Non è solo la granita romana, semplice declinazione territoriale di un grande classico nazionale, ma una vera e propria istituzione che affonda le radici nella storia della Capitale. Parliamo della grattachecca a Roma, la mitica bevanda (o per meglio dire alimento) composta di ghiaccio grattato e sciroppo di frutta, che si consuma on-the-go ed è un perfetto alleato per affrontare il caldo mentre si visita la splendida Città Eterna.
Che cos’è la grattachecca romana
La grattachecca è una perfetta delizia rinfrescante, da gustare passeggiando per le vie della Capitale negli afosi pomeriggi estivi o come dessert che completa una cena. Si tratta di una bevanda ghiacciata alla frutta, preparata con ghiaccio rigorosamente raschiato manualmente con un apposito attrezzo, messo in un bicchiere di plastica e poi sormontato da una generosa quantità di sciroppo di frutta, succo fresco e pezzi di frutta, che diventano non tanto una guarnizione, quanto ingredienti veri e propri.
Più precisamente, la vera grattachecca romana si ricava da ghiaccio grattato da un singolo blocco di grandi dimensioni, che può raggiungere anche il metro di lunghezza, grazie a un apposito raschietto provvisto di una camera vuota posteriore che consente di accumulare progressivamente il ghiaccio, che poi va svuotato nel bicchiere per esser infine aromatizzato con il succo di frutta o lo sciroppo.
I gusti tipicamente associati alla grattachecca sono il limone, i lamponi, la menta, l’anguria e succhi come amarena, tamarindo, menta, orzata, cocco, ma con il passare dei tempi anche i venditori si sono adattati ai gusti dei clienti più giovani, quindi non è raro trovare queste specialità alla cola o alla banana, e poi ancora liquirizia, kiwi e cocco, mango e papaia, mela verde, limone e cannella, mirtilli e fragole. Inoltre, talvolta è possibile creare un proprio personale “cocktail” scegliendo personalmente la composizione. Inoltre, nella versione serale si può trovare anche arricchita con alcol.
Servita solitamente in un bicchiere di plastica o di carta, la grattachecca viene preparata al momento e si mangia e si beve (per questo l’abbiamo definita un alimento, più che una bevanda): i primi assaggi si fanno infatti con il cucchiaino, utile per fare un boccone di ghiaccio tritato e frutta, mentre verso la fine è più comodo berla con la cannuccia che viene servita in dotazione.
Grattachecca significato
Il nome così particolare di questa creazione descrive in maniera precisa il processo di produzione: checca infatti è il nome con cui si identificavano nel dialetto romano i grossi blocchi di ghiaccio che servivano a refrigerare e conservare gli alimenti quando, nei secoli scorsi, ancora non esistevano i frigoriferi.
Gratta-checca è quindi una parola composta che spiega che l’alimento di prepara grattando il ghiaccio, appunto, elemento che la distingue da altri prodotti come la granita o il sorbetto.
In Italia esistono altri esempi di bevanda/alimento ricavato da ghiaccio grattato a neve da un singolo blocco (e non semplicemente cubetti di ghiaccio tritati) con aggiunta di sciroppi o succhi di frutta: nella lingua italiana la versione corretta è “ghiacciata” (e non granatina!), a Napoli prende il nome di “rattata”, a Palermo di “grattatella” e a Bari come “grattamarianna”.
Granita romana: la storia della grattachecca
Il rito della grattachecca è nato a Roma agli inizi del Novecento, anche se affonda le radici nella storia stessa della città: gli antichi Romani, infatti, avevano già sviluppato sistemi per “bere freddo” e, in particolare, i ricchi patrizi della città potevano gustare le nivatae potiones, un dolce a base di neve, miele e frutta fresca. Parla invece di crema ghiacciata Plinio il Vecchio nel suo Naturalis historia, descrivendola come “una bevanda composta da ghiaccio finemente tritato e miele con un’altra porzione di ghiaccio e succo di frutta”, e in epoche più recenti ricordiamo anche il “ghiaccio all’acqua inzuccherata e profumata” del pollivendolo Ruggeri, capace di conquistare i raffinati palati della corte francese di Caterina de’ Medici e, infine, la cosiddetta acqua ghiacciata del siciliano Procopio de’ Coltelli, protagonista del diciassettesimo secolo.
A Roma, non era raro scorgere, almeno fino a due secoli fa e alla diffusione del moderno frigorifero, il passaggio delle barrozze, i carri trainati da buoi che consegnavano grossi blocchi di ghiaccio provenienti dai Monti Lucretili intorno Tivoli e dalla zona dei Castelli Romani, seguendo le antiche vie della neve.
Grattachecca e granita: differenze
Grattachecca è quindi diversa dalla granita: quest’ultima preparazione prevede di mescolare inizialmente l’acqua, i succhi e lo zucchero, che poi vengono messi a congelare e poi tritati. Questo passaggio permette di ottenere un composto denso e di permeare ogni singolo cristallo di ghiaccio del sapore degli ingredienti, così che il gusto all’assaggio sia pieno.
Nella grattachecca, invece, c’è un caratteristico contrasto tra il freddo del ghiaccio grattato e la temperatura ambiente degli ingredienti, aggiunti solo al momento del servizio, così come è peculiare l’effetto tra la dolcezza di sciroppo e succhi con la neutralità della neve ghiacciata che “scrocchia” sotto i denti.
Grattachecca a Roma: un’istituzione. Dove mangiarla
La grattachecca quindi non è semplicemente la granita di Roma, ma un alimento che ha una sua storia e una ritualità: tipica dei chioschi sul lungotevere, nasce come cibo da strada agli inizi del Novecento e oggi c’è ancora chi la propone rispettando il tradizionale metodo di preparazione, battendosi per mantener viva questa arte nonostante i progressi tecnologici (che favoriscono altre specialità fredde, come il gelato o la stessa granita).
Si tratta per lo più di piccoli chioschi storici, spesso operativi solo d’estate e in determinati orari della giornata, in genere la sera, molto dei quali insistono in quartieri vivaci come Rioni Trastevere, Testaccio e Prati, nella zona di Ponte Milvio e nei quartieri Trieste e Trionfale.
Tra i più famosi esponenti del mestiere del “grattacheccaro” – quelli che portano avanti con passione la tradizione e la tipicità di questa preparazione, tramandandosi solitamente la gestione (e i segreti) di generazione in generazione – ricordiamo sicuramente la grattachecca sora Maria in Via Trionfale, a poca distanza dall’ingresso dei Musei Vaticani, regina incontrastata di questa specialità. Lo Stato di Città del Vaticano divide La Sora Maria dalla grattachecca sora Lella, altro punto di riferimento per turisti e romani alla ricerca di refrigerio e non solo, che opera in via di Porta Cavalleggeri.
A completare il terzetto di sore che portano avanti la tradizione familiare è il chiosco di grattachecca sora Mirella, attivo dal 1970 sul Lungotevere degli Anguillara; sempre sul fiume (Lungotevere Raffaello Sanzio) ci imbattiamo in “Alla fonte dell’oro”, uno dei più antichi chioschi romani, mentre nel quartiere di Testaccio troviamo il chiosco Testaccio e Lemoncocco.