È il momento di tornare alla natura? In una fase di grande incertezza, acuita dagli effetti della pandemia che ancora non accenna ad arrestarsi, recuperare le tradizioni e il contatto con le nostre radici rurali può essere importante, soprattutto in tenera età. Si spiega anche così la diffusione di nuovi sistemi educativi pensati proprio per i più piccoli, come agrinido, agriasilo, fattorie nel bosco o agritate, che permettono ai nostri piccoli di scoprire le meraviglie della flora e della fauna che li circondano.
Che cosa sono gli agrinido
Partiamo con le spiegazioni su questi sistemi di approccio alla natura: il primo si chiama agrinido, ed è essenzialmente un servizio socio educativo per l’infanzia e di supporto alla genitorialità che è pensato per bambini di età compresa tra i 3 mesi e i 3 anni.
A differenza dei tradizionali asili nido, i piccoli sono ospitati all’interno di aziende agricole e possono quindi fare esperienze – anche multisensoriali – in spazi all’aria aperta, imparare a conoscere e rispettare gli animali e le piante presenti, assaporare i prodotti locali e vivere giornate lontani dalle classiche mura scolastiche. Le aziende devono essere predisposte a esaudire le necessità dei bambini (somministrare il pranzo, assicurare pause per il riposino, garantire il cambio di pannolini…) e a mettere in pratica appropriate cure quotidiane.
I bambini imparano a crescere immersi nella natura, in un vero contesto agricolo reale, dove l’attività primaria va di pari passo a quella educativa e crea una nuova connessione che stimola la crescita: il percorso sensoriale dei piccoli avviene in modo spontaneo, facendo provare loro sensazioni ed emozioni che riguardano le persone, gli animali e le piante.
Che cosa sono gli agriasilo
Di concetto simile sono gli agriasilo, che possiamo definire un asilo in fattoria: cambia solo il target di riferimento, composto in questo caso da bambini di età superiore, compresa tra i 3 e i 6 anni.
Proprio come le normali scuole dell’infanzia, anche gli agriasilo devono realizzare proposte educative e ricreative, in linea con i requisiti richiesti dallo Stato
I vantaggi di queste strutture per i bambini
Secondo i promotori di queste iniziative, iniziate a diffondersi tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila e ora distribuite più o meno lungo tutto il territorio nazionale (con una predominanza nelle regioni del Nord e Centro Italia e una scarsa presenza nel Meridione), sono molteplici i benefici per i bambini che vivono tali esperienze.
Innanzitutto, i giovani “studenti” hanno l’opportunità – preziosa e rara – di cominciare il proprio percorso educativo a contatto con la natura: stando a diversi studi certificati, ciò genera benefici sensibili sul sistema nervoso, perché aiuta i piccoli a trovare più facilmente un equilibrio in relazione al benessere psico-fisico.
E non dobbiamo dimenticare che Maria Montessori aveva individuato nella spontaneità un carattere intrinsecamente educativo e fondamentale per una crescita armonica.
Valorizzazione di un’alimentazione sana e della dieta mediterranea
Inoltre, proprio come gli analoghi servizi per l’infanzia collocati in un contesto non rurale, anche gli agrisilo e gli agrinido devono rispettare alcuni standard minimi e assicurare un livello di istruzione e attenzione adeguato: in pratica, i piccoli non perdono nulla rispetto al classico percorso formativo cittadino, ma acquistano in aggiunta la possibilità di vivere la natura.
Infine, non meno importante, tali iniziative – che sono tutte private – hanno come obiettivo ultimo quello di favorire l’approccio dei bambini alla dieta mediterranea e a un regime alimentare vario e salubre, in cui gli alimenti naturali hanno un ruolo centrale. Non è un caso che la Coldiretti, la principale associazione di categoria del mondo agricolo in Italia, sia in prima linea per la diffusione di queste formule, che possono contribuire a “formare consumatori consapevoli sui principi della sana alimentazione e della stagionalità dei prodotti per valorizzare i fondamenti della dieta mediterranea e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno e fermare il consumo del cibo spazzatura”.
Le attività di agrinido e agriasilo
Dal punto di vista pratico, la base fondamentale per avviare un’iniziativa di questo tipo è avere un giardino o uno spazio aperto, ma ovviamente non basta: bisogna riuscire a stimolare la curiosità e a favorire la maturazione di un bambino, mettendo in campo attività mirate ed educative, senza trascurare gli aspetti ludici per consentire il pieno coinvolgimento di tutti partecipanti.
Si tratta della filosofia dell’imparare facendo, che si declina in azioni come la creazione di giochi e oggetti soltanto con l’uso di prodotti naturali, con la realizzazione di soluzioni di riciclo creativo, insegnando ai piccoli i fondamenti della cura dell’orto, della semina, della zootecnica e della zooterapia, educandoli a riconoscere le diverse piante e a scoprire la fitoterapia, fino a interessare anche la cucina, con la preparazione di pietanze semplici come il pane e la pasta, da condire con altri ingredienti dell’orto.
In sintesi, bisogna rendere la natura uno strumento pedagogico trasversale con cui trasmettere ai bambini concetti apparentemente difficili come la biodiversità, la successione delle stagioni, le energie rinnovabili, il km 0, attraverso cui aiutare a formare la coscienza ecologica sin dalla più tenera età.
Le altre formule di istruzione rurale
In aggiunta a questi due modelli principali di sistemi pedagogici basati sull’interazione costante e in tutte le stagioni dei bambini con la natura, dobbiamo poi citare almeno altre tre tipologie educative.
Innanzitutto le agritate, vale a dire persone che offrono un servizio educativo per bambini tra i tre mesi e i tre anni e che operano in abitazioni poste all’interno di un’azienda agricola, e dunque in ambienti che i piccoli conoscono già e da cui possono partire all’esplorazione progressiva della vita agreste condotta nell’azienda.
Ci sono poi gli asili nel bosco o Waldkindergartens, che rappresentano il modello educativo che ha poi ispirato agriasili e agrinidi: creati nella Danimarca degli anni Cinquanta, questi asili-giardino sono diventati un’importante realtà in Paesi come la Germania e Norvegia, che ne hanno riconosciuto immediatamente le finalità positive. In questi ambienti i bambini entrano sin da piccoli in contatto con la natura e le sue stagioni, anche in inverno, e portano avanti attività come la costruzione in autonomia di giocattoli, intrattenimento con il materiale che trovano in giro per il bosco, giornate in spartane casette di legno se il tempo non consente di stare all’aperto.
Infine, una menzione va fatta anche alle fattorie didattiche che, stando a dati recenti, sarebbero in Italia più di 2500, diffuse (queste sì) dal Nord al Sud del Paese: si tratta di aziende agricole che aprono le proprie porte a scuole e famiglie, ospitate per brevi visite i piccoli, e che coinvolgono i partecipanti in varie attività relative alla vita dell’agricoltore, alle sue mansioni e al mondo della campagna in generale.