Carrello tricolore: realtà o solita illusione?

Prezzi contenuti su una serie di prodotti di largo consumo, per tutelare il potere di acquisto dei consumatori e provare a frenare l’inflazione e i rincari che stiamo subendo da tempo: in estrema sintesi, questi sono gli obiettivi del trimestre anti-inflazione e del cosiddetto Carrello Tricolore, l’iniziativa avviata dal Governo italiano d’intesa con associazioni di categoria e rappresentative dell’industria alimentare e non alimentare, che fino al 31 dicembre permetterà la vendita di una serie di prodotti a prezzi più convenienti, indicati dall’apposito bollino del “Prodotto ribassato”.

Carrello tricolore e trimestre anti-inflazione: le mosse del Governo contro i rincari

L’iniziativa è stata fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni, insieme al ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ed è partita il 1 ottobre per terminare, come accennato, il prossimo 31 dicembre.

Questa operazione, simboleggiata da un carrello tricolore, prevede che le imprese aderenti si impegnino a offrire una selezione di articoli a prezzi contenuti che non dovranno essere aumentati durante il trimestre tricolore.

Le modalità di applicazione delle strategie per calmierare i prezzi sono “libere” e possono variare: possono essere applicati prezzi fissi, promozioni, iniziative mirate a prodotti a marchio del distributore (private label) o carrelli a prezzo unico o scontato. Anche la scelta di quali prodotti scontare, se proporre una riduzione percentuale o un prezzo fisso, è a discrezione di ogni esercizio, a patto di destinare le iniziative a “beni di prima necessità, alimentari e non alimentari di largo consumo, nonché dei prodotti per l’infanzia e la cura della persona”.

Come annunciato dalla premier Meloni, questo trimestre anti-inflazione è un esperimento che, se dovesse dare buoni risultati, potrebbe essere prolungato, anche se molto dipenderà dal monitoraggio dell’efficacia di questa misura e dalle sue possibili ripercussioni sul mercato e sui consumatori (su cui non mancano già perplessità, anticipiamo).

Come funziona il carrello tricolore

Al momento del debutto, il 1 ottobre scorso, il Carrello Tricolore ha interessato in 23 mila punti vendita in tutta Italia, con forti differenze a livello territoriale.

La maggior parte delle adesioni arriva dalle città metropolitane, dove sfiorano quota 7mila, in base ai dati del Mimit, di cui quasi la metà si concentra nelle città di Roma (1.381) e Torino (1.074), che precedono Napoli (801) e Milano (741).

Le imprese della distribuzione che aderiscono all’iniziativa si impegnano a offrire una selezione di articoli a prezzi contenuti, con particolare attenzione a quelli di uso quotidiano, che non subiranno aumenti di prezzo durante i tre mesi dell’iniziativa. Gli sconti possono essere applicati in vari modi: prezzi fissi, promozioni o altre iniziative. I prodotti coinvolti nell’iniziativa sono facilmente riconoscibili grazie all’apposito bollino del “Prodotto ribassato“, che già oggi campeggia su beni essenziali come pasta, sapone, prodotti per bambini, pannolini e farina, anche se non mancano promozioni aggiuntive su zucchero, caffè, cereali, biscotti, uova e merendine.

Secondo una prima stima, il risparmio calcolato dai commercianti potrebbe arrivare a 30 euro a famiglia fino alla fine dell’anno – circa 10 euro al mese, in pratica.

Quali insegne partecipano al carrello: dove trovare gli sconti

Il Carrello Tricolore ha visto l’adesione di 32 associazioni e oltre 23 mila punti vendita in tutta Italia.

Tra le grandi insegne della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) che hanno abbracciato l’iniziativa c’è la Coop, che offre uno sconto del 10% su oltre 200 prodotti di largo consumo a proprio marchio, e altri 1000 prodotti con prezzi bloccati fino a fine anno. Esselunga, invece, ha scelto di lavorare con i prodotti della linea “Smart”, offrendo 40 prodotti a meno di 40 euro a prezzi bloccati e, dal 9 ottobre a fine iniziativa, uno sconto del 20% su una selezione a proprio marchio.

Carrefour propone un carrello di 30 prodotti di prima necessità a 30 euro, oltre a 700 prodotti di marca privata e più di 200 a marchio Simpl a prezzo bloccato. Conad offre 600 prodotti a prezzi calmierati, Todis ha deciso di applicare prezzi calmierati anche per i prodotti senza glutine e lattosi, mentre Tigre e Lidl stanno preparando un carrello di prodotti bloccati a 20 euro. Altre insegne che hanno aderito all’iniziativa sono Elite, Despar (con 300 prodotti a prezzo calmierato), Pim, Famila, Decò e Penny; al momento, Eurospin e Md sono ancora in dubbio.

Anche i singoli produttori stanno pensando di aderire direttamente all’iniziativa. Barilla, Nestlé, Mutti, Lavazza e Ferrero stanno considerando la possibilità di diminuire o congelare i prezzi di pasta, pomodoro, caffè, cioccolato, latte e derivati.

Tra le associazioni che hanno aderito ci sono anche Confcommercio, Confimprese, Confcooperative, Federfarma, Farmacie Unite, AssoFarm, Federalimentare, Cna Nazionale, Confartigianato, Coldiretti, Confagricoltura e Cia- Agricoltori Italiani.

Le prime impressioni: pochi risparmi, tante critiche e polemiche

Buone intenzioni non confermate dai fatti: il Carrello Tricolore ha attirato più critiche e polemiche che commenti positivi (ed effetti concreti).

Il primo problema riguarda l’efficacia: se inizialmente si parlava di uno sconto del 10% sui prodotti coinvolti e di un risparmio di 150 euro a famiglia, la stima è stata poi ridimensionata a soli 10 euro a famiglia al mese, mentre gli sconti sono troppo vari e liberi per risultare validi. Le principali insegne della Grande Distribuzione Organizzata (GDO) hanno optato per i prezzi fissi, il che significa che nei prossimi tre mesi questi prodotti non subiranno variazioni di prezzo: aspetto paradossale, i prezzi non scenderanno neppure se le condizioni di mercato favorissero una diminuzione, un’ipotesi neppure troppo improbabile. Inoltre, secondo il Codacons, sembra che i prodotti inclusi nei panieri di supermercati e ipermercati siano principalmente quelli a marchio privato della grande distribuzione, escludendo così i marchi alimentari più noti al grande pubblico (e quindi di maggior attrattiva).

Le adesioni all’iniziativa, nonostante i dati promossi dal Governo, sembrano scarse. A Roma, ad esempio, le adesioni sono poco più di mille, un numero esiguo considerando le decine di migliaia di negozi e punti vendita presenti nella città. Anche a livello nazionale, le 23mila adesioni rappresentano una percentuale non troppo significativa rispetto al totale delle imprese attive in Italia nel 2021, che erano 1.647.154.

L’iniziativa rischia poi di penalizzare le piccole botteghe e i negozi di vicinato: le principali adesioni appartengono come detto alle insegne della grande distribuzione e le operazioni più convenienti sembrano arrivare da Coop, Carrefour, Conad, Despar e così via.

Infine, lo stesso nome dell’iniziativa, “Carrello Tricolore”, sembra fuorviante: in effetti, non prevede alcuna tutela, difesa o coinvolgimento privilegiato delle aziende o dei prodotti Made in Italy. Ad aderire al progetto sono aziende di ogni genere, insegne italiane, ma anche tedesche e multinazionali. E nemmeno sui prodotti, nelle linee guida ministeriali per aderire al progetto, si indica in alcun modo una provenienza preferita o suggerita per le offerte proposte. Insomma: il Tricolore resta solo nel logo, perché per il resto il carrello della spesa resta grigio, o al massimo multicolor.

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