Lumache e molluschi a rischio: allarme dalla Francia

Ancora una volta, l’uomo fa danni e rischia di compromettere l’ambiente, mettendo a rischio la sopravvivenza di alcune specie usate anche per la nostra alimentazione: è il caso di lumache e molluschi di acqua dolce, che finiscono nell’elenco dei cibi a rischio di estinzione a causa dell’incremento del turismo lungo la rete fluviale e dei laghi nonché degli effetti nefasti dell’urbanizzazione.

Lumache e molluschi a rischio, allarme in Francia e non solo

L’allarme parte dalla Francia, uno dei Paesi dove l’uso alimentare di lumache e molluschi lacustri è tradizionalmente più radicato – ma il trend è in ascesa anche nel nostro Paese, con le escargot che guadagnano spazio e visibilità in tanti menu di ristoranti gourmet da Nord a Sud – ed è stato lanciato dalla Iucn, Unione internazionale per la conservazione della natura.

Secondo gli esperti, infatti, le celeberrime escargot e le cozze d’acqua dolce della Francia continentale sono a rischio estinzione, sofferenti a causa di fattori quali urbanizzazione, aumento degli incendi e incremento dell’agricoltura.

escargot

I numeri del fenomeno

La Iucn ha anche messo in evidenza la portata di questo fenomeno, e i numeri fanno comprendere ancora meglio perché e in che senso lumache e molluschi sono a rischio.

L’ultimo inventario dell’Unione, diffuso nel corso di questa estate 2021, rivela innanzitutto che il panorama della Francia metropolitana vanta una fauna molto ricca “con 691 specie di molluschi continentali valutate, di cui 33 di bivalvi d’acqua dolce, 251 di gasteropodi d’acqua dolce e 407 di gasteropodi terrestri”. Un terzo dei molluschi continentali è endemico, che rappresenta un dato eccezionale per la Francia metropolitana.

Il risvolto della medaglia sta in quello che sta succedendo negli ultimi anni: oltre l’11% di tali specie di molluschi d’acqua dolce è quanto meno a rischio, e per la precisione “due specie sono già scomparse, 79 sono minacciate e altre 32 sono quasi minacciate”.

Stando alle parole di Florian Kirchner dell’Iucn, queste specie di molluschi d’acqua dolce “hanno sofferto di un deficit di attenzione” e solo “le autorità pubbliche e le associazioni del nostro Paese possono preservarle”.

Cosa minaccia i molluschi in Francia

Ancora una volta, è l’uomo il pericolo numero uno di queste specie: lumache e molluschi sono esseri viventi stanziali e molto fragili, e anche se sono minacciate (anche fisicamente) non riescono a spostarsi lontano né a muoversi velocemente.

E così, l’incremento dell’urbanizzazione ha ridotto gli spazi a disposizione di queste specie, mentre il boom del turismo fluviale ne mette costantemente a rischio la “salute”: il caso più emblematico è quello di  Caragouille des dunes, Hélicon des glaciers o Fausse-veloutée des chênes-lièges, che sono messe in pericolo dal continuo calpestamento provocato dal sovraffollamento di alcuni siti e dalla pressione delle strutture turistiche.

Come dice Kirchner, l’urbanizzazione e la costruzione di strade minacciano i molluschi terrestri, mentre per quelle che vivono in acqua dolce il rischio estinzione è colpa dell’inquinamento, oltre che di interventi di modifiche ai corsi e agli sviluppi dei corsi d’acqua, che stravolgono la qualità degli ambienti di vita di queste specie. Quindi, se lumache e molluschi sono minacciati “è perché il loro ambiente è cattivo e anche le altre specie con cui vivono sono in pericolo”. C’è poi un altro elemento che aggrava la situazione, ovvero l’introduzione da parte dell’uomo di alcune specie non autoctone che invadono i territori di quelle locali.

lumache rischio estinzione

L’impatto della sovrapesca

Sul tema è intervenuto anche il WWF Italia, che ha esteso il discorso delle specie a rischio evidenziando il problema della sovrapesca, che impatta negativamente sugli ecosistemi marini al punto che quasi il 60 per cento degli stock ittici controllati a livello mondiale è sfruttato più velocemente della sua capacità di riprodursi.

Il fenomeno della sovrapesca mette a repentaglio innanzitutto le specie ittiche, ma minaccia anche le tradizionali attività di pesca artigianale e, quindi, può colpire anche l’indotto economico delle comunità locali: secondo le stime, al mondo ci sono 120 milioni di persone attive in questo settore, che assicura il sostegno e il nutrimento di interi territori costieri.

La ricerca di nuove e alternative fonti di reddito ha portato alla diffusione del pescaturismo, una pratica che mette insieme l’attività quotidiana di pesca con l’accoglienza di ospiti e che, però, sembra avere effetti collaterali negativi per gli ecosistemi marini. Per questo, il WWF Italia invita tutti – turisti e consumatori – a impegnarsi direttamente per arginare il problema e ridurre lo sforzo di pesca, adottando un approccio di sostegno al commercio locale e sostenibile.

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