Contraffazione alimentare? Come difendere il made in Italy dalle frodi in giro per il mondo

Contraffazione alimentare: il danno per i prodotti made in Italy sale a oltre 100 miliardi di euro. È quanto emerge da rilevazioni recenti relative alla contraffazione alimentare Coldiretti, contenute nel Rapporto Ismea – Qualivita 2018 sui prodotti Dop/Igp. Lo studio evidenzia tutti i numeri del made in Italy food & wine di qualità: 822 specialità tutelate che sviluppano un valore alla produzione di 15,2 miliardi con un aumento del 2,6 per cento su base annua.

Quanto pesa la pirateria

C’è un mercato legato alle false produzioni agroalimentari italiane che vale oltre 100 miliardi di euro e che negli ultimi 10 anni è cresciuto del 70 per cento. Italian sounding  e vera e propria contraffazione alimentare: due nemici del tessuto produttivo italiano da cui difendersi. Alla base di questi attacchi ci sono soprattutto gli usi impropri che vengono fatti di parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia. Contraffazione alimentare esempi? Per restare nell’ambito dell’italian sounding cosa c’è di più noto del Parmesan? Un fintissimo Parmigiano che fuori dai confini nazionali richiama però, con la sua sonorità, un pubblico pronto a confondersi ma che del nostro parmigiano non è nemmeno un lontano parente.

I prodotti più falsificati

In cucina c’è poco o nulla che non sia sotto attacco. Dai salumi ai vini, passando per la pasta e l’olio. E ancora: sughi, formaggi, conserve. Il marchio made in Italy ha un tale valore per il suo rimando diretto alla qualità che si presta alla falsificazione in ogni ambito della cucina. Secondo Coldiretti sono proprio i formaggi i più colpiti: Grana Padano e Parmigiano Reggiano in testa, seguiti da Gorgonzola, Asiago, Fontina e Pecorino Romano. A “taroccare” i nostri cibi, contrariamente a quanto si potrebbe credere, sono per lo più i Paesi più sviluppati, dagli Stati Uniti all’Australia. Il San Daniela, la mortadella bolognese e il salame cacciatore, invece, rappresentano il podio dei salumi falsificati. Lo stesso vale per le conserve di pomodoro, dove il San Marzano diventa uno dei prodotti più gettonati sulle tavole della California ma nella sua versione fasulla, prodotta proprio nello Stato a stelle e strisce. Non si salvano i vini. Dal bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al kressecco tedesco, evidenzia la Coldiretti, passando per il Barbera bianco prodotto in Romania o il Chianti che come il San Marzano trova casa in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense sono numerosi i vini italiani riprodotti lontano dalle terre di origine.

Perché rappresenta un patrimonio da tutelare

L’export di prodotti agroalimentari italiani, nel 2017, ha raggiunto cifre da record. Il settore, infatti, ha fatto registrare un valore di 41,03 miliardi. Dati che potrebbero diventare ancora più significativi con l’intervento di misure adatte a tutelare maggiormente le produzioni italiane. Basti solo pensare, per avere ancora più chiaro la portata della contraffazione, che sui mercati esteri sono falsi più di due prodotti alimentari di tipo italiano su tre.

Come tutelare il made in Italy

Che il tema sia molto sentito lo dimostra anche il fatto che rappresenta uno dei pochi fronti sui quali Governo e opposizione sembrano trovare un dialogo. Tanto che, proprio poco tempo fa, il Senato ha approvato a larga maggioranza l’ordine del giorno unitario che raggruppa le mozioni sulla tutela del settore agroalimentare italiano. Il documento ha incassato 249 voti a favore, 2 contrari e un astenuto. A gran voce e da tempo, infatti, l’Italia richiede l’adozione di strumenti a livello europeo finalizzati proprio a tutelare le produzioni locali d’eccellenza. In particolare, si richiede l’adozione di sistemi di etichettatura che indichino l’origine degli ingredienti e diano corrette informazioni nutrizionali. Uno strumento capace di garantire maggiore trasparenza anche ai consumatori.

Il Natale traina l’export

Che si tratti, poi, di un vero e proprio tesoro da proteggere lo dimostra anche la performance dell’export di prodotti agroalimentari legata alle festività natalizie. È record per l’export di vini, spumanti, panettoni, formaggi, salumi e caviale. Il valore? Oltre i 3,4 miliardi di euro, in crescita dell’1 per cento rispetto all’anno precedente. In cima alla classifica del Natale all’estero è lo spumante italiano: + 13 per cento delle vendite. La domanda di questo prodotto è cresciuta soprattutto in Gran Bretagna (+5 per cento) e negli Stati Uniti (+13 per cento). Una curiosità: tra i Paesi che importano più bollicine italiane per i brindisi natalizi c’è anche la Francia, la patria dello champagne, eterna rivale italiana in fatto di bollicine. Qui, infatti, la domanda cresce del 21 per cento. Boom di domanda per il caviale prodotto in Italia: +39 per cento per le vendite sui mercati internazionali. Bene anche l’andamento dell’export legato ai dolci natalizi, panettone e pandoro in testa. Piace sempre di più anche la pasta farcita made in Italy. L’export di tortellini e cappelli, infatti, nel mese delle festività natalizie è cresciuto sensibilmente rispetto all’anno precedente: +12 per cento. Aumenta anche la richiesta di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 4 per cento. Cresce dell’1 per cento, invece, la domanda di prosciutti, cotechini e salumi.

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