L’acqua scade? No, ma la bottiglia sì

Se abbiamo mai acquistato una confezione di acqua in bottiglia, potremmo aver notato una data di scadenza stampata sulla confezione esterna, che ci fa quindi dubitare dell’effettiva salubrità del prodotto a lungo termine. Detto in altri termini: è sicuro bere l’acqua dopo la data di scadenza? E l’acqua scade? Perché le aziende inseriscono quella scadenza? Proviamo a dare risposta a tutti questi dubbi più che leciti.

Acqua in bottiglia di plastica, scade?

Chiariamo subito l’aspetto principale: l’acqua naturale non scade e quella che leggiamo sulla confezione o sulla singola bottiglia non è tecnicamente una data di scadenza, ma un TMC (Termine Minimo di Conservazione) che indica la data entro cui il prodotto andrebbe consumato nel rispetto dei criteri di sicurezza e igiene.

A rendere necessaria questa specifica è in realtà la plastica – per meglio dire, il PET, con cui vengono prodotte più del 70% delle bottiglie che troviamo in commercio – in cui viene conservata l’acqua: secondo vari studi scientifici, infatti, nel tempo questo materiale può iniziare a filtrare nell’acqua, contaminandola con sostanze chimiche, come l’antimonio e il bisfenolo A (BPA).

Perché l’acqua in bottiglia ha una data di scadenza?

I primi casi di indicazione della scadenza dell’acqua risalgono alla metà degli anni Ottanta negli Stati Uniti d’America, e in particolare nel 1987 il New Jersey approvò una legge che imponeva a tutti i prodotti alimentari, compresa l’acqua in bottiglia, di fissare una data di scadenza di 2 anni o meno dalla data di produzione, che è poi diventata uno standard a livello nazionale.

Nello specifico, si ritiene che, in condizioni ideali di conservazione, l’acqua in bottiglia sia sicura da queste contaminazioni per almeno due anni dalla data di confezionamento, che è appunto il riferimento temporale indicato con il TMC sulla confezione.

Trascorso questo periodo, il prodotto non è più “sicuro” per il consumo umano e perde anche le sue caratteristiche organolettiche, sviluppando eventualmente un sapore sgradevole; in particolare, l’acqua gassata potrebbe anche perdere del tutto l’effervescenza.

acqua scadenza

Bere acqua scaduta: fa male?

Ribadiamo: l’acqua non scade e la data presente sulla confezione rappresenta una “indicazione” non perentoria, ma ad ogni modo generalmente non è una buona idea bere acqua da bottiglie di plastica che abbiano superato il TMC, soprattutto se non siamo certi della loro corretta conservazione.

Al di là dell’aspetto organolettico, infatti, il rischio è ingerire materie plastiche nocive e tossiche, che influiscono appunto sul sapore dell’acqua e creano un serio pericolo per la salute: l’accumulo di questi composti plastici potrebbe danneggiare la salute dell’intestino, il sistema immunitario e le funzionalità respiratorie, ma sono dannose anche per il sistema endocrino e possono causare problemi neurologici e addirittura vari tipi di cancro.

Quindi, a preoccuparci non dovrebbe essere solo la qualità dell’acqua scaduta, ma piuttosto la degenerazione della plastica in cui viene conservata – solitamente polietilene tereftalato (PET) per le bottiglie al dettaglio e polietilene ad alta densità (HDPE) per le brocche di raffreddamento dell’acqua: nel tempo, queste materie plastiche si disperdono nel liquido della bottiglia che hanno superato i due anni dal confezionamento, soprattutto se esposte al calore, compresa la luce solare, o se mal conservate in auto calde o camion di stoccaggio, e contaminano l’acqua con materiale plastico tossico.

Qual è la soluzione? Bere acqua dal rubinetto!

Come possiamo quindi bere acqua sicura?

Innanzitutto non dobbiamo allarmarci troppo: il PET e il vetro sono materiali adatti alla conservazione dell’acqua perché impermeabili a gas e microrganismi, ma molto dipende anche dalle nostre precauzioni.

Le condizioni di utilizzo e soprattutto di conservazione delle bottiglie influiscono moltissimo sulla loro capacità di “proteggere” l’acqua, mantenendone inalterate tutte le caratteristiche organolettiche. In termini pratici, ciò significa conservare le bottiglie in un luogo fresco e asciutto, lontano dalla luce solare diretta e da fonti di calore (perché le temperature elevate possono favorire la crescita batterica e aumentare il rilascio di sostanze chimiche dannose per la plastica nell’acqua), ma anche lontano dai prodotti per la pulizia della casa e dai prodotti chimici (perché le bottiglie di plastica sono leggermente permeabili).

l'acqua scade?

Inoltre, è importante rispettare qualche regola di utilizzo anche dopo l’apertura, consumando ad esempio l’acqua entro uno o due giorni e richiudendo sempre la bottiglia col suo tappo. Se, nonostante le precauzioni, percepiamo che l’acqua ha sviluppato un sapore o un odore strani – sia che abbia superato la data di scadenza o che sia ancora nel periodo “sicuro” – è consigliabile gettarla e non consumarla, oppure farla bollire prima di berla o, ancora, usarla per scopi non alimentari.

In definitiva, quindi, è probabilmente meglio evitare l’acqua commerciale in bottiglia che si trova molto oltre la data di scadenza, perché potrebbe contenere infiltrazioni di sostanze chimiche originariamente presenti nella plastica che potrebbero potenzialmente essere dannose per la salute.

Per fortuna non mancano le alternative, anche orientate alla sostenibilità, visto che lo smaltimento della plastica delle bottiglie è un problema su scala globale e fonte primaria di inquinamento, tanto che solo negli Stati Uniti si contano almeno 2 milioni di tonnellate di sole bottiglie d’acqua nelle discariche.

Una soluzione pratica è bere acqua del rubinetto, da conservare in bottiglie di vetro o in contenitori adeguati: attenzione però a riutilizzare le semplici bottiglie di plastica, perché anche questa pratica può essere pericolosa. Da alcuni anni, infatti, le bottiglie in PET riportano l’indicazione “monouso” perché è stato verificato che possono perdere sostanze chimiche se usate ripetutamente o se sono state lasciate al sole, esattamente come accade alle bottiglie scadute.

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