10 cibi assurdi da mangiare in giro per il mondo

L’esplorazione della cultura locale è uno degli aspetti principali del viaggiare alla scoperta di posti nuovi: spesso, il primo approccio che abbiamo con le abitudini di un territorio è quello gastronomico, con l’assaggio delle tipicità locali. E siccome vale sempre il detto “Paese che vai, usanza che trovi”, non è sempre scontato trovare gusti e tradizioni che sono affini ai nostri e, anzi, tra i cibi del mondo ci sono alcune “assurdità” sorprendenti. Ecco un elenco dei 10 piatti più strani, almeno nella nostra ottica.

I cibi del mondo più strani

È stato difficile selezionare solo 10 pietanze, anche se bisogna accordarsi preventivamente sul senso di “strano” e “assurdo”: come detto, parliamo della nostra ottica – occidentale e italiana – che quindi ci fa ritenere consuete e normali preparazioni come il formaggio con la muffa (basti pensare al Gorgonzola), il maialino da latte sardo o le escargot francesi. Più difficile “giustificare” piatti insoliti neppure troppo lontani geograficamente, come il britannico haggis (insaccato a base di interiora di agnello, rinchiuse in budello ricavato dallo stomaco dell’animale stesso) o le zampe di rana, sempre dalla Francia.

I formaggi più particolari

Eppure, il primo nome della lista di questi cibi un po’ “fuori norma” arriva proprio dall’Italia: si tratta del Casu Marzu tipico della Sardegna (ma diffuso in varie produzioni regionali nel resto dello Stivale), ovvero letteralmente il formaggio “marcio”. Siamo davanti a un formaggio con i vermi, per la precisione a un tipo di pecorino cremoso e piccante che “attrae” la mosca casearia, che vi deposita le sue uova che, una volta schiuse e trasformate in larve, che si ciberanno del formaggio e caratterizzano il suo aroma in modo decisivo.

Una decina di anni fa, il libro del Guinness dei primati attribuiva al Casu Marzu il record di “formaggio più pericoloso al mondo per la salute degli esseri uman” ma in realtà non esistono prove scientifiche che dimostrino questa rischiosità (ma la commercializzazione del prodotto è comunque vietata).

Di concetto simile è la Mimolette francese, proveniente dalla regione di Lille, una forma di formaggio invecchiato che sfrutta l’azione di speciali acari per assumere il gusto e il sapore finale.

I cibi più strani d’Europa e del mondo

Restiamo in Europa per un altro piatto tipico locale piuttosto sui generis, l’Hákarl che si prepara in Islanda: parliamo di carne di squalo putrefatta, dall’odore fortissimo e piuttosto intenso. La carne fresca di squalo è tossica, e quindi gli islandesi hanno cercato una soluzione per poterla consumare, riuscendo a ottenere un prodotto gustoso (almeno, per i loro gusti, visto che questa carne di squalo putrefatto si trova in tutti i supermercati locali!) lasciandola essiccare e fermentare.

In tema di pesci velenosi, merita una menzione anche il noto pesce palla giapponese, il fugu: alcuni suoi organi contengono una sostanza nociva per l’uomo (tetrodossina) che può essere rimossa solo con un’accuratissima operazione da parte degli chef, evitando assolutamente la contaminazione delle carni che potrebbe provocare un’intossicazione mortale. Non a caso, il fugu può essere preparato solo da chef che hanno conseguito una specifica licenza e superato un apposito esame di certificazione in questa tecnica.

Sempre dall’Oriente – e sempre a tema mare – va menzionato anche il Sannakji della Corea del Sud: all’apparenza è un semplice piatto a base di nakji, una specie di piccolo polpo locale tagliato in piccoli pezzi, ma l’unicità di questa preparazione sta nel fatto che il polpo è ancora vivo al momento del servizio. Questo significa che le ventose sui tentacoli sono ancora attive quando si ingerisce il boccone e si fanno sentire, attaccandosi alla bocca e alla gola.

Altro che semplici uova!

L’Asia ha una cultura gastronomica molto ampia e molto distante dai nostri “stili”, e non a caso molte voci di questo elenco attingono proprio a questa area del mondo, che ci presenta anche alternative alle “classiche” uova.

In Cina, ad esempio, potremmo gustare l’uovo dei cent’anni, un uovo di anatra o quaglia messo per alcuni mesi in una miscela di argilla, cenere e calce viva, che rende il tuorlo viscido e colore verde scuro, mentre l’albume assume l’aspetto di una gelatina traslucida grigia o marrone. Superato l’impatto cromatico sorprendente (e forse non proprio gradevole) si può gustare un prodotto dal sapore salato, in genere servito insieme ad antipasti e contorni, che ricorda vagamente il gusto di un uovo sodo (ma con un più intenso sapore di zolfo e ammoniaca).

Di tutt’altra filosofia l’approccio gastronomico delle Filippine e di altri Paesi del Sud-Est Asiatico, dove è diffuso il balut: in questo caso, l’uovo di anatra o gallina viene preso quando già fecondato, bollito in una fase in cui l’embrione è quasi completamente formato nel guscio. La modalità tradizionale di mangiare questo piatto è direttamente dal guscio, condendo con sale e aceto.

Insetti e altri cibi strani

Chi si trova in Cambogia potrebbe esser tentato da uno snack per noi decisamente fuori dal comune, ovvero i ragni fritti: per la precisione, si tratta di tarantole asiatiche allevate in buche nel terreno oppure catturate allo stato selvatico nelle foreste, poi impanate in sale e zucchero, fritte in olio e insaporite con aglio. Il sapore? Secondo le esperienze, i ragni fritti ricordano i gamberi.

Insetti si possono gustare anche in Australia, dove nel menu degli aborigeni compaiono da secoli sono le larve di falena, che rappresentano una grande fonte di proteine e che stanno trovando spazio anche in esclusivi ristoranti cittadini, che puntano sempre più sull’entomofagia. In questo caso, il gusto dovrebbe essere una sorta di incontro tra quello del pollo e quello del gamberetto.

È invece un parassita il protagonista del prossimo piatto, che arriva dal Messico: è il huitlacoche, eredità culinaria di epoca pre-ispanica, ovvero un fungo parassita del mais che cresce tra i grani delle pannocchie e diventa condimento di quesadillas e tacos, definito addirittura come il “tartufo messicano”.

Un caffè dalle origini particolari

Questo menu fuori dai canoni si conclude inevitabilmente con una bevanda speciale: i cultori del caffè dovrebbero aver sentito parlare della varietà black ivory, specialità della Thailandia che ha una “storia” tutta particolare. Questo avorio nero si produce facendo ingerire chicchi di caffè agli elefanti e recuperando poi i loro escrementi: durante il processo di digestione, gli elefanti decompongono le proteine del caffè, rendendolo più dolce.

Questa bevanda è sicuramente prestigiosa ed esclusiva, ed è venduta al prezzo stellare di 50 dollari a tazzina: d’altra parte, per produrre 1 kg di caffè black ivory servono ben 33 chili di chicchi da servire agli elefanti (alla cui salvaguardia è comunque destinata parte del ricavato delle vendite!).

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