Champagne o spumante? Al di là dei campanilismi e delle preferenze personali di gusto (che sono poi la discriminante finale), quando si tratta di scegliere una bottiglie di “bollicine” è importante conoscerne davvero il valore e la qualità: nel campo dei vini effervescenti, in particolare, spumante e champagne si contendono il ruolo di “miglior bollicina”, anche se in molti ancora confondono le loro caratteristiche. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza!
Champagne e spumante, come distinguerli?
Spesso si rischia di utilizzare i termini spumante e champagne come sinonimi, o al massimo ipotizzare che i prodotti si differenzino soltanto per la zona di produzione: ciò è vero solo in parte, perché sono molteplici i fattori che caratterizzano e diversificano champagne e spumante, tra cui metodi di produzione e vitigni utilizzati per ottenere questi vini effervescenti.
Pertanto, anche se in modo semplicistico questi due prodotti possono essere classificati come “bollicine”, questa espressione è troppo generica e fa riferimento solo all’effetto dell’anidride carbonica trattenuta nel vino, ma possiamo andare molto più in profondità nello scoprire quali sono le caratteristiche in comune e quali le differenze tra spumante e champagne.
Che cos’è lo spumante?
Partiamo subito da un chiarimento tecnico: spumante è un termine generico (anche questo) che si attribuisce a una vasta categoria di vini effervescenti per presenza di anidride carbonica, le cui caratteristiche sono stabilite per legge. In particolare, per l’Unione Europea “all’atto dell’apertura della bottiglia di VSQ (Vino Spumante di Qualità) il prodotto all’interno deve avere una sovrappressione non inferiore a 3,5 bar ad una temperatura ambiente di 20 °C”, mentre per gli spumanti “generici” (VS) “deve avere 3 bar minimi, come anche per un VSQA (Vino Spumante di Qualità Aromatico)”.
La parola spumante si utilizza per una caratteristica specifica del prodotto, ovvero per la spuma che fuoriesce dalla bottiglia appena viene stappata.
Quindi, per essere precisi “spumante e champagne” non indicano esattamente due tipologie di vino distinte: lo champagne è un tipo di spumante (il più famoso e rinomato al mondo), e tra gli spumanti ci sono tante specialità italiane, tra cui il Prosecco e i Franciacorta.
Gli spumanti italiani
L’Italia è diventata negli anni una delle patrie dello spumante grazie a vari vitigni che hanno un’ottima resa per la produzione di bollicine, suddivisi in diverse regioni dello Stivale: ad esempio, in Lombardia c’è la Franciacorta, in Veneto la terra del Prosecco, nelle Marche il Verdicchio e in Sardegna il Torbato e così via.
Ci sono due metodi principali per la produzione dello spumante, il Metodo Classico (chiamato anche metodo champenoise, tradizionale o della rifermentazione in bottiglia) e il metodo Martinotti o Charmat (noto anche come metodo italiano o della rifermentazione in autoclave). Sia in Italia che nel mondo è proprio il metodo Martinotti che risulta più diffuso per realizzare spumanti, anche perché utilizza uve di differenti vitigni (a bacche bianche e nere).
Nella definizione Spumante esistono due sottocategorie: lo Spumante Naturale è quello più pregiato, mentre nello Spumante Gassificato l’anidride carbonica viene aggiunta a temperature basse.
Che cos’è lo champagne?
Lo champagne è uno dei prodotti vanto della Francia, fatto da secoli e noto (ed esportato) in tutto il mondo: come abbiamo definito, è tecnicamente uno spumante (ma i francesi dicono Crémant), ma la sua produzione segue regole ben precise fissate dalla legge – è infatti un marchio appellation d’origine contrôlée, come i nostri marchi DOC e DOCG.
Può infatti essere prodotto soltanto con metodo classico e solo ed esclusivamente in una zona ben definita, ovvero l’omonima regione francese della Champagne che, stando a quanto stabilito già da una legge del 1927, comprende320 gru (comuni) in cinque dipartimenti: la Marne (66%), l’Aube (23%), l’Aisne (10%), la Haute-Marne e la Seine-et-Marne, estendendosi in totale per circa 34mila ettari.
Inoltre, per fare lo champagne possono essere usate solo uve di specifici vitigni quali pinot nero, pinot meunier e chardonnay (sia bianche che rosse, che regalano al vino complessità e persistenza gustativa).
La produzione del vero champagne francese segue un procedimento rigoroso, ma per sintetizzare possiamo dire che questo vino effervescente si ricava usando solo il metodo classico denominato Champenois, con raccolta dell’uva che può avvenire esclusivamente a mano e aggiunta solo di componenti naturali (lieviti naturali, sali nutritivi, zucchero di canna o barbabietola) nel processo di maturazione. Alla fine di questa fase, il vino viene imbottigliato e chiuso dal caratteristico tappo di sughero a fungo, che preserva il perlage (le bollicine).
Tipi di champagne
L’indicazione champagne (e quella più generica di spumante) non offre tutte le informazioni sul gusto del prodotto, e in etichetta la bottiglia deve riportare anche la classificazione specifica, che si basa sul suo residuo zuccherino; esistono così 7 diverse denominazioni possibili di champagne e di spumante (le regole sono le stesse), da quello con meno zucchero aggiunto a quello con la quantità maggiore:
- Dosaggio zero o Pas dosé, che presenta solo la dolcezza originaria dell’uva e non ha “aggiunte” di zuccheri extra; il suo residuo zuccherino deve essere inferiore ai 3 g/l.
- Extra Brut: vino piuttosto secco, con residuo zuccherino minore o uguale a 6 g/l.
- Brut: un vino effervescente secco, tra le tipologie più diffuse, con residuo zuccherino minore di 12 g/l.
- Sec o Dry: è uno spumante dolce (per la precisione abboccato, ovvero “appena/poco dolce”), con un residuo zuccherino compreso tra i 17 e i 32 g/l.
- Demi Sec: è un vino amabile, che possiede cioè una nota dolce subito distinguibile, e ha un residuo zuccherino che si attesta tra i 32 e 50 g/l.
- Dolce o Doux: in questo spumante la dolcezza è predominante, solitamente proviene da vitigni aromatici e ha un residuo zuccherino importante, superiore ai 50 g/l.
Champagne marche famose
Comunemente associato all’idea di festa, lo champagne è anche classicamente il simbolo del lusso, soprattutto quando le bottiglie riportano il marchio di alcune maison di grandissima storia e pregio.
Tra le marche più famose di champagne ci sono: Bollinger (fondata nel 1829), Krug (di cui sono note in particolare le bottiglie Krug Rosé e Krug Brut Grande Curvée), Louis Roederer, Pol Roger (lo champagne preferito da Winston Churchill), Billecart-Salmon (attiva dal 1818), Dom Pérignon (forse l’etichetta più famosa al mondo, che richiama il nome dell’abate benedettino che secondo la leggende avrebbe inventato questo vino effervescente), Charles Heidsieck, Ruinart, Taittinger, Gosset, La Maison Veuve Clicquot (fondata nel 1772) e Moët & Chandon (creata addirittura nel 1743 e oggi ancora capace di produrre oltre 24 milioni di bottiglie di champagne all’anno).
Esistono champagne italiani?
Fino a diversi anni fa, un po’ per esterofilia e un po’ per abbindolare i consumatori poteva capitare di imbattersi in bottiglie di vini effervescenti che riportavano in etichetta la scritta “champagne italiano”, ma oggi c’è molta più attenzione sul tema e ciò non è più possibile.
Legalmente, infatti, non esistono champagne italiani perché questo marchio si riferisce solo ai vini realizzati in Francia (e nel territorio delimitato dalla legge). Quindi, usare l’espressione champagne italiano è sbagliato ed è meglio parlare di spumanti – anche se usare la parola champagne in riferimento a un vino effervescente permette di farne comprendere subito la tipologia al consumatore.
Differenza tra champagne e spumante: in conclusione
Abbiamo visto quali sono le principali differenze tra spumanti e champagne, due prodotti derivanti entrambi dalla spumantizzazione del vino, ma quali sono gli aspetti da valutare per scegliere consapevolmente una bottiglia di bollicine?
Diciamo subito che è inutile e superfluo cercare di determinare quale sia meglio tra vini spumanti italiani e Champagne francesi, perché ci sono tanti fattori che entrano in gioco e, soprattutto, la vera discriminante è il gusto personale. Di sicuro, anche se possono usare la stessa procedura realizzativa (il metodo Champenoise e il metodo Classico), a fare la differenza sono i terroir, il clima, la qualità del suolo e ovviamente quella dei vitigni utilizzati.
Secondo gli esperti, poi, c’è anche una differenza di gusto: negli Champagne di qualità è intenso il sentore del pane, che deriva dall’impiego di lieviti naturali per agevolare l’effervescenza; negli spumanti italiani, e in particolare in quelli prodotti in Franciacorta, sono più sensibili note floreali e fruttate, anche con aromi più aspri.