La pastiera napoletana, un dolce che è una poesia

La pastiera napoletana, meglio conosciuta col solo nome di “pastiera”, con il suo riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale campano è il dolce che non manca mai nelle tavole di questa regione (e non solo) nel giorno di Pasqua. La favolosa torta di pasta frolla con la sua farcitura a base di grano, ricotta, zucchero, uova e canditi, ha alle spalle una storia bizzarra che non tutti conoscono. Beh in realtà ne ha più di una!

In quanti però conoscono la storia di questo dolce?

Un’antichissima leggenda mitologica narra che la preparazione di questo dolce sia legata a Partenope, la sirena che aveva scelto di vivere a Napoli dopo essere rimasta incantata dalla bellezza del suo golfo. Ogni primavera Partenope era solita emergere dalle acque per deliziare tutti con i suoi canti ma una volta accadde qualcosa di diverso! Un giorno la sua voce fu più soave del solito e le parole piene d’amore che la sirena dedicò a coloro che accorsero ad ascoltarla commossero praticamente tutti. Restare indifferenti a quel magnifico dono era praticamente impossibile, si pensò così di offrire alla sirena ciò che di più prezioso si possedesse: farina (simbolo di ricchezza) ricotta (simbolo di abbondanza), grano cotto nel latte (simbolo di unione tra il mondo vegetale ed animale), uova, (simbolo di fertilità) fiori d’arancio (profumo della terra campana) spezie (simbolo di tutti i popoli) zucchero (dolce come i suoi canti). Felice dei doni appena ricevuti, la sirena s’inabissò per deporre tutto in offerta agli dei che, con arti divine, unirono tutti gli ingredienti per trasformarli nella famosa pastiera napoletana.

Lasciando da parte la mitologia e andando avanti negli anni, sembrerebbe che la pastiera sia nata in un convento, proprio come la maggior parte dei dolci napoletani. Il periodo è quello del XVI secolo e la pasticcera che ideò questo dolce fu una suora, intenta ad unire in un’unica preparazione degli ingredienti dal forte simbolo cristiano. Non si sa con certezza se la ricetta fosse nata nel convento di San Gregorio Armeno ma quello che si sa con certezza è che le suore di questo convento erano solite preparare delle deliziose pastiere che regalavano poi alle famiglie aristocratiche di tutta la città. E’ particolarmente noto che, al momento in cui il portone del convento si apriva per consegnare le pastiere ai servitori, l’aroma di questi dolci si sprigionasse per tutti i vicoletti. Chi riusciva a sentirne il profumo rafforzava così la credenza che il Signore esistesse e che quella fosse appunto una testimonianza della sua presenza.

Ciò che si racconta di questo famoso dolce pasquale è legato però anche al re Ferdinando II di Borbone, soprannominato “re bomba”, e sua moglie Maria Teresa D’Austria, soprannominata dai soldati “la regina che non sorride mai”. A quanto pare quest’ultima, con forte insistenza del goloso marito, decise di cedere all’assaggio della pastiera. Il risultato? Tanta fu la bontà che, per la prima volta, si vide la regina sorridere in pubblico. Il re non trattenne la battuta e ad alta voce disse: “Per far sorridere mia moglie ci voleva la Pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo”.

Ma arriviamo al giorno d’oggi.

La pastiera ormai è un dolce conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, anche nelle sue mille varianti. C’è chi la prepara senza canditi, chi con la crema pasticcera, chi di riso o anche salata, ogni scusa a quanto pare è buona per poterne gustare una fetta.

Se vi è venuta voglia di mettere le mani in pasta e preparare anche voi una pastiera, ecco la ricetta di quella che preparo a casa mia, tramandata da nonna in mamma e da mamma in figlia 🙂

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La ricetta della pastiera napoletana

Per la pasta frolla occorrono: 250 gr di farina 00, 1 uovo, 100 gr di strutto, 100 gr di zucchero, 1 buccia di limone.

Per il ripieno occorrono: 350 gr di grano precotto, 200 ml di latte, 35 gr di burro, 1 buccia di limone, 1 cucchiaino di vaniglia, 300 gr di ricotta di pecora, 300 gr di zucchero, 3 uova, 30 gr di canditi, 1 cucchiaino di cannella, 1 fialetta di aroma millefiori.

Per prima cosa si prepara la Pasta frolla:

Dopo aver disposto la farina a fontana si aggiungono al centro zucchero, strutto, uova e buccia di limone. Si impastano gli ingredienti facendo assorbire la farina ed ottenendo un panetto che sarà avvolto nella pellicola e riposto in frigorifero per almeno un’ora.

Intanto si prepara il ripieno, facendo cuocere per 30 minuti il grano (sciacquato), il latte, il burro, la vaniglia e la buccia di limone in un pentolino. Rigirando di tanto in tanto si dovrà ottenere un composto cremoso e, quindi denso, da far raffreddare.

Dopo aver sollevato la buccia di limone, metà composto sarà passato in un mixer con i canditi ed unito successivamente a uova, millefiori, cannella e la ricotta precedentemente setacciata ed amalgamata allo zucchero.

Una volta ripresa la pasta frolla bisognerà stenderla su un piano infarinato ad uno spessore di 3 mm e trasferirla nello stampo cosparso di strutto. Dopo aver bucherellato la base della frolla ecco che si potrà versare all’interno, fino ad 1 cm dal bordo, il ripieno. Con gli avanzi di pasta frolla si formeranno delle striscioline che, intrecciate a forma romboidale, serviranno a decorare la superficie della pastiera.

Sigillati i bordi e trasferita in forno a 180 °C la pastiera cuocerà per circa un’ora e mezza o comunque fin quando non si scurirà. Si lascia raffreddare completamente e si serve il giorno successivo.

Se volete vedere tutti i passaggi che servono a realizzare una vera pastiera napoletana allora cliccate qui.

Mitologia, realtà e credenze popolari, quello che si sa con estrema certezza della pastiera napoletana è che va preparata il Giovedì Santo per essere poi portata in tavola nel giorno di Pasqua. Il tempo necessario per far amalgamare ed insaporire al meglio tutti gli ingredienti.

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E non posso non lasciarvi senza una poesia sul dolce napoletano per eccellenza:

La Pastiera

“Currite, giuvinò! Ce stà ‘a pastiera!”
E’ nu sciore ca sboccia a primmavera,
e con inimitabile fragranza
soddisfa primm ‘o naso,e dopp’a panza.
Pasqua senza pastiera niente vale:
è ‘a Vigilia senz’albero ‘e Natale,
è comm ‘o Ferragosto senza sole.
Guagliò,chest’è ‘a pastiera.Chi ne vuole?
Ll’ ingrediente so’ buone e genuine:
ova,ricotta,zucchero e farina
(e’ o ggrano ca mmiscato all’acqua e’ fiori
arricchisce e moltiplica i sapori).
‘E ttruove facilmente a tutte parte:
ma quanno i’ à fà l’imposto,ce vò ll’arte!
A Napule Partenope,’a sirena,
c’a pastiera faceva pranzo e cena.
Il suo grande segreto ‘o ssai qual’è?
Stu dolce pò ghì pure annanz’ o Rre.
E difatti ce jette. Alludo a quando
il grande Re Borbone Ferdinando
fece nu’ monumento alla pastiera,
perchè facette ridere ‘a mugliera.
Mò tiene voglia e ne pruvà na’ fetta?
Fattèlla: ccà ce stà pur’ a ricetta.
A può truvà muovendo un solo dito:
te serve pe cliccà ncopp ‘ a stu sito.
Màngiat sta pastiera,e ncopp’ a posta
dimme cumm’era: aspetto na’ risposta.
Che sarà certamente”Oj mamma mia!
Chest nunn’è nu dolce: è na’ poesia!”

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