Le parole del cibo che cerchiamo in modo sbagliato su internet

Google è il motore di ricerca più utilizzato al mondo e si stima che ogni giorno risponda quasi 4 miliardi di ricerche, il che significa che ogni utente del Web (ognuno di noi) compie in media all’incirca due “domande” al giorno per approfondire un tema, scoprire qualcosa di nuovo o comunque restare informato. L’Italia non fa eccezione e nemmeno il settore del cibo, dove però si assiste a un fenomeno curioso, ovvero la grandissima quantità di misspelling, di termini cioè scritti e cercati in modo sbagliato: scopriamoli tutti!

Come si fa una ricerca su Google

Al giorno d’oggi, fare una ricerca online significa chiedere aiuto a Google, il motore di ricerca usato dal 97 per cento degli italiani (e dal 90 per cento degli utenti del web a livello globale): che sia attraverso il browser desktop o le specifiche app, è sufficiente accedere a una barra di ricerca e digitare – ovvero scrivere – la query, vale a dire le parole a cui siamo interessati. In realtà, negli ultimi anni gli sviluppi tecnologici hanno portato alla diffusione anche delle ricerche vocali, per cui basta attivare l’assistente di Google e “parlargli” per lanciare le sue ricerche.

Tutto semplice? All’apparenza sì, ma in realtà ci sono varie insidie, soprattutto nel comparto food, perché molti termini derivano da lingue differenti e quindi si scrivono in maniera diversa dal modo in cui si pronunciano. Il risultato è che ci sono tantissimi misspelling, ovvero parole scritte male e in modo assolutamente non ortodosso che, per fortuna, il motore di ricerca riesce a comprendere e interpretare, fornendo (quasi sempre) i risultati che l’utente si augurava di ricevere.

Le parole del cibo che si sbagliano di più

Dagli antipasti ai dolci, è facile sbagliare a comprendere (e poi riscrivere) il nome di una ricetta o di un ingrediente che non conosciamo, soprattutto quando lo ascoltiamo al volo in televisione o alla radio e non abbiamo supporto visivo per trascrivere il termine corretto; l’errore è ancora più probabile di fronte a espressioni che arrivano da altre lingue – soprattutto francese, anche per la forte tradizione gastronomica di questo Paese – in cui la trascrizione fonetica non è quasi mai fedele alla grafia e rende quindi più complicata la digitazione su Google.

Ecco le 10 parole più sbagliate dagli italiani per le ricerche a tema food (qui proposte nella grafia corretta!):

  1. Asparagi
  2. Avocado
  3. Falafel
  4. Foie gras
  5. Hummus
  6. Sautè di cozze
  7. Tarte Tatin
  8. Uovo à la coque
  9. Vitello tonnato
  10. Vol-au-vent

Asparagi o asparaci?

Il primo misspell nasce in realtà in ambito prettamente dialettale e soprattutto al Sud: è nelle regioni meridionali infatti che spesso si fa confusione tra i suoni delle lettere “g” e “c”, soprattutto nel parlato, e quindi i saporiti e delicati ortaggi primaverili vengono googlati come “asparaci” (provate anche a sentire la pronuncia di Antonino Cannavacciuolo con la sua classica cadenza partenopea!). Ovviamente, la grafia corretta è asparagi, ma Google ci informa che esistono comunque più di 5000 pagine web dove è stata usata la forma sbagliata (e quindi l’errore non è solo di chi cerca!).

Avocado o avogado?

Anche in questo secondo caso si fa confusione tra le lettere c e g, ma questa volta la forma corretta è avocado: è infatti questo il nome del superfood tropicale che ormai è largamente diffuso anche in Italia, facendosi apprezzare come ingrediente per insaporire le insalate o per preparare la salsa guacamole. Ed è bene sapere che la variante avogado (ben riconosciuta da Google, nonostante sia palesemente sbagliata) ha senso solo nella lingua portoghese, dove significa però “avvocato” (e quindi tutt’altro contesto!).

Falafel o felafel?

Affrontiamo ora un caso più ostico, perché conseguenza della translitterazione nella nostra lingua di una parola di origine araba: parliamo del falafel, le tipiche polpette speziate mediorientali a base di legumi e altri ingredienti. In verità, la versione ancora più precisa sarebbe falāfil, ma di sicuro non felafel, che comunque è un termine che si trova spesso nelle ricette sul Web.

Come si scrive foie gras

Amato dai gourmet e “odiato” dagli animalisti per le tecniche di produzione scarsamente etiche, il foie gras rischia di diventare anche un nemico di chi è particolarmente attento alla grammatica e alla scrittura: il nome francese della pietanza – letteralmente fegato grasso/ingrassato – si presta infatti a tantissime incomprensioni e veri e propri orrori ortografici, tra cui citiamo fois gras (fois in francese si pronuncia in maniera molto simile a foie, ma significa “volta”), fois gra o addirittura fua gra (magari anche con gli accenti).

Non sbagliare con l’hummus

L’hummus è un altro alimento che sta conquistando consensi a livello globale, soprattutto perché questa crema è gustosa e ricca di proprietà benefiche per l’organismo. Attenzione però a non confonderla – almeno online – con l’humus, che invece è – come da reminiscenze delle scuole medie – la parte più attiva delle sostanze organiche del terreno. Una bella differenza, soprattutto al palato!

Sautè di cozze, quanti errori su Google!

Ecco che ritorna ancora una volta il francese, con le sue insidie di pronuncia: i più esperti sanno che il piatto a base di molluschi saltati in padella insieme a pochi e semplici ingredienti (principalmente pomodoro, olio, aglio, prezzemolo e vino bianco) si chiama precisamente sautè di cozze. E chi ha curiosità lessicali può anche essere consapevole che in francese sautè è il participio passato del verbo sauter, che significa appunto saltare o rosolare, in riferimento alla tecnica di cottura. Tutti gli altri, invece, rischiano di fare “figuracce” con Google cercando soutè o sotè, assolutamente inventati.

Tarte Tatin, una golosità difficile da scrivere

Quanto è buona la Tarte Tatin, tipica delizia francese inventata dalle sorelle Tatin a seguito di un errore (come spesso capita in cucina) e caratterizzata dall’essere capovolta, perché presenta sulla superficie superiore le mele caramellate e sul fondo la pasta brisée. Ancora una volta ci mette lo zampino la pronuncia del francese, perché spesso questo dolce è cercato come tartaten o tartatin, mettendo in difficoltà anche un algoritmo attento come quello di Google.

Uovo à la coque, non certo alla coc

Per molti è sinonimo di colazione, una prelibatezza irrinunciabile, per tanti altri invece è un “problema” perché non ne conoscono la corretta grafia: ecco allora che l’uovo à la coque (guscio, in francese) si italianizza dapprima in uovo alla coque (forma ancora accettabile) e poi si disperda in errori come uovo alla coc, quando l’utente decide di scriverlo letteralmente come lo pronuncia.

Vitello tonnato e vitel tonnè

In questo caso la Francia c’entra poco (al massimo come influenza linguistica sulle regioni del Nord, Piemonte in primis), perché la ricetta è tutta italiana: il vitello tonnato è un piatto storico della nostra cucina, e l’aggettivo tonnato probabilmente indicava solo “un metodo di preparazione simile a quello del tonno”, fino a quando il grande Pellegrino Artusi non rivoluzionò la ricetta aggiungendo fisicamente il tonno, legandolo alla carne. Ad ogni modo, la dizione corretta è vitello tonnato oppure, nelle forme più dialettali ma comunque diffuse, vitel tonné o vitel tonnà: di sicuro non viteltonnè tutto attaccato, come invece talora si “scopre” online.

I vol-au-vent, facili da mangiare e complicati da scrivere

Chiudiamo curiosamente con un antipasto e con un altro termine di derivazione francese: conosciamo e apprezziamo tutti i vol-au-vent, i piccoli canestrini di sfoglia leggera (che vola al vento, come metaforicamente ricorda il nome) che si possono farcire in tante varianti. Un po’ meno noti sono i voulevant o i volovàn, tipici e frequenti misspelling di chi cerca su Google scrivendo in maniera frettolosa e badando poco alla forma, contando sulla capacità del motore di ricerca di “risolvere l’enigma” e rispondere con le ricette sperate!

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