Gomma da masticare: la storia del chewin gum e la crisi che sta vivendo

Nella versione moderna hanno più di 150 anni, ma in realtà affondano le radici in tradizioni millenarie; in Italia sono stati importati con la Seconda Guerra Mondiale e hanno decine di nomi diversi a seconda della regione, e per molto tempo sono stati un rimedio antistress, spesso malvisto e ritenuto addirittura dannoso per la salute. Oggi parliamo di chewing gum, le gomme da masticare che stanno vivendo una fase di crisi di mercato e cercando nuove forme per adattarsi ai cambiamenti degli stili di vita delle persone.

La storia del chewing-gum

Gli Antichi Greci usavano la mastica (da cui deriva il nostro verbo masticare), una resina vegetale ricavata dal lentisco, che lo storico medico Ippocrate consigliava per la prevenzione di problemi digestivi, raffreddori e come rinfrescante del respiro. I Maya invece sfruttavano la gomma naturale dell’albero Chicle, elaborata in forma di palline e masticata come antistress o per scacciare la fame (e, anche in questo caso, cicles è un termine ancora usato in alcune zone d’Italia per denominare questo prodotto).

Dobbiamo però arrivare alla metà dell’Ottocento negli Stati Uniti per incontrare una versione moderna dei chewing-gum: al di là delle varie versioni storiche, in genere si ritiene che il primo a commercializzare un prototipo di gomma da masticare sia stato John B. Curtis nel 1848 (un composto di resina d’abete rosso e cera d’api), mentre nel 1866 il newyorchese Thomas Adams inizia a sfruttare il chicle e a vendere palline di gomma.

Le origini della gomma da masticare

Secondo la tesi più accreditata, questo fotografo e commerciante e inventore americano fu contattato dal generalissimo messicano López de Santa Anna (più noto come Santana), che voleva in realtà utilizzare il chicle come succedaneo economico della gomma industriale. Questo progetto sfumò, ma Adams ebbe l’intuizione giusta e comprese che il chicle poteva diventare un alimento dolciario, coinvolgendo un commerciante di Hoboken, nel New Jersey.

E fu così che, nel dicembre del 1869, quasi esattamente 150 anni fa, William Semple brevetta la prima ricetta di chewing-gum e inizia a vendere nella sua drogheria questo prodotto negli anni successivi, sotto forma di palline di gomma molli e senza sapore. È nel 1871 che arriva il primo gusto, con le gomme aromatizzate alla liquirizia, e il fenomeno inizia a decollare anche grazie all’ingresso in scena di altri produttori, come William Wrigley Jr., che lancia sul mercato nuovi gusti come frutta e spearmint.

Le gomme e la guerra

Fu dopo la prima Guerra mondiale che il chewing gum iniziò a diffondersi nel mondo, ma la moda non conquistò tutti i Paesi e, ad esempio, la Gran Bretagna emanò leggi per limitarne l’uso (probabilmente anche per bloccare l’americanizzazione dei costumi). Intanto continuava l’evoluzione del prodotto, che nel 1928 si trasformò nella bubble gum grazie a Walter Diemer, ovvero una variante più morbida da masticare, colorata (tradizionalmente di rosa, come vediamo ancora oggi) e soprattutto in grado di fare bolle.

Con la Seconda Guerra Mondiale, poi, le gomme da masticare diventarono il simbolo stesso degli Stati Uniti (e da noi sono ancora note come gomme americane), perché facevano parte della Razione K, il pasto giornaliero assegnato ai soldati in guerra (che le usavano, ma spesso regalavano o scambiavano con le popolazioni locali). Sono due le ragioni che spinsero a questa scelta: secondo gli esperti americani dell’epoca, masticare chewing gum aumenta la produzione di saliva e mantiene pulito l’apparato orale, ma aiuta anche a smorzare la tensione, due condizioni critiche per i militari al fronte.

I benefici delle gomme da masticare

Dopo la guerra, il chewing-gum (come altri prodotti importati dai soldati liberatori) divenne un’icona dello stile americano, ma anche di libertà e spensieratezza. Nel tempo ci sono stati vari studi sui possibili effetti positivi di questo prodotto, che in parte confermano le scoperte statunitensi: masticare le gomme potrebbe stimolare il flusso di sangue nel cervello e aumentare la lucidità mentale (dice uno studio giapponese), mentre più specifici sono i benefici delle cosiddette gomme funzionali.

Già dal 1880 un farmacista dell’Ohio inventò un chewing gum speciale aggiungendo la pepsina per aiutare il sistema digerente, e ai giorni nostri sono diffuse le gomme per veicolare integratori e medicinali: ne sono esempi i chewing gum per non soffrire il mal d’auto, quelli alleviare i mal di testa, per aiutare a dormire, per incentivare la perdita di peso o per combattere il jet lag, così come sono frequenti gomme da masticare con sostanze che attivano determinati processi (come la caffeina per migliorare la concentrazione).

La grande differenza col passato sta anche nella materia prima: il chicle (che pure è ancora prodotto da alcune compagnie) è stato sostituito progressivamente da gomme sintetiche o da gomma arabica, con altri ingredienti come la gomma di xanthano che assolvono la funzione di addensante e migliorano la viscosità.

Controindicazioni e problemi

La storia del chewing-gum è fatta però anche di tante accuse e critiche: lo zucchero contenuto nei vecchi prodotti ha creato tanti problemi ai denti e dato il via a vere e proprie crociate, ma ci sono tanti effetti collaterali potenziali. Un consumo eccessivo di gomme può far accrescere il desiderio di cibo spazzatura, produrre problemi gastrointestinali o causare mal di testa, soprattutto negli adolescenti.

Negli anni le gomme sono state oggetto di tantissime campagne contro per limitarne l’assunzione: una leggenda metropolitana sosteneva che fossero necessari 7 anni per digerire una gomma americana ingoiata (ma è vero che possono ostruire il tratto digestivo dei bambini, rappresentando una delle cause più note di soffocamento da cibi), e in generale masticare chewing gum in pubblico era (è) considerato un gesto di cattiva educazione.

I problemi ambientali

Ancor più che questi effetti salutari, più o meno vaghi, i chewing-gum sono una grave fonte di inquinamento: essendo per natura “usa e getta”, provocano una dispersione annuale stimata in 560 mila tonnellate di rifiuti all’anno, di cui 23 mila solo in Italia.

Se a questo aggiungiamo anche per la maleducazione delle persone, che spesso gettano le cicche lungo le strade provocando quelle purtroppo frequenti macchie nere che deturpano i marciapiedi cittadini, abbiamo un vero problema ecologico, economico e sociale: nella versione in gomma sintetica, servono oltre 5 anni per la decomposizione completa di una gomma, e secondo il Green Management Insitute ogni anno si spendono nel mondo oltre 16 miliardi di euro di denaro pubblici per rimuovere i residui da strade e monumenti.

La crisi dei chewing gum

E quindi, un po’ per il differente approccio ai temi ambientali, ma soprattutto per i cambiamenti nelle abitudini, le statistiche rivelano che il mercato delle gomme da masticare è in crisi: Euromonitor ha scoperto che tra il 2010 e il 2018 il volume delle vendite è sceso del 4 per cento a livello mondiale e del 23 per cento negli Stati Uniti, quello “di casa”.

Gli analisti non hanno individuato una sola causa per questo declino, ma mettono insieme una serie di motivi: oltre al differente (e più consapevole) approccio dei consumatori e alla concorrenza di altri prodotti (caramelle e mentine), qualcuno ha curiosamente messo in relazione il calo delle vendite di chewing gum alla diffusione degli smartphone!

Secondo questa teoria, i chewing gum sono un classico acquisto “dell’ultimo minuto” al supermercato, non a caso sempre posizionati strategicamente nelle vicinanze delle casse per incentivare i clienti a metterli nel carrello proprio in extremis, magari per combattere la noia della coda. Potendo ingannare l’attesa con lo smartphone, invece, la funzione-trappola di questi prodotti è venuta meno, perché il tempo di attesa viene speso guardando lo schermo del telefono e non ci distraiamo più con queste piccole spese.

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