I mercati all’aperto sono l’altra faccia di Palermo, quella che ci permette di scoprire alcuni aspetti della vita quotidiana della città nei secoli scorsi, portando ancora le tracce (in termini di attività, colori e profumi) della storia e degli incontri tra le varie culture e denominazioni che hanno influenzato l’evoluzione del capoluogo siciliano. Un tour della città non può che passare attraverso Vucciria, Borgo Vecchio, Capo e soprattutto Ballarò, i mercati palermitani più famosi e belli, dove passeggiare tra reperti storici, strutture e tradizioni che fanno parte di una diversità culturale tipica di questo luogo.
Mercati Palermo, quali sono
Ognuno dei quattro quartieri storici di Palermo ha il proprio mercato di strada, e quelli appena citati – Vucciria, Capo, Borgo Vecchio e Ballarò – sono appunto i quattro mercati storici di Palermo da non perdere assolutamente se facciamo visita in città, per perderci nel fascino del tempo, nel viavai delle persone (locali e turisti), osservare la vita locale e, ovviamente, acquistare qualcosa, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto alimentare.
I quattro mercati principali di Palermo hanno personalità, scopo e atmosfera distinti, e possono essere facilmente visitatati tutti e quattro in un solo giorno, senza eccessivi tour de force; ognuno di loro apre un’autentica porta sul passato, unendo le più antiche tradizioni del popolo siciliano con le moderne comodità.
Il tipico mercato palermitano è quindi in parte bazar o suk mediorientale (la prima sensazione che si prova entrando in questi spazi all’aperto è di ritrovarsi a Marrakech o in qualsiasi altra località dell’effettivamente vicino Nord Africa anziché in Europa), in parte mercato alimentare fresco tipicamente italiano, dove trovare anche delizioso cibo di strada e tanti lampi di quotidianità sorprendente, tanto da meritare l’appellativo di monumento vivo e vivente.
Ballarò, il più grande e movimentato mercato di Palermo
Se cerchiamo banchi, cesti, tendoni variopinti e brulicare di persone a ogni ora del giorno, il mercato di Ballarò è il luogo ideale per vivere questa esperienza: risalente almeno al XIV secolo, oggi è il più grande di questi spazi storici all’aperto, rumoroso e colorato, ricco di tantissimi venditori che propongono ogni tipo di oggetto e, soprattutto, di preparazioni e prodotti alimentari freschi.
Il mercato di Ballarò, che si trova nel quartiere dell’Albergheria e si estende da piazza Ballarò a piazza Carmine (ma trabocca anche nei vicoli circostanti) è davvero “tutto incentrato sul cibo“, dallo street food palermitano che tanto amiamo a bancarelle di pesce fresco, tavole imbandite di formaggi locali, camion addobbati con ghirlande di salsicce a ceste cariche di frutta e verdura di ogni tipo immaginabile, che si accompagnano anche a bar e locali dove gustare dessert o prodotti da forno tipici e buonissimi.
Capo e Borgo Vecchio, un tuffo nella storia di Palermo
Il mercato di Capo, nel quartiere omonimo (fino al vicino Albergheria), è un vivace mercato alimentare che conserva l’atmosfera del vecchio “suk arabo“, con una cacofonia di voci, un’atmosfera animata e file strette di bancarelle con ombrelloni in cui è possibile trovare ogni genere di prodotto.
Questo famoso e vivace mercato rionale risale all’epoca in cui gli Arabi dominavano Palermo, ma originariamente fungeva principalmente da rifugio per pirati e mercanti di schiavi: oggi il Mercato di Capo mantiene il suo dedalo di vicoli e vicoletti, fedele all’estetica araba, creando una sorta di labirinto che ci fa sentire proprio come in un circo (ma senza leoni ed elefanti).
Appena entrati in queste stradine saremo catturati dai profumi dei cibi in cucina: lo sfrigolio e gli aromi delle friggitrici, e poi i carretti che vendono lo sfincione, e tutte le altre prelibatezze palermitane ci aspettano qui, insieme a tantissimi prodotti che sono un sogno per chi ama i colori e i nuovi sapori.
Borgo Vecchio è sicuramente il mercato meno turistico di questa lista, forse anche perché dista almeno quindici minuti di cammino a piedi dal centro storico della città. Oggi è un po’ decadente e non c’è quasi più traccia visibile del meraviglioso e storico mercato che un tempo attirava il quartiere con i suoi colori e profumi, ma comunque resta un punto di riferimento per le persone (soprattutto locali) che vanno a fare la spesa e possono trovare frutta e verdura a prezzi estremamente convenienti. Inoltre, contrariamente ai mercati di Ballarò e Capo, Borgo Vecchio offre maggiori punti di ristoro con una serie di bar, enoteche economiche e trattorie che fiancheggiano le piazze e i vicoli, soprattutto dal tramonto in poi.
Vucciria, il mercato di Palermo che oggi vive di notte
Una volta era il più importante e popolato mercato di Palermo, tanto che era chiamato “Bucceria grande” per distinguerla da quelli di minore importanza, e dalla sua brulicante attività arriva anche l’utilizzo nel dialetto locale del termine “vucceria” per riferirsi a baccano e confusione.
Oggi però il mercato della Vucciria ha perso parte delle sue caratteristiche storiche, ma solo di giorno: al calar della sera, infatti, diventa una delle zone più vivaci e divertenti di Palermo per la vita notturna e merita sicuramente una visita da parte di tutti.
Il nome di questo spazio – che si estende lungo la via Argenteria sino alla piazza Garraffello – deriva dal francese Boucherie, che significa “macelleria” e identifica il genere principale commerciato nei secoli passati: in realtà, la Vucceria era la principale “piazza di grascia” (mercato di alimentari) della vecchia Palermo anche per gli altri generi, come pesce e vegetali freschi.
Il suo valore glorioso del passato è testimoniato dal celeberrimo dipinto simbolico di Renato Guttuso, uno degli artisti più noti della città, ma anche dal detto popolare “quanu s’asciucano i balate raa Vucciria” per parlare di qualcosa di impossibile da accadere. Questa espressione ha un significato simile a quello di “quando gli asini voleranno” e si riferisce al fatto che le balate (tipiche lastre per pavimenti che si trovano in zona) della Vucciria non saranno mai secche, essendo continuamente bagnate dai venditori dei chioschi, che con l’acqua rinfrescano pesce e verdure, oltre che strada.
Oggi di questa storia restano alcune tracce, con (pochi) chioschi di frutta e verdura, macellai o pescivendoli a cui si affiancano bancarelle di street food o di articoli per la casa (tanto che somiglia a tratti a un mercatino delle pulci), esempi di street art e vari ristoranti tipici.