole in commercio, e molte ditte ormai hanno abbandonato quasi del tutto il Pvc in favore di film a base di polietilene, che risulta più sicuro quando viene a contatto con qualsiasi alimento.

 

Il test di Altroconsumo sulle pellicole alimentari

Di recente, la nota rivista Altroconsumo ha confrontato e valutato differenti marche e tipologie di pellicola per alimenti, segnalando in alcuni casi la presenza di componenti in PVC, che a dire il vero si rivela ancora il materiale più performante rispetto al polietilene, che invece ha ancora una minore adesione all’alimento anche perché è meno elastico. Nel dettaglio, la rivista ha messo a confronto 15 pellicole per alimenti, di cui 5 adatte anche alla cottura in microonde, e il test ha incoronato con il punteggio più alto la Domomopak Pellicola ultraderente, che si guadagna il titolo di Migliore della prova, mentre un gradino più basso si posizionano i prodotti indicati come “Migliore acquisto”, marcati Sistema Casa Eurospin, Brio (Coop) e Carrefour.

 

Come scegliere la pellicola alimentare

Gli esperti di Altroconsumo hanno effettuato dei test in laboratorio che hanno preso in esame differenti caratteristiche delle pellicole, e in particolare gli aspetti di idoneità alimentare, la resistenza all’impiego in microonde, le prestazioni alle prove di resistenza e le informazioni sull’imballaggio. Su questo ultimo aspetto, bisogna sottolineare che purtroppo non è ancora possibile conoscere sempre il materiale impiegato per la pellicola, perché la legge non obbliga il produttore a indicare in etichetta il tipo di sostanze di cui sono composte, anche se ci sono produttori che volontariamente forniscono l’informazione sulla confezione. Interessante anche la cosiddetta prova di migrazione, che mira a verificare il passaggio di sostanze indesiderate dalla pellicola all’alimento, rilevando (e rivelando) eventuali plastificanti rilasciati.

 

La pellicola per alimenti nel microonde

Premesso che nel test di Altroconsumo “tutte le pellicole hanno superato le prove come prevede la normativa”, come si legge sulla rivista, non sempre sono indicati i metodi usati per definire le pellicole adatte all’utilizzo con conserve in olio. Importante poi è stata la prova nel forno a microonde, che ha evidenziato come anche alcune pellicole etichettate come adatte a questo mezzo si siano in realtà afflosciate e cadute nell’alimento, dopo un test piuttosto duro (che ha valutato

la reazione del materiale dopo un quarto d’ora minuti con una ciotola di acqua a 800 W di potenza). Una ulteriore prova è stata molto pratica: è stato infatti chiesto a un gruppo di persone di valutare la facilità d’uso dei 15 campioni, con una valutazione conseguente che ha incoronato il PVC come materiale imbattibile per aderenza all’alimento, e il PE come quello più resistente.

 

Gli svantaggi del PVC

Come detto, alcuni supermercati hanno eliminato le pellicole in PVC dai propri cibi preconfezionati, privilegiando il polietilene e il profilo ambientale: il PVC con i suoi ftalati, infatti, presenta diversi svantaggi anche sul versante ecologico, perché durante la fase di produzione industriale porta alla formazione di inquinanti clororganici, mentre sul fronte salutare rischia di rilasciare cloruro di vinile (monomero cancerogeno) e additivi vari (come piombo, composti organostannici) aggiunti al compound in fase di produzione.

 

I consigli nell’uso delle pellicole per alimenti

In definitiva, allora, le pellicole alimentari sono ancora uno strumento quasi indispensabile nelle nostre cucine, anche se è bene prendere alcune precauzioni. Innanzitutto, al momento dell’acquisto dobbiamo leggere con attenzione le informazioni riportate sull’etichetta o sulla confezione del prodotto, privilegiando quelli che riportano la dicitura “senza ftalati” (se non c’è scritto niente, significa che probabilmente la pellicola è in PVC). Quando invece vogliamo usare la pellicola, è buona norma evitare di coprire gli alimenti ancora caldi, così da evitare la formazione di condensa all’interno della pellicola; come visto, poi, l’uso di pellicole alimentari nel forno a microonde non offre risultati positivi, per cui sarebbe meglio evitare sempre.

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