La ristorazione sta pagando un prezzo molto alto per la crisi economica legata al Coronavirus, come sappiamo, e lo scenario del settore è ancora molto critico. Nonostante il via libera a partire dal 21 maggio per i ristoranti campani, ad esempio, sono molti gli chef che hanno deciso di attendere tempi migliori e non aprire subito.
Ristoranti Campania, ripartenza lenta
Stando a una prima ricognizione del Mattino, ad esempio, almeno tre trattorie su 10 nel Centro Storico di Napoli non hanno riaperto i battenti a causa delle nuove normative, troppo stringenti e limitanti soprattutto in termini di spazio fisico.
Altro problema da non sottovalutare è l’assenza di turisti in questa fase, che per molti locali rappresentavano circa il 70 per cento del fatturato.
Sullo sfondo incombono le questioni finanziarie, legate sia ai ristoratori stessi che ai dipendenti (molti dei quali in cassa integrazione) e all’intera filiera a supporto del settore, come i fornitori di materie prime.
I ristoranti ancora chiusi
Si dimostra preoccupato Rino Artigiano, gestore della Locanda ‘Ntretella (menzionata anche tra i consigli della Guida Michelin) nel cuore dei Quartieri Spagnoli, che ammette di non riuscire a garantire il distanziamento interpersonale di un metro tra i tavoli, anche perché ha “un locale caldo, piccolo, caratteristico, amato proprio per questo”, e non può neppure sfruttare gli spazi esterni perché “il vicolo è stretto di suo” che pertanto non può ospitare più di un paio di tavoli.
Una possibile soluzione temporanea potrebbe essere accorpare il ristorante alla vicina pizzeria, “sempre col marchio ‘Ntretella ma di più ampie dimensioni”, ma nonostante questo non si attende “grandi numeri: dobbiamo puntare solo sui napoletani, ma avranno la forza economica di mangiare fuori?”, si chiede ponendo uno dei principali interrogativi che stanno affrontando i suoi colleghi.
Sempre ai Quartieri Spagnoli sorge l’Antica trattoria Capri, il cui titolare Rosario Coppa annuncia una probabile ripartenza da “venerdì 29 maggio: abbiamo bisogno di tempo per capire come organizzarci” e come riproporre la sua cucina in un locale piccolo in cui “avevo dieci tavoli per 35 coperti, e mi bastavano”, mentre con le nuove regole “dovrei scendere a cinque tavoli e non arriverei nemmeno a 17 coperti”. Quantità non sufficienti a garantire la sua filosofia gastronomica, basata su “prezzi bassi e la qualità molto alta, con prodotti tipici e locali”.
La situazione dei ristoranti stellati Campania
La crisi ha colpito anche i grandi ristoranti stellati della Campania, dove però gli chef sembrano più propensi a ripartire appena possibile per riattivare la “grande macchina” delle cucine. Unica voce fuori dal coro sembra quella di Livia Adario, moglie di Alfonso Iaccarino con cui guida il bistellato “Don Alfonso 1890” di Sant’Agata sui Due Golfi, che chiede regole più sicure per tutelare lavoratori e clientela, prevedendo una possibile apertura a luglio.
Altri chef stellati si sono attrezzati diversamente: Marianna Vitale di SUD ha lanciato il servizio di consegne a domicilio, e anche il Veritas di Napoli ha studiato una soluzione di food delivery per superare la fase di stallo e incassare qualcosa nell’immediato.
Strategia differenziata anche per Palazzo Petrucci, che ha riaperto prima i locali di Piazza San Domenico (nel palazzo omonimo) per poi riattivare la cucina nella nuova sede di Posillipo.
Più ottimisti, infine, altri due chef bistellati: Nino Di Costanzo con il suo “Danì Maison” di Ischia si dice pronto a ripartire con la stessa qualità di sempre e un nuovo format tutto da provare: aperitivi speciali, all’insegna dei sapori e delle eccellenze enogastronomiche campane, da gustare all’esterno, nel giardino appena rinnovato.
Gennarino Esposito della “Torre del Saracino” di Vico Equense prova a infondere coraggio a tutti i suoi colleghi, dicendo che “saranno mesi difficili, ma meglio ripartire che arrendersi”. Secondo lo chef “il cibo a certi livelli è arte, esperienza, emozione” e “credo e mi auguro che la voglia delle persone di regalarsi momenti del genere tornerà” perché “il mangiare fuori fa parte del Dna degli italiani” e bisogna accogliere i clienti nel migliore dei modi in qualsiasi tipo di locale, dal ristorante stellato “alle trattorie, allo street food, alla pizza”.