Spesa online è BOOM: vediamo cosa sta succedendo la fuori

Perfino Amazon è andato in difficoltà: l’emergenza Coronavirus ci sta facendo scoprire che anche i colossi hanno dei punti deboli e non riescono a gestire – almeno sul territorio italiano e nelle zone più colpite dal virus – la grandissima quantità di richieste per la spesa online, cresciuta a dismisura soprattutto dopo i decreti firmati dal Governo italiano che di fatto hanno reso tutto il Paese “zona rossa”.

Ressa anche ai supermercati online

E quindi, divieto di uscire se non per esigenze specifiche e dimostrabili – tra le quali rientra anche la necessità di fare acquisti alimentari o per la casa – ma con molti negozi chiusi e varie precauzioni da rispettare, come la distanza minima di un metro. Anziché fare lunghe code per entrare al supermercato, quindi, in tanti hanno pensato di velocizzare le operazioni utilizzando i servizi di spesa online proposti da moltissime catene, soprattutto al Nord Italia.

Piattaforme online in tilt

Più che tanti, in realtà, gli utenti sono stati troppi, almeno per la tenuta del sistema: se fino a qualche settimana fa questa operazione era pratica e funzionale, con un carico di lavoro sopportabile per le infrastrutture online dei brand della grande distribuzione, ora invece il sistema è andato in tilt. Colpa, per così dire, della necessità di evitare al massimo i contatti e di stare in casa, che ha spostato il traffico dei carrelli dal mondo reale a quello virtuale.

E i carelli virtuali stanno sbandando o addirittura andando in crash, e anche le semplici operazioni come l’aggiunta di prodotti alla propria lista di spesa stanno diventando impossibili su varie piattaforme, come raccontano molte notizie di cronaca e molti test fatti dagli utenti.

Servono 10 giorni per la consegna

Oltre che sul piano informatico, con siti che non riescono a gestire a dovere il nuovo e accresciuto flusso di clienti (o potenziali tali), in ginocchio c’è però anche il lato logistico: i fortunati che riescono a completare le operazioni e ad acquistare i prodotti desiderati devono attendere dai 10 giorni in su per la consegna a domicilio, tempi ovviamente fuori logica rispetto alle necessità di spese alimentari o di generi di prima necessità.

In difficoltà anche Amazon

Come dicevamo, persino Amazon sta mostrando qualche debolezza, in questa fase critica di lotta al Covid-19: il servizio Amazon Prime Now, realizzato in collaborazione con le catene Pam e Unes e attivo in zone limitate d’Italia (Milano, Torino e Roma), non ha retto il carico di richieste e non ha potuto accontentare i clienti. Non solo gli utenti non hanno potuto beneficiare della consegna in una fascia di due ore indicata in fase di acquisto, ma anche la schermata standard di consegna entro i due successivi due giorni non è selezionabile, e non resta che tentare più volte o accontentarsi di tempi lunghi, lontani dai livelli classici del gigante americano.

Carrefour spesa online: come sta funzionando

Non va meglio alle catene tradizionali: il servizio di spesa online di Carrefour funziona normalmente bene e prevede spedizione gratuita per le persone over 65 anni, ma sul sito ora compare un messaggio che preannuncia forti ritardi.

“A seguito del numero eccezionale di richieste potrebbero verificarsi ritardi nella consegna e indisponibilità di alcuni prodotti”, spiegano dal marchio francese, e per rispettare le ordinanze “la consegna spese verrà effettuata sul pianerottolo davanti la porta e le modalità di pagamento potrebbero essere limitate al pagamento online”, così da evitare contatti.

Il servizio Esselunga spesa online

Simile il messaggio che appare sul sito di Esselunga, dove c’è scritto che “a causa delle richieste eccezionali, i tempi di attesa per la ricezione della spesa online potrebbero essere più lunghi del solito”; come nel caso precedente, anche i driver di Esselunga consegneranno le spese “esclusivamente al piano davanti alla porta di casa” e accettando solo pagamento online. Per accedere al servizio di spesa online di Esselunga, è bene ricordarlo, è obbligatorio avere la carta Fidaty.

Gli altri servizi di spesa online

Tempi lunghi e superiori alla settimana si registrano anche con la piattaforma della Coop, che si chiama EasyCoop ed è attualmente disponibile solo in poche aree dello Stivale (città di Roma, Emilia-Romagna e Veneto sul sito). Chi abita nelle regioni di Lombardia, Piemonte e Liguria può usare il sito Laspesachenonpesa per scegliere la spesa online e ritirarla in negozio oppure in depositi selezionati, e secondo i dati diffusi dalla Coop Lombardia nella prima settimana di marzo c’è stato il 90% di consegne in più rispetto allo stesso periodo del 2019, con 900 spese a domicilio al giorno di media.

Problemi anche per Supermercato24, servizio innovativo che offre la consegna di spese a domicilio scelte dall’utente e acquistate da uno shopper incaricato nei supermercati convenzionati, che funziona al momento in 35 province: negli ultimi giorni gli ordini sono praticamente triplicati e gli ingressi contingentati ai negozi rallentano le operazioni, col risultato che non ci sono previsioni sui tempi di consegna effettiva.

Al momento la situazione sembra meno grave al Sud, dove sussiste una rete di piccoli negozi che consente di alleggerire il carico della grande distribuzione. A Napoli, ad esempio, i vecchi esercizi di vicinato riescono a effettuare ancora consegne a domicilio senza troppi intoppi, mentre a Palermo l’azienda “Prezzemolo & Vitale”, che raccoglie prenotazioni via Facebook e Whatsapp, ha anche assunto nuovi driver per far fronte alle richieste, più che quadruplicate.

I problemi delle piattaforme di spesa online

Ma perché il sistema è andato in tilt? Prova a spiegarlo Valentina Pontiggia dell’osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano: “L’incremento della domanda ha portato a più del raddoppio del volume di vendite e ha messo a dura prova le operatività e i sistemi operativi”, dice l’esperta. “Questi tassi di crescita sono segnale di impegno di questi operatori: le difficoltà sono superate solo grazie a ingenti investimenti in tecnologia per gestire picchi di traffico e a una continua ricerca di nuovo personale e mezzi. Anche solo un raddoppio comporta ad esempio l’impiego del doppio dei mezzi di trasporto e del personale”.

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