Distanziamento tra gli alunni, banchi mobili, orari prolungati, classi dimezzate… a poco più di un mese dalla data ufficiale del ritorno a scuola, la situazione non sembra essere ancora chiara né definita, e ci sono ancora tantissime questioni aperte che dovrebbero essere affrontate. Una in particolare è quella della gestione delle mense scolastiche, per sapere in che modo saranno gestiti i pasti a scuola dei nostri piccoli.
Mensa scolastica normativa nazionale in arrivo
Stando a quanto si apprende dalle più aggiornate fonti del settore, a definire queste questioni dovrebbe essere un protocollo di intesa tra Ministero dell’Istruzione e sindacati sull’avvio dell’anno scolastico che, tra i vari punti critici, affronterà anche il nodo delle mense scolastiche.
In particolare, le anticipazioni segnalano che l’utilizzo dei locali adibiti a mensa scolastica nelle varie strutture sarà “consentito nel rispetto delle regole del distanziamento sociale”, con possibilità eventuale di prevedere l’erogazione dei pasti per fasce orarie differenziate, soprattutto nel caso di spazi ristretti e impossibilitati ad accogliere in maniera sicura tutti gli scolari.
Sarà compito specifico dei singoli Dirigenti scolastici definire un regolamento apposito per gestire l’utilizzo delle aree di distribuzione di bevande e snack, evitando “il rischio di assembramento e il mancato rispetto delle distanze di sicurezza”.
Come cambierà la ristorazione scolastica
Alla base c’è una convinzione condivisa: il pasto è un momento didattico, con cui soprattutto i più piccoli possono imparare e conoscere. Questo approccio traspare anche dal documento redatto nei mesi passati dal Comitato Tecnico Scientifico della Protezione civile, che contiene una prima bozza di proposta su come far ripartire la refezione scolastica.
In particolare, gli esperti scrivono che “il consumo del pasto a scuola rappresenta un momento di fondamentale importanza sia da un punto di vista educativo, per l’acquisizione di corrette abitudini alimentari, che sanitario in quanto rappresenta un pasto sano ed equilibrato”, e quindi il ritorno a scuola in normalità non può escludere questa fase, garantendo ovviamente “soluzioni organizzative che assicurino il distanziamento” interpersonale di almeno un metro.
Il compito era quindi assegnato alle singole istituzioni scolastiche, che devono cercare “soluzioni organizzative ad hoc che consentano di assicurare il necessario distanziamento attraverso la gestione degli spazi (refettorio o altri locali idonei) e dei tempi (turnazioni)” ed eventualmente prevedere “la fornitura del pasto in lunch box per il consumo in classe.”
L’idea dei lunch box in classe
Quest’ultima soluzione non ha trovato però tutti d’accordo, sia per questioni tecniche e organizzative (difficoltà di riconversione delle aziende fornitrici dei pasti, rimodulazione dei contratti di appalto in essere, differenti procedure di preparazione dei menu eccetera), sia per aspetti più strettamente economici e pratici.
Come analizza il sito Tuttoscuola, a consumare il pasto nelle scuole statali sono circa 2 milioni di alunni, per un totale di 316 milioni pasti che vengono consumati a scuola. Nello scorso anno scolastico, prima del lockdown, nelle sole scuole dell’infanzia erano più di 800 mila i bambini che pranzavano a scuola tutti e cinque i giorni della settimana, a cui si aggiungono oltre 1 di alunni nella scuola primaria e 178 mila nella scuola secondaria di I grado.
Facendo stime molto approssimative, si può pensare che nel prossimo anno scolastico, “tra locali di refezione utilizzati eccezionalmente come aule didattiche e riduzione del tempo scuola, il 20-25% dei pasti potrebbe essere consumato in classe con il lunch box”, portando quindi a un totale “tra i 400 mila e i 500 mila lunch box da servire, una quantità non facile da gestire”, il cui costo potrebbe ricadere sulle spalle delle famiglie.
Le altre soluzioni per la mensa scolastica
C’è chi sta studiando interventi differenti, come evidenziato nel corso della “Settimana del cibo” organizzata a luglio a Reggio Emilia nell’ambito del progetto Nutriamo la scuola, che è stata l’occasione per sperimentare e discutere modalità alternative e strategie innovative per assicurare un rientro a scuola in totale sicurezza su ogni aspetto, compresa la refezione.
In particolare, tra i protagonisti c’è stata la CIRFOOD, azienda leader nella ristorazione collettiva e tra i promotori dell’iniziativa, che ha anticipato alcune possibili soluzioni per una ripartenza regolare e, nello specifico, presentato le due proposte alternative che potrebbero permettere di servire i pasti in sicurezza agli alunni un doppio turno per il pranzo o il servizio direttamente in aula.
Le proposte per un pasto sicuro a scuola
Nel primo caso, per le scuole in cui non è possibile servire il pranzo nella sala mensa per tutti i bambini, si procederà con una divisione per turnazione, lasciando una fascia di tempo per sanificare i locali senza generare contatti potenzialmente rischiosi per il turno successivo.
Attenzione massima per la sicurezza degli operatori, che continueranno a utilizzare guanti, mascherine e altri strumenti di protezione durante il servizio, come già avveniva di norma, e anche per l’utilizzo di piatti e stoviglie lavabili (in particolare, piatti di ceramica, bicchieri di vetro e stoviglie di acciaio per servire il pasto), o in alternativa posate e vassoi 100% compostabili per non stravolgere il tipo di servizio offerto e mostrare agli alunni un approccio orientato alla sensibilità ambientale ed ecologica.
Nel caso della somministrazione del pranzo direttamente in aula, l’organizzazione sarà pianificata insieme alle direzioni didattiche, con l’obiettivo di fornire un servizio sicuro dal punto di vista sanitario e rassicurante per i bambini. Al momento del pasto, gli alunni usciranno dall’aula per lavarsi le mani e gli operatori entreranno per sanificare i banchi, procedere con l’apparecchiatura e il servizio del pranzo che sarà proposto in un unico vassoio già composto con il pasto completo; alla fine, i bambini usciranno di nuovo per lavarsi le mani e gli operatori interverranno per la seconda sanificazione dei banchi.
Sarà necessario anche modificare il menu, ma senza stravolgimenti: l’azienda potrebbe sostituire zuppe e minestre – alimenti più complessi da gestire – con alternative ugualmente salutari e bilanciate per chi mangerà in classe, ma l’impegno è privare gli alunni di questo servizio formativo.
Questo è solo un esempio di approccio, che potrebbe essere applicato e replicato anche in altre parti d’Italia: come detto, l’interesse di tutti è assicurare che la scuola riparta regolarmente e torni a essere “normale” in tutti i suoi momenti educativi, compreso appunto il pasto.