Nonostante l’aggettivo nel nome, è un dolce tipicamente italiano che però rielabora il trifle, che è effettivamente una preparazione originaria della Gran Bretagna: è il momento di approfondire le origini e la storia della zuppa inglese, l’amato e diffuso dolce al cucchiaio che da secoli delizia il palato dei golosi.
Che cos’è la zuppa inglese dolce tipico
La zuppa inglese è un dolce al cucchiaio piuttosto semplice da preparare: è infatti composto da vari strati di pan di spagna o savoiardi bagnati nell’alcol e ricoperti di crema pasticcera alla vaniglia e, a volte, crema pasticcera al cacao o crema al cioccolato, eventualmente condito con panna, meringa, mandorle o cioccolato in scaglie. Una caratteristica comune è l’uso di Alchermes per inzuppare (nomen omen) il pan di spagna o i savoiardi, che acquistano così l’aroma e soprattutto il tipico colore rosso brillante del famoso liquore alle erbe italiano.
Nonostante il nome faccia pensare a un’origine esotica, la zuppa inglese è un dolce tipico italiano ed è molto diffuso in varie regioni del Centro Italia, in particolare Toscana, Emilia-Romagna, Marche e Umbria. Oltre alla versione dolce al cucchiaio, Zuppa Inglese è anche il nome di un popolare gusto di gelato che riprende alcune caratteristiche della ricetta classica.
Zuppa inglese: la storia
Le origini della zuppa inglese sono incerte, sia per quel che riguarda l’ideazione del dolce che la sua denominazione: partiamo perciò dai “punti fissi” e da ciò che sappiamo per certo sulla storia del dessert, per poi analizzare le varie teorie al riguardo – a volte vere e proprie leggende che attribuiscono l’invenzione a varie regioni d’Italia oppure ad alcune nazioni europee.
Di sicuro, la zuppa inglese è la ricetta numero 675 della “bibbia” della cucina italiana, ovvero La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene scritta da Pellegrino Artusi nel 1891. Nel descrivere la preparazione, Artusi cita anche una contemporanea crema tipica fiorentina, fatta con ingredienti simili ma servita in tazza (più liquida) e non adatta a comporre una torta da sformare.
Un altro dato di fatto è la somiglianza tra zuppa inglese e trifle, un dolce (davvero) inglese: creato nel periodo elisabettiano (tra Cinquecento e Seicento), il trifle è una preparazione con una base di pasta morbida lievitata (pan di spagna o biscotti savoiardi) imbevuti di vino liquoroso come lo Sherry o il Madera, arricchito con crema pasticcera, frutta, panna o crema di latte. Il nome trifle – letteralmente quisquilia o inezia – sembra far riferimento all’abitudine di comporre il dolce recuperando gli avanzi dei ricchi pasti dell’epoca, ed è citato (anche se in una forma diversa) per la prima volta nel ricettario di cucina inglese Good Houswifes Jewell, scritto da Thomas Dawson nel 1585.
Un altro riferimento preciso lo abbiamo nel 1860, all’interno del volume The Englishwoman in Italy (La forestiera) di Gladys Gretton, che racconta tra le altre avventure da straniera inglese in Italia anche la partecipazione a un matrimonio in campagna ad Ancona: tra i piatti le viene servito anche un dessert locale chiamato zuppa inglese (descritto come “pan di Spagna, imbevuto di rum e ricoperto di crema pasticcera”) e “così chiamato in omaggio al nostro gusto nazionale per gli alcolici ardenti“, dice l’autrice (che non investiga oltre sull’aggettivo).
Origine zuppa inglese: le teorie sulla creazione del dolce
La somiglianza tra zuppa inglese e trifle è alla base di una delle più famose ipotesi sulle origini del nostro dolce, che sarebbe appunto una derivazione inglese: stando a questa teoria, alcuni britannici espatriati nell’Ottocento in Italia, e in particolare in Toscana, avrebbero insegnato la ricetta ai pasticceri locali, che l’avrebbero poi trasformata nella variante italiana.
Toscana protagonista anche di un’altra storia: a inventare il dolce sarebbe stata una contadina toscana al servizio di una famiglia inglese residente sulle colline di Fiesole, che aveva l’abitudine di non gettare gli avanzi lasciati sulla tavola, ma di riutilizzarli mescolandoli a crema pasticcera e budino di cioccolato, ammorbidendo gli ormai secchi biscotti con del vino dolce.
Meno romanzata e più politica l’ultima ipotesi “toscana”, secondo cui la zuppa inglese nasce a Siena come evoluzione del dolce chiamato Zuppa del Duca, inventato nella prima metà del Cinquecento e poi ribattezzato nel corso dell’Ottocento dalla numerosa comunità di espatriati britannici accolti dalla regione italiana. Riguardo al Duca omaggiato dal dolce, potrebbe essere Alfonso II Piccolomini, duca di Amalfi e capitano del popolo di Siena per conto di Carlo V, che si racconta aver gustato e amato a tal punto il dessert da eleggerlo come suo preferito in assoluto.
Un’altra leggenda rimarca sempre le origini inglesi della zuppa ma ne sposta la localizzazione in Emilia Romagna: a inventare il dolce sarebbe stato lo scalco della Regina Elisabetta, Sir Charles O’ Connor il quale, invitato alla corte degli Estensi, avrebbe riproposto la zuppa inglese adattando la ricetta al gusto italiano e agli ingredienti reperibili, riscuotendo grande successo e facendola conoscere in tutta l’area emiliana. I Duchi d’Este sono al centro anche di un’altra teoria, secondo cui la zuppa inglese nasce come reinterpretazione del sontuoso trifle inglese che loro avevano gustato alla corte elisabettiana , dove erano frequenti ospiti: al ritorno in patria, avrebbero quindi chiesto ai loro cuochi di ripetere il dolce, ottenendo così la nuova ricetta.
Chiama in causa invece i francesi un’altra leggenda sulle origini della zuppa inglese: nel corso della Guerra dei Cent’anni, i transalpini avrebbero inventato il dolce e per schernire i rivali l’avrebbero battezzato “in loro onore”. In realtà, la mancanza di altri riferimenti a questa ricetta nei manuali di cucina francese fa scartare tale ipotesi.
Ci spostiamo più al Sud con le ultime due teorie sulle origini della zuppa inglese, che vedono in Napoli e Roma i luoghi di nascita del dolce; in particolare, la tesi romana è promossa anche dalla storica gastronoma Ada Boni e da molti testi di cucina e pasticceria della Capitale che inseriscono la zuppa inglese tra i dolci tipici della città.
Secondo la tesi partenopea, invece, la zuppa inglese sarebbe nata come omaggio del Re Ferdinando e di sua moglie Carolina all’ammiraglio inglese Horatio Nelson (successivamente eroe della battaglia di Trafalgar contro la flotta napoleonica), come ringraziamento per il contributo dato alla sconfitta dell’ammiraglio Francesco Caracciolo e all’annientamento della Repubblica Partenopea. Il dessert, preparato con avanzi di dolci secchi, rum e crema pasticcera, si sarebbe chiamato zuppa inglese per il modo colorito con cui il maggiordomo ordinò al cameriere di servirlo all’ospite d’onore, ovvero “porta questa zuppa all’inglese!”. Una variante della storia racconta che la zuppa inglese così intesa nacque come rimedio a un errore, perché il dessert originariamente pensato e preparato per Nelson fu fatto cadere maldestramente in terra da un cameriere (e questo ne spiegherebbe anche l’uso di “avanzi”).
Origini zuppa inglese: le teorie sul nome
Abbiamo quindi appena visto una delle teorie sulle origini del nome zuppa inglese, ma quella “napoletana” è solo una delle tante versioni.
Come accennato, un’altra tesi vede la zuppa inglese come evoluzione della Zuppa del Duca: in particolare, il nome sarebbe stato cambiato nell’Ottocento quando il dessert entrò nel menu del Caffè Doney a Firenze, diventando la portata preferita dagli inglesi residenti in città, che quindi spinsero i proprietari a ribattezzare la ricetta.
È comunque utile ricordare che il termine zuppa in italiano si può riferire sia a piatti salati (il riferimento principale nell’uso attuale), ma anche a preparazioni dolci, soprattutto se pensiamo al verbo e all’azione dell’inzuppare – tra l’altro, compiuta proprio per fare questo dolce, visto che il pan di spagna o i savoiardi vengono immersi nel liquore e formano appunto una zuppa.
Piuttosto che definire l’origine geografica, poi, l’aggettivo inglese potrebbe legarsi al significato di “amante dell’alcol”, come raccontato da Gretton di passaggio nelle Marche, perché per gli italiani dei secoli passati gli inglesi erano appunto degli abituali consumatori e appassionati di bevande alcoliche, come quelle che erano componente fondamentale per fare il dessert.