Lo stiamo scoprendo giorno dopo giorno di questa lunga quarantena da Covid-19: la cucina è un’alleata determinante per impiegare il nostro tempo in modo proficuo, dando vita a creazioni buone per tutta la famiglia e per coccolarci un po’, ed è una delle attività migliori per vincere lo stress e battere l’ansia!
Comprovati effetti positivi
È da anni che ci sono studi che si soffermano proprio sugli aspetti positivi del cucinare, analizzando gli effetti benefici che gesti semplici come dosare gli ingredienti, impastare, attendere la cottura eccetera possono avere sulla nostra psiche, e addirittura esiste una speciale “corrente di pensiero” che invita a trascurare altre faccende noiose per concentrarsi sui fornelli!
Che cos’è il procrastibaking
Questa pratica si chiama procrastibaking, termine che arriva dall’unione di due verbi inglesi: procrastinate (simile all’italiano procrastinare, e quindi rinviare nel tempo qualcosa che non vogliamo fare) e bake (che invece significa infornare e, per estensione, cucinare). Quindi, dedicarsi alla cucina e di rimandare a domani ciò che non vogliamo fare oggi!
Il senso del procrastibaking è ovviamente più profondo: lavorare in maniera forzata e controvoglia a qualcosa noioso, poco stimolante o che comunque non abbiamo piacere di fare rischia di essere improduttivo e spesso termina in un risultato scarso o in distrazioni che prendono il sopravvento, come la tv o le notifiche dei social. E quindi, meglio essere decisi in partenza e fiondarsi in cucina per preparare qualcosa di buono con ciò che abbiamo in dispensa, e raggiungere un triplo obiettivo.
Un’attività che fa star bene
Sono infatti di tre tipo gli effetti positivi generati dalla cucina sul nostro stato psico-fisico: innanzitutto, sul fronte psicologico ci fa impegnare a fare, assaggiare, cuocere e valutare la ricetta, comportando un’attivazione comportamentale che ci impedisce di pensare troppo ad altre faccende (e ora più che mai, staccare la spina dall’attualità è fondamentale per non sentirsi carichi di ansie e paure).
Inoltre, stimola la creatività e ci offre occasioni per dimostrare agli altri, ma anche a noi stessi, le nostre capacità e abilità, anche con pietanze facili da imparare e replicare. E in ultimo offre una sensazione positiva anche fisica, perché soddisfa un’esigenza immediata e risponde con una gratificazione rapida, potendo vedere i frutti del lavoro.
La cucina: arte, tecnica e conoscenza in un’unica attività
Non a caso si sostiene che la cucina è una delle (poche) attività che mettono insieme arte, tecnica e conoscenza, ma che è anche capace di farci sentire in contatto con altre persone, vicine (i familiari o i commensali che abbiamo invitato per una cena) o lontane – pensiamo alle ricette di famiglia che si tramandano e che riportano alla memoria i nostri cari! – e per divertirci.
Deve essere un piacere
Se infatti le cucine professionali sono ritenute ad alto rischio di stress, quando invece abbiamo il tempo di preparare da mangiare senza fretta, col solo obiettivo di creare un pasto speciale da condividere con le persone che amiamo, non percepiamo più il cucinare come un dovere, ma come un piacere, una forma di espressione personale e una vera risorsa terapeutica.
I benefici terapeutici della cucina
Per tantissime persone cucinare è un ottimo metodo per rilassarsi e ritrovare il buonumore, e le piccole gestualità che servono per sminuzzare, mescolare, cuocere e impiattare hanno quasi la stessa valenza di una meditazione con il personale OM.
Senza neppure dover fare riferimento agli studi per “provare” queste tesi, è sufficiente pensare a come ci sentiamo quando ci mettiamo ai fornelli: innanzitutto, è una disciplina che coinvolge tutti i sensi, che collaborano in maniera decisiva sia alla preparazione che alla degustazione, e offre quindi la possibilità di sperimentare all’unisono diverse impressioni sensoriali.
Una sfida stimolante per il nostro cervello
Cucinare è anche una sfida, soprattutto verso noi stessi, perché è davvero difficile ottenere lo stesso risultato facendo lo stesso piatto, così come replicare una ricetta – anche se in modo preciso e pedissequo – non produrrà mai lo stesso sapore o ricordo. Questo dipende dal fatto che la manualità personale conta, così come è importante la creatività, che ci consente di variare negli ingredienti, nella presentazione del piatto o nel procedimento.
Questa attività ci aiuta a “mettere alla prova” la nostra capacità di pazienza e concentrazione, sia per seguire passaggi e istruzioni correttamente che per l’attesa dei tempi di cottura, indipendenti dalla nostra volontà. E tutto questo stimola anche il nostro essere multitasking, perché possiamo svolgere più compiti in contemporanea e ottimizzare i tempi, e le nostre abilità di problem solving se le cose non evolvono nella maniera sperata! Se il piatto non ha l’aspetto atteso, o la consistenza giusta, dobbiamo azionare il cervello per risolvere il problema, con uno stimolo grande per la nostra intelligenza pratica, così come si attivano le capacità decisionali necessarie ad analizzare la situazione e capire come reagire.
Cucinare combatte lo stress
Insomma, per noi cucinare è un’attività positiva ricca di benefici, che ci pone dinanzi a obiettivi mediamente facili da raggiungere e realizzabili in (relativamente) poco tempo, e quindi capace di infondere un senso di crescita e bravura per i risultati ottenuti.
Ma è anche un sistema eccellente per alleviare la depressione e l’ansia, tanto che negli Stati Uniti i centri di igiene mentale usano i fornelli come strumento di terapia comportamentale, perché ci aiuta a trovare distrazioni, relax e piacere.
E in un momento come questo, in cui non abbiamo certezze e siamo facilmente preda di umori negativi, la cucina ci dà la possibilità di avere il controllo diretto almeno su un aspetto, ovvero ciò che prepariamo e mangiamo. Lo diceva anche la protagonista del film Julie and Julia, la Julia Powell interpretata da Amy Adams: “Sai cosa mi piace del cucinare? Il fatto che dopo una giornata dove niente è sicuro, puoi tornare a casa e sapere con assoluta certezza che se aggiungi un tuorlo al cioccolato, al latte e allo zucchero, diventerà denso. È un tale conforto!”. E di conforto abbiamo davvero bisogno!