Dopo lunghi mesi di battaglie e speranze, il Tribunale di Verona ha dichiarato il fallimento della Melegatti.
Dei problemi dell’azienda ne eravamo venuti a conoscenza tutti già prima di Natale, quando i dipendenti (che non percepivano lo stipendio dal mese di agosto) avevano reso pubblica la loro situazione sul social network Twitter attraverso l’hashtag #NoiSiamoMelegatti. In pochissimo tempo il web si mobilitò, invitando tutti ad acquistare i prodotti Melegatti durante le festività e salvare così gli impiegati che in tutta fretta hanno dovuto produrre circa 1 milione e mezzo di dolci per Natale.
A nulla è valso però tutto lo sforzo.
A gennaio infatti la produzione si è fermata e non si è neppure riusciti a concretizzare l’aiuto da parte del fondo maltese Abalone e del marchio trevigiano di caffè Hausbrandt. Anche il fondo americano D.E. Shaw & C. aveva proposto un investimento di 20 milioni di euro per rilanciare la società, ma a quanto pare il debito del Gruppo Melegatti sarebbe di circa 50 milioni di euro.
Proprio a riguardo i dipendenti dell’azienda avevano pubblicato una lettera su L’Arena (un giornale di Verona) lanciando un appello al giudice: “Egregio signor giudice (…) vogliamo dire la nostra (…) rappresentiamo la parte onesta, credibile e seria, noi siamo coloro che fino ad oggi con dignità, sacrificio e senso del dovere hanno mantenuto in vita l’anima dell’azienda, il suo lievito madre e allo stesso modo stiamo tenendo in vita la speranza. Oggi ci può essere un domani solo grazie all’unica, credibile, seria e determinata proposta arrivata dal fondo americano De Shaw & Co, che da oltre un anno sta alacremente lavorando per questo e che inspiegabilmente non è stato preso in considerazione. Chiediamo di aiutarci separando il giudizio sull’operato degli amministratori, da quello sul futuro di 350 famiglie“.
Il post su Facebook di Silvia Ronca
Il giorno dopo la sentenza che nessuno avrebbe mai voluto ascoltare, Silvia Ronca (figlia ed erede del proprietario Salvatore) sfoga il suo mix di tristezza e rabbia lasciando un post pubblico sul proprio profilo Facebook.
“01/07/2005 sei morto la prima volta, 29/05/2018 sei morto un’altra volta, con la differenza papà che, mentre nella prima piangeva solo la tua famiglia, quella VERA che ti amava, perché contro la malattia non ci si può che arrendere, nella seconda piange una città intera con famiglie distrutte e amareggiate e questo perché non hanno combattuto contro una malattia ma contro persone indegne, assetate di soldi e di potere, che sputano sui sentimenti della gente. Non amo personalmente condividere le cose più intime del mio privato sui social, ma oggi la rabbia è così forte che non posso TACERE.. devo urlare al mondo che purtroppo la legge tutela i delinquenti.. e lei anche questa volta ha vinto!!
La mia solidarietà va a tutte quelle persone che hanno combattuto in questi mesi.. io in silenzio sono stata dalla vostra parte e la Melegatti come avete scritto ieri siete voi.. ma anche questo non basta per sconfiggere il marcio che ci circonda.. nessuno più di me e della mia famiglia può capire contro chi avete cercato di lottare..”
Seppur non ci sono nomi, la sua accusa è palesemente rivolta ad Emanuela Perazzoli, la seconda moglie del padre e alla guida dello stabilimento proprio dal 2005.
Le scelte sbagliate della Melegatti negli ultimi anni
Negli ultimi anni sono diversi gli errori che l’azienda ha commesso, sia a livello finanziario che di marketing.
L’acquisto del nuovo stabilimento di San Martino Buonalbergo, in un momento in cui non c’erano neppure i soldi per pagare i fornitori ed iniziare quindi la produzione, ne è un grande esempio. Pessima anche la scelta di produrre e confezionare nel 2014 la Pastiera ed il Babà, due dolci simbolo della tradizione napoletana e per questo difficilmente riproducibili a livello industriale. Entrambi, in appena un anno, sono stati ritirati dal mercato. Un flop è stata inoltre l’eccessiva presenza del cantante Valerio Scanu sulla confezione (nera) del Pandoro, scelta dettata unicamente dal fatto che Emanuela Perazzoli ne fosse fan.
Nonostante il fallimento
Nonostante la brutta notizia di martedì 29 maggio, in cui l’azienda è stata dichiarata fallita, in questi giorni c’è ancora chi non abbandona la speranza.
Nello stabilimento Melegatti c’è ancora chi è entrato per “rinfrescare“ il lievito madre, operazione importantissima per poterlo utilizzare poi al meglio nell’impasto. D’altronde è anche grazie a questo “piccolissimo” particolare che l’azienda dolciaria si è fatta apprezzare in questi lunghissimi anni.