Lotta alla plastica, dopo i sacchetti una nuova tassa europea?

Il 2018 in Italia si è aperto con la “battaglia dei sacchetti“, l’incredibile rivolta social che è partita nei primi giorni dell’anno, dopo l’introduzione della norma che prevede il pagamento dei sacchetti con cui imbustare la frutta nei supermercati; a questa misura potrebbe però esserne affiancata un’altra, sempre orientata a limitare l’uso e il consumo di plastica.

Arriva un’altra tassa sulla plastica?

L’indiscrezione arriva da alcuni quotidiani, che hanno riportato le parole di Alexander Winterstein, portavoce della Commissione europea, in merito alla possibilità che l’Unione Europea introduca altre misure per attuare il “piano anti plastiche” avviato ormai da alcuni anni, che ha tra i suoi obiettivi il riciclo totale entro il 2030 e, in ambito più generale e sociale, la creazione di 200 mila nuovi posti di lavoro. Interpellato nel merito, Winterstein ha ammesso che la Commissione sta “guardando alla fattibilità della tassa sulla plastica. L’approccio è quello dell’apertura mentale. Ci sono opinioni diverse sulla fattibilità e per questo la stiamo valutando”.

Una misura in fase di studio

Insomma, altri rincari in vista sulle spese dei cittadini europei? E quindi, dopo la tassa sui sacchetti di frutta e verdura, arriverà anche in Italia una nuova tassa sulla plastica? Oltre che un meritorio fine ambientale, però, quello che traspare è anche l’esigenza dell’Ue di far cassa per far quadrare i propri conti, messi a dura prova dal buco di quasi 14 miliardi l’anno creato dall’uscita del Regno Unito con la famosa Brexit: ecco allora che l’introduzione di una tassa su bottiglie e imballaggi usa e getta viene vista come una strategia utile a riequilibrare il bilancio europeo.

Nuovo tassello del piano anti plastiche dell’Europa

In aggiunta a questo motivo finanziario c’è poi un contesto globale sfavorevole alla plastica, soprattutto dopo la decisione della Cina di bloccare l’importazione incontrollata di rifiuti (nel solo 2017, il colosso asiatico ha importato metà dei rifiuti di plastica prodotti in tutto il mondo): introducendo l’imposta ambientale, dunque, si potrebbero raggiungere una serie di obiettivi, ovvero “creare risorse per l’Europa” con la tassazione e perseguire i fini ambientali, come ammesso da Frans Timmermans e Jyrki Katainen, vicepresidenti della Commissione, che hanno presentato a Strasburgo la nuova Strategia europea sulla plastica.

Un sovrapprezzo anche su bicchieri e bottiglie di plastica?

Secondo quanto trapela al momento, si sta valutando la possibilità di replicare i modelli di imposte già presenti in alcuni Stati comunitari, prevedendo una tassa che graverebbe su per specifici prodotti come i bicchieri di plastica del caffè o le bottiglie per l’acqua: il sovrapprezzo presente dovrebbe servire da incentivo ai produttori a usare plastiche riciclate e, di conseguenza, limitare gli scarti e i rifiuti. È lo stesso Katainen a sottolineare come la Commissione ha “l’obiettivo di creare un mercato circolare e redditizio delle plastiche riciclate”, anche se ammette “ho i miei dubbi che riusciremo a trovare un meccanismo che possa funzionare a livello europeo“.

Un nuovo caso dopo i sacchetti per la spesa a pagamento

Proprio il caso citato dell’ostracismo ai sacchetti biodegradabili a pagamento in Italia sembra essere un esempio di come alcune misure non sempre abbiano i risultati attesi: il vero e proprio caos che si è scatenato nel nostro Paese non è sembrato giustificato dal sovrapprezzo, visto che secondo l’Osservatorio di Assobioplastiche le spese familiari aumenteranno quest’anno “solo” di una quota tra i 4,17 e 12,51 euro a causa di questa decisione.

I problemi della tassa sulle buste per la frutta

Tuttavia, come ben ricostruito da Valigia Blu in un interessante approfondimento, sembrano essere ancora minori gli effetti positivi che la misura può produrre: innanzitutto, sembra un controsenso tentare di promuovere l’utilizzo di sacchetti biodegradabili imponendo un pagamento, seppur minimo; in secondo luogo, Altroconsumo ha espresso dubbi sulla effettiva possibilità di rendere compostabile un sacchetto su cui si applica una carta chimica (l’etichetta che riporta il peso dei prodotti acquistati), che per giunta è difficile da staccare senza rompere la busta stessa.

L’imposta negli altri Paesi

Insomma, un piccolo pasticcio che purtroppo sembra “tipicamente” italiano, visto che in altri Paesi la norma europea – imposta tramite la direttiva 2015/720 del Parlamento europeo approvata nel 2015 – è stata recepita con minori difficoltà: in Germania, ad esempio, le buste di plastica sono a pagamento in molti negozi da luglio del 2016, anno in cui in Francia è entrata in vigore una legge che vieta la distribuzione di sacchetti monouso in plastica con spessore inferiore a 50 micron.

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