Il nuovo dpcm come cambieranno le nostre abitudini a tavola e non solo

Niente tavolate per le feste di Natale e Capodanno, come già sappiamo, ma anche tante limitazioni per i ristoranti e per gli spostamenti: in questo 2020 i giorni di fine anno, che tradizionalmente sono i più magici e sereni, saranno purtroppo all’insegna delle restrizioni e delle raccomandazioni per evitare una tragica terza ondata di contagi per Covid-19, obiettivo dichiarato del Presidente del consiglio dei ministri e di tutta la compagine di Governo.

DPCM di Natale, cosa prevede

Il quadro normativo di riferimento per le festività di fine anno è il famigerato DPCM siglato dal Presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, lo scorso 3 dicembre ed entrato in vigore dal successivo 4 dicembre; a differenza dei precedenti interventi, la validità delle disposizioni dura fino al 15 gennaio per effetto del decreto-legge 158 del 2 dicembre 2020, che ha appunto (tra le altre cose) esteso l’efficacia dei Decreti del presidente del Consiglio dei ministri fino a cinquanta giorni, rispetto ai precedenti trenta (articolo 1, comma 1).

Questioni burocratiche a parte, le norme sono pensate per “accompagnarci” – o meglio, guidarci – nel periodo delle feste di Natale, alla luce delle ultime valutazioni sulle azioni necessarie da intraprendere per il contrasto e il contenimento dell’emergenza da Covid-19.

In estrema sintesi, il provvedimento ribadisce la diversificazione delle restrizioni precedenti nelle tre aree gialla, arancione e rossa – corrispondenti ai differenti livelli di criticità nelle Regioni italiane – e aggiunge il divieto agli spostamenti intercomunali (il 25 e il 26 dicembre) e interregionali anche per raggiungere le seconde case (dal 20 dicembre al 6 gennaio) o per il ricongiungimento familiare, nonostante la festa di Natale.

C’è poi un’altra notazione da fare: parliamo qui solo delle misure introdotte da disposizioni nazionali, a cui possono eventualmente aggiungersi ulteriori disposizioni restrittive di carattere locale emanate da Regioni e Province autonome.

Festa di Natale, cosa succede ai ristoranti

Se la raccomandazione è di evitare assembramenti privati e di trascorrere i giorni di festa solo con il nucleo di conviventi, leggermente differente è la situazione per i ristoranti e le pubbliche attività.

Nelle regioni gialle – in cui dovrebbero ricadere tutte le aree nazionali, entro le prossime settimane – i ristoranti e gli esercizi di somministrazione come bar, pub, gelaterie e pasticcerie possono infatti proseguire con il servizio regolare degli ultimi mesi, ovvero con gli orari di operatività tra le 5 e le 18, con asporto e delivery consentiti nelle ore successive.

Consentito quindi il servizio al tavolo durante tutto l’arco delle festività, anche a Natale e Santo Stefano, con un limite massimo di quattro persone “non conviventi” al tavolo. In eventuali zone arancioni e rosse, invece, è permesso solo l’asporto e servizio di consegna e bar e ristoranti dovranno essere chiusi per tutta la giornata, anche durante le feste.

Nuove regole per gli hotel

Per scongiurare il rischio di veglioni improvvisati di Capodanno, cambierà qualcosa per i servizi di ristorazione negli alberghi: dalle ore 18.00 del 31 dicembre 2020 e fino alle ore 7.00 del 1° gennaio 2020, infatti, non sarà possibile consumare la cena nella sala ristorante, ma il servizio agli ospiti pernottanti sarà garantito solo in camera – al contrario di quanto avviene in questa fase, dove negli alberghi e in altre strutture ricettive è consentita la ristorazione senza limiti di orario limitatamente ai propri clienti.

Per tutti i casi di mancato rispetto delle misure di contenimento si applicano le norme previste dal decreto legge numero 19 del 2020, e quindi una sanzione amministrativa per una somma da euro 400 a euro 3.000 (ridotta di un terzo se pagate entro cinque giorni), maggiorata se la situazione avviene “mediante l’utilizzo di un veicolo”. Inoltre, è reato fornire autodichiarazioni che si rivelano false ai successivi controlli delle forze dell’ordine.

Il parere e la risposta dei ristoratori

C’è però un aspetto che rischia di colpire nuovamente il settore della ristorazione, che in molti casi si era mosso d’anticipo per cercare di ottenere prenotazioni sia per il pranzo di Natale che per quello di Capodanno, ovvero le limitazioni agli spostamenti tra Comuni nei giorni del 25 e 26 dicembre e del 1 gennaio, giorni in cui in molti hanno l’abitudine a pranzare fuori casa.

Sul territorio di Treviso, ad esempio, i rappresentanti del comparto si lamentano perché nel corso dell’anno “abbiamo già dovuto ridurre gli spazi per garantire i distanziamenti, se poi ci tolgono pure i clienti di altri comuni rischiano di saltare decine di prenotazioni”.

Simile la situazione anche nella zona dei Castelli Romani, dove le attività rischiano di dover rinunciare a migliaia di coperti a causa di pochi chilometri: Massimo Pulicati, presidente dell’associazione ristoratori di Grottaferrata, è molto duro e parla di “farsa”, ricordando che “il territorio dei Castelli ha lo stesso numero di abitanti di una circoscrizione di Roma, in cui a Natale si potrà circolare liberamente, mentre da noi sarà vietato lo spostamento tra una città e l’altra”.

E c’è chi lancia un’idea “paradossale” per superare questo blocco: spostare i festeggiamenti del Natale al 27 dicembre, il primo giorno utile in cui saranno consentiti di nuovo gli spostamenti tra Comuni differenti all’interno della stessa regione in fascia gialla.

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