La tendenza di questa estate 2020 è stata senza dubbio il boom della frutta pret-à-porter, ovvero delle porzioni di frutta già lavate, sbucciate, confezionate e pronte a essere mangiate senza perdita di tempo. Ecco alcuni dei casi e dei prodotti più bizzarri apparsi sugli scaffali dei supermercati italiani e non solo.
L’uva confezionata acino per acino
L’ultima segnalazione arriva infatti dalla Francia e dalla pagina Facebook Je suis le Climat – officiel, che nei giorni passati ha pubblicato la foto di un prodotto tanto originale quanto assurdo: una confezione plastificata di uva, dove ogni acino è distinto e separato dagli altri, pronto al consumo.
In pratica, ogni chicco d’uva è confezionato sottovuoto nella plastica, avvolto in un involucro trasparente che lo protegge e che consente allo stesso tempo all’utente di verificare la sua qualità esteriore. Una volta rimosso lo strato di plastica, non resta che piluccare ogni singolo acino e gustarne il sapore fresco, esattamente come si fa con il grappolo tradizionale.
L’uva confezionata viene proposta in un estroso packaging che ricorda la forma di una campana, con i 12 acini disposti appunto seguendo la linea disegnata, e venduta a un prezzo decisamente “fuori mercato” per un prodotto fresco: 2,20 euro per 12 chicchi – seppur lavati e separati – il che porta a un costo al chilo vicino ai 98 euro!
Arrivano anche i kiwi già sbucciati
Sempre dalla Francia è arrivata nelle scorse settimane un’altra segnalazione simile, con una foto diventata virale scattata all’interno di un punto vendita della catena di supermercati Hyper U: in questo caso, a fine confezionati sono stati tre kiwi, grossolanamente sbucciati e infilzati da forchettine usa e getta, per rendere più semplice il consumo.
L’immagine ha generato varie polemiche: innanzitutto, si nota come i kiwi siano stati sbucciati in maniera molto grezza e risultano privati anche di buona parte della polpa, finendo per risultare molto piccoli. Soprattutto, gli utenti dei social hanno evidenziato che questo prodotto presenta – in fin dei conti – un contenuto maggiore in plastica anziché di frutta: oltre alle forchettine, infatti, sono di questo materiale “pericoloso” per l’ambiente anche la vaschetta che contiene i kiwi e il cellophane usato per avvolgere la confezione e assicurarne la salubrità.
Il caso delle banane
È invece italiano un altro caso di imballaggi alimentari in plastica per frutta pronta all’uso: si tratta di banane sbucciate e confezionate in una vaschetta di plastica, messe in vendita in un supermercato Carrefour.
In molti hanno commentato l’immagine in tono polemico, puntando il dito contro l’utilizzo “sconsiderato” di materie plastiche di difficile gestione ambientale – nello specifico, mentre la buccia di banana ha un tempo di decomposizione di 5 o 6 settimane, il contenitore in polistirolo impiega mille anni – in particolare per un frutto, come la banana, che è già protetta dalla buccia e non necessiterebbe di alcun involucro ulteriore.
Ma c’è anche chi, da operatore del settore della grande distribuzione, spiega che in realtà questa mossa potrebbe essere servita a evitare l’incremento di sprechi alimentari: di fronte a bucce di banane mature dal colore scuro, i consumatori storcono il naso e si rivolgono ad altri prodotti, aumentando quindi il numero di scarti e scarichi per i supermercati. Liberando la banana dalla buccia annerita, invece, gli operatori del reparto offrono una “seconda opportunità” al frutto, consentendo ai clienti di verificare che è ancora in condizioni ottimali per il consumo, che deve essere ovviamente rapido.
La frutta confezionata di Dole
Meno problematici sono gli altri esempi di frutta pret-à-porter, segmento in cui da tempo Dole sta offrendo soluzioni che mettono insieme praticità e qualità: l’ultimo esempio delle produzioni della nota azienda, uno dei maggiori produttori e distributori al mondo di frutta e verdura fresche di alta qualità, è la linea di coppette monoporzione disponibili in tre varianti, Frutti Tropicali, Pesca e Ananas Tropical Gold.
Ideali per una merenda rinfrescante in ogni momento della giornata, le coppette Dole sono anche salutari (come spiega l’azienda, garantiscono una ricarica di idratazione, vitamine, sali minerali e fibre) e comode da consumare fuori casa, grazie alla forchettina che si trova sotto il coperchio.
Ogni confezione racchiude circa 110 grammi di frutta fresca – che corrispondono approssimativamente alla una porzione giornaliera raccomandata – che, come viene sottolineato da Dole, è “raccolta a piena maturazione e immersa in succo di frutta pastorizzato, senza zuccheri aggiunti e senza coloranti”. Queste coppette sono in vendita nei supermercati e negli ipermercati nel reparto ortofrutta o gastronomia.
Il melone pronto al consumo di Fresco Senso
È tutta italiana l’ultima proposta, commercializzata dalla bolognese Fresco Senso, azienda specializzata in linee di frutta e ortaggi freschi già pronti all’uso: la creazione più recente sono le bag di melone, anguria o ananas, con fettine sbucciate tutte da gustare.
Definita “grintosa, ma allo stesso tempo elegante ed essenziale”, la bag è facile da trasportare grazie al comodo manico e ha un sistema apri-e-chiudi che protegge la freschezza della frutta. Quattro le varianti: melone arancione a fette, mix di meloni, ananas a stick e tronchetto, cocomero, per uno snack da passeggio decisamente originale e fresco.
Non solo frutta: anche le uova sode finiscono confezionate
Chiudiamo questa panoramica lasciando il tema “frutta”, perché la moda (o mania, se preferite) del confezionamento in plastica non ha risparmiato un altro alimento: le uova sode. È già da qualche anno, in realtà, che in alcuni supermercati hanno iniziato a fare capolino questi prodotti – commercializzati ad esempio da Naturelle o Maia – che offrono una coppia di uova sode già cotte e sgusciate, accomodate in una vaschetta.
Secondo Naturelle, le uova sode confezionate sono pensate “per soddisfare quei consumatori che amano la comodità e che potranno gustare e impiegare le uova nei loro piatti”, a prescindere dalla loro esperienza in cucina. L’azienda Maia, invece, mette in risalto la praticità proponendo “le 2 uova separate in modo che, consumandone una sola, si possa conservare la freschezza dell’uovo rimasto”.