Tutto sui limoni: le varietà più famose ed apprezzate

È uno degli agrumi più famosi e utilizzati in cucina, anche se di solito il suo consumo si limita al succo e invece come frutta fresca è meno gradito: comunque, il limone è sicuramente inconfondibile per colore, profumo, gusto e caratteristiche morfologiche, che rendono questa pianta preziosa anche per abbellire le riviere e le terrazze quasi in tutta Italia. Ma quali sono le varietà principali di limone e per cosa si distinguono? Lo scopriamo insieme.

La storia della pianta di limone

Il Citrus limon, per tutti limone, è un albero da frutto che appartiene alla famiglia delle Rutaceae; in base a recenti studi genetici, si tratta di un ibrido che nasce dall’incrocio (millenario) tra le piante di arancio amaro e cedro.

Alcune raffigurazioni lasciano pensare che gli antichi Romani conoscessero già questa pianta, ma la coltivazione effettiva in Italia e in Europa risale a un periodo compreso tra l’XI e il XII secolo, quando nel Sud Italia furono importati alberelli di limone provenienti dal Medio Oriente, che poi si diffusero prima lungo la Penisola e poi nel resto del Continente.

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Com’è l’albero di limone e come sono i frutti

La pianta di limone può raggiungere anche i 6 metri di altezza e si caratterizza per germogli e petali di colore bianco o violetto e fiori profumati chiamati zagare; di solito fiorisce e dà frutti due volte all’anno, con la fioritura primaverile che produce i frutti migliori (che si raccolgono da novembre ad aprile o maggio) e la seconda fioritura che avviene in agosto e settembre (i cui frutti si possono raccogliere da maggio in poi), che spesso è indotta artificialmente, privando la pianta di irrigazione nei mesi di giugno e luglio.

I frutti del limone sono tra i più riconoscibili: la forma è ellittica e allungata ai poli, con buccia esterna di colore giallo, liscia o rugosa e ricca di olii essenziali, che nasconde l’albedo (la parte bianca) spugnoso e piuttosto spesso e un interno fatto da una polpa quasi incolore, solitamente aspra e molto succosa divisa in otto o dieci spicchi.

Il limone in cucina

Come dicevamo, il limone si presta a molti utilizzi in campo gastronomico e si possono sfruttare quasi tutte le sue parti. In particolare, la buccia può servire a creare dei golosi canditi e a estrarre essenze e pectina, oltre a contenere gran parte dell’olio essenziale e a essere ingrediente fondamentale per il liquore Limoncello (o per dare sapore a piatti dolci o salati quando grattugiata) e per la classica crema pasticcera (facendo ben attenzione a eliminare l’albedo); dai semi si può estrarre l’olio e gli avanzi sono utili per l’alimentazione animale.

È però il succo la parte più usata, almeno a livello familiare: ricco di acido citrico, ha un sapore aspro ma gustoso, perfetto sia per insaporire insalate, fritti, piatti a base di pesci o carni, oppure per fare la classica limonata, rinfrescante e rigenerante, o ancora gelatine, confetture, conserve, sciroppi e bevande varie.

La polpa di limone, infine, può essere consumata a crudo – se riusciamo a resistere alla sua tipica asprezza e all’effetto astringente – oppure diventare ingrediente per fare gelatine, marmellate e confetture, oppure gelati e sorbetti, o ancora tisane, condimenti veloci a primi e secondi piatti o torte.

I benefici del limone

Come altri agrumi, il limone è una buona fonte di vitamina C e in media in 100 grammi di prodotto fresco sono contenuti 50 mg di vitamina C, elemento essenziale per la salute ma anche molto facilmente degradabile (per questo, la conservazione in frigorifero dei limoni fa disperdere questa quota). Il frutto, inoltre, contiene anche altri elementi benefici quali fruttosio, glucosio, sali minerali, calcio, ferro, fosforo, rame, manganese, carotene e vitamine del gruppo B e A.

In generale, il limone aiuta a disintossicare l’organismo per le sue proprietà astringenti e diuretiche e può anche contribuire a regolarizzare ed equilibrare il metabolismo e le funzioni digestive. Per godere di questo scrigno di benessere si può consumare il succo di limone, che ha un pH estremamente basso (2,3 – 2,5) e caratteristiche benefiche per quasi qualsiasi malanno o problema (anticolesterolo, antibatterico, antinfiammatorio, antisettico, antianemico).

Eppure, ci sono alcuni chiarimenti da fare: il succo di limone è sconsigliato a chi soffre di gastrite e irritazione delle mucose, e inoltre non è consigliabile berlo caldo (il calore inattiva la vitamina C) e – contrariamente alla leggenda metropolitana o saggezza popolare – bere acqua e limone a digiuno non serve a disintossicarsi.

Le varietà di limone

Ma quanti sono i tipi di limone che possiamo trovare in commercio, in Italia e non solo? In realtà, si contano varietà innumerevoli di questa pianta, tanto che forse neppure gli stessi botanici possono registrarle correntemente tutte, anche perché le differenze tra di loro si riscontrano principalmente nell’aspetto esteriore, mentre sono simili o addirittura invariate le qualità alimentari.

È invece “erronea” la distinzione tra limoni gialli e verdi, perché si tratta di frutti provenienti dallo stesso albero e commercializzati in momenti diversi: per la precisione, il limone giallo è il classico prodotto della prima fioritura, mentre quello verde deriva dalla fioritura estiva.

Sempre su base temporale, possiamo distinguere alcune tipologie di limoni: i primofiore e gli invernali derivano dalla prima fioritura e si raccolgono grosso modo da settembre ad aprile; i limoni bianchetti (di minor pregio commerciale) sono tipici della seconda fioritura e maturano da marzo a maggio, mentre gli ultimi frutti che si raccolgono sono i limoni verdelli e i limoni bastardi, solitamente in estate o sull’inizio dell’autunno.

Tra le specie più famose al mondo ci sono il limone corso (originario della Corsica e dalla polpa dolce), il limone marocchino, quello greco, lo yemenita, il limone verna spagnolo (tipicamente estivo) e infine la mano di Buddha, dalla forma indimenticabile, eccezionalmente non sferica ma che ricorda una mano umana a causa dello sviluppo autonomo degli spicchi.

Le varietà di limone italiane: caratteristiche e aspetti tipici

A fare la differenza tra un tipo di limone e l’altro sono alcune caratteristiche esteriori dei frutti – in particolare dimensione, forma, colore della buccia – oltre che la loro produttività.

A livello italiano si riconoscono 11 varietà più diffuse e di maggiore interesse agronomico.

  1. Limone femminello comune, la varietà più coltivata in Italia, soprattutto in Sicilia. Il nome fa riferimento all’elevata fertilità della pianta (che ha ben 5 fioriture annuali). Si caratterizza per buccia rugosa, polpa succosa e molti semi e all’interno di questa famiglia ci sono cultivar di gran pregio, come la Zagara bianca (apprezzato per la fruttificazione costante e produttiva), il Siracusano o masculuni (che produce frutti di elevata qualità), l’Apireno Continella (che è una varietà senza semi), la Santa Teresa (variante nota soprattutto per i verdelli), il succoso Dosaco o lo Sfusato amalfitano, fortemente usato nella gastronomia locale. Fanno parte della famiglia del limone femminello anche le piante Incappucciato, Sfusato di Favazzina, Quattrocchi, Scandurra e il limone femminello lunario che, per la fioritura che dura quasi tutto l’anno, è frequentemente usata come pianta ornamentale in vaso.
  2. Limone di Sorrento IGP. È del genere femminello anche il celeberrimo limone di Sorrento, spesso chiamato anche ovale di Sorrento per la caratteristica forma e tipico della costiera omonima, di cui costituisce uno dei simboli insieme ai pergolati da cui cresce. Questo tesoro profumatissimo e di colore giallo oro ha dimensioni medio-grandi, succo abbondante altamente acido e scorza molto aromatica; in cucina è usato per condire ogni genere di portata – antipasti, primi piatti, contorni e secondi piatti – per preparare dolci come la delizia al limone o il babà al limone, per fare marmellate, canditi o sorbetti (usando soprattutto la buccia).
  3. Limone di Procida. Lo abbiamo citato nella nostra guida sui prodotti tipici di Procida, Capitale italiana della Cultura 2022: il limone di pane dell’isola partenopea è un frutto prelibato, con albedo appetitoso e poco amaro che si fa gustare anche al naturale o che può servire a rendere prelibata una caprese al limone.
  4. Limone di Siracusa IGP. Altro esemplare di femminello – e altro prodotto riconosciuto con marchio – è il limone originario della città siciliana, che ha fioriture costanti e differenziate durante tutto l’anno. In cucina si fa apprezzare in piatti tipici come ricotta infornata e arancini e per profumare alcuni dolci, tra cui le rivisitazioni di grandi dessert della tradizione come ricotta con sbriciolata e tiramisù al limone.
  5. Limone di Rocca Imperiale IGP. Continuiamo con l’abbinamento tra specie femminello e marchio con ­il limone tipico della provincia di Cosenza, che si distingue per forma allungata, buccia dai colori tenui e polpa quasi priva di semi. Ha un sapore delicato, né troppo acido né eccessivamente amaro, che lo rende perfetto per aromatizzare dolci e creme.
  6. Limone Femminello del Gargano IGP. Nasce nella fertile zona pugliese questo limone, che deriva dall’ecotipo detto Limone nostrale e si caratterizza per un profumo di intensità particolare grazie agli oli essenziali riccamente presenti nella buccia. Questa varietà dà vita a frutti di forme differenti (ellittica, ovoidale, globosa), con polpa succosa e sapore poco amaro che ben si presta a preparazioni dolci.
  7. Limone Interdonato. Cambiamo varietà con una pianta originaria della Sicilia e, stando alla leggenda, creata dall’ex colonnello garibaldino Giovanni Interdonato, che fortunosamente riuscì a incrociare un cedro e un limone ariddaru, tipico del versante ionico messinese. Il risultato è un frutto di forma allungata e sapore dolce e delicato.
  8. Limone Interdonato di Messina IGP. Ancor più delicato è il frutto di grandi dimensioni (ma relativamente poco succoso) che si coltiva proprio nella provincia siciliana e si distingue per una buccia sottile, una forma ellittica con estremità verdoline e un basso contenuto in acido citrico.
  9. Limone monachello. È la terza cultivar italiana “di base” con il monachello, che solitamente si sfrutta per la produzione di verdelli: i suoi frutti hanno forma allungata e buccia liscia, con succo non particolarmente abbondante di sapore meno acido, ideale per aromatizzare piatti salati.
  10. Limone dell’Etna IGP. Dal fertile terreno del vulcano più alto d’Europa deriva anche quest’altra varietà a marchio, presente sia nel cultivar “Femminello” che nel cultivar “Monachello”: entrambi producono frutti primofiore, bianchetto e verdello che si distinguono per colore giallo-verde, forma ellittica e succo aspro e abbondante, che viene impiegato nel celeberrimo seltz sale e limone venduto dai chioschi di Catania per placare la sete estiva.
  11. Limone Costa d’Amalfi IGP. Concludiamo con quello che può essere definito un “limone da cartolina”, coltivato sulle terrazze a picco sul mare della Costiera amalfitana. Questo frutto appartiene alla varietà Sfusato amalfitano e si nota per forma ellittica e affusolata, polpa priva di semi e un profumo molto intenso, colmo di olii essenziali, ampiamente sfruttato in cucina e nella preparazione di limoncello o creme saporite.
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