È un approccio alimentare che si basa sul consumo prevalente o esclusivo di frutta e, in particolare, di noci e semi e senza prodotti animali: è il fruttarismo, un regime ancor più selettivo rispetto al veganismo che si sta diffondendo anche in Italia. Bisogna però fare chiarezza su questo movimento e, soprattutto, su cosa mangiano i fruttariani per evitare di cadere in luoghi comuni o errori.
Che cos’è il fruttarismo?
Tecnicamente, si può definire fruttariano qualsiasi persona che abbia una dieta composta almeno dal 75% di frutta – ma, come vedremo, non tutta la frutta è uguale per i seguaci di questa filosofia e soprattutto per i più intransigenti.
Non esiste infatti una sola tipologia di fruttarismo, ma tante varietà di diete fruttariane accomunate dall’essere una evoluzione ancor più radicale di pratiche vegetariane, cucina vegana e orientamento crudista, perché portano a un livello ancora superiore il rispetto di tutte le forme di vita.
A spingere verso questo approccio alimentare sono diverse motivazioni che hanno a che fare con l’etica, la cultura, la religione, la salute, l’economia ma anche con le preoccupazioni legate all’ambiente: per molti fruttariani, infatti, la spinta a mangiare solo frutta deriva dal desiderio di un ritorno a un passato più naturale, al consumo di ingredienti meno lavorati e all’abbandono di un’alimentazione onnivora che provocherebbe tossicità all’interno del corpo umano.
La storia del fruttarismo
Secondo alcune ricostruzioni, il fruttarismo avrebbe avuto origine nella seconda metà Ottocento in Germania grazie, in particolare, all’attività di Arnold Ehret e allo stile di vita che prende il suo nome: l’ehretismo (anche noto come dieta senza muco) si fonda proprio sull’abbandono del consumo di prodotti di origine animale e industriale, in nome di una dieta di tipo fruttariano che, secondo le sue convinzioni, risulterebbe molto più salutare.
Questa idea è condivisa ancora oggi e si sposa a ragioni storiche, perché secondo i fruttariani l’uomo si è originariamente nutrito solo di frutta (frutti dolci trovati sugli alberi o caduti per terra) e solo successivamente ha esteso le sue fonti alimentari – e citano in particolare la Genesi per confermare il riferimento al fruttarismo come dieta originale del genere umano, motivo per cui mangiare solo frutta significherebbe riavvicinarsi alla condizione ottimale del Paradiso terrestre – tanto che il corpo umano sarebbe strutturato in modo tale da sussistere anche consumando solo questi alimenti.
I principi del fruttarismo
In senso più ampio, l’orientamento comune dei fruttariani è un approccio olistico alla salute e alla dieta, che si lega anche all’elevato rispetto di ogni essere vivente, incluse le piante, dimostrato dal rifiuto assoluto del desiderio di uccidere, ferire o danneggiare in qualsiasi modo.
Si tratta quindi di una filosofia antispecista applicata anche alla realtà quotidiana: non volendo arrecare danni agli animali, ma neppure alle piante, i fruttariani escludono dalla propria alimentazione non solo i prodotti di origine animale, come nel veganismo, ma anche (almeno per alcune diete fruttariane) le parti vitali delle piante come radici, fusti, foglie, fiori e semi, e quindi anche i cereali, i legumi e le noci, perché contengono piante future.
Alcuni famosi esponenti del fruttarismo sarebbero Steve Jobs, Gandhi, lo scrittore Raymond W. Bernard e il dittatore ugandese Idi Amin.
Cosa mangiano i fruttariani?
E quindi, cosa mangiano i fruttariani? Ridurre la risposta a “solo frutta” non è corretto, come abbiamo detto, anche perché l’approccio all’alimentazione differisce molto a seconda del livello di rigore personale.
Una possibile definizione generica di fruttarismo è quindi dieta basata sul consumo di frutta dolce e ortaggi, in cui non è previsto il consumo di carne, pesce né altri vegetali che non siano “frutti”.
Si preferisce infatti parlare di consumo di frutti (e non di frutta) perché ciò include anche i falsi frutti – quelli privi di semi; inoltre, sono impiegati anche alcuni prodotti generalmente considerati di “scarto“, come le scorze dei baccelli (che hanno un elevato valore nutrizionale e sono assolutamente eduli), il mallo verde delle mandorle immature, gli oli e le farine di polpa di frutti (olio di oliva o di avocado, farina di zucca, platano, carruba, jackfruit, pomodoro), i derivati del pomodoro (salse, concentrati e pelati), spezie come la paprica dolce e il fruttosio realmente derivato dalla frutta.
È consentita anche l’assunzione di comune acqua potabile o acqua minerale anche se, secondo i più intransigenti, non sarebbe essenziale visto che la frutta fresca possiede un naturale elevato contenuto d’acqua.
Più precisamente, i fruttariani consumano frutta, noci e semi edibili che possono raccogliere senza uccidere o danneggiare la pianta; in alcuni casi, mangiano solo frutti che sono già caduti dai rami, mentre in altre situazioni è proibito acquistare frutta da rivenditori (in particolare al supermercato) perché derivante da coltivazioni intensive, in cui le piante sono forzate con violenza a crescere in modo da assecondare le esigenze commerciali, spesso anche con trattamenti a base di concimi e pesticidi chimici.
Quali frutti mangiano i fruttariani?
In linea di massima, i fruttariani identificano vari tipi di frutti che sono adatti alle proprie esigenze, distinguendoli in base ad alcune caratteristiche di base.
Ritroviamo così frutti dolci (i classici come mela, pera, pesca, banana o kiwi), i frutti amari (come il pompelmo, melangolo o il chinotto), i frutti grassi (l’oliva, l’avocado o il durian), i frutti ortaggi (melanzana, zucca, zucchina, pomodoro, peperone, cetriolo), i frutti noci (noce e mandorlo), i frutti aspri (limone, cedro, lime), i frutti piccanti (peperoncino, pepe, senape), i frutti spiga (mais e grano), i frutti baccelli (carruba e legumi quali fagiolo, pisello, fava) e i frutti amidacei (come il platano).
A queste categorie comuni, poi, aggiungono altri alimenti vegetali più ricercati, come i frutti esotici (carambola e feijoa), i frutti acquatici (trigolo o posidonia,ad esempio) e i frutti antichi (giuggiole, corbezzolo o sorbo).
Le basi della cucina fruttariana
Visto che il fruttarismo non è semplicemente il consumo di sola frutta e non si basa quindi solo su macedonie o affini, esiste anche una vera e propria cucina fruttariana, una cultura gastronomica che rispetta gli standard di questa filosofia e presenta piatti basati sui frutti, preparati in modalità contemporanee o secondo tradizioni consolidate.
Il ricettario non è molto ampio, ma anche nella cultura italiana classica ci sono piatti come vellutate, caponate, insalate o ortaggi grigliati che sono pienamente fruttariani, e la diffusione di questa dieta ha portato allo sviluppo di nuove ricette creative e originali.
Le controversie sui fruttariani
I fruttariani sono convinti che l’uomo sia frugivoro (che si nutre di frutta) e solo le questioni sociali, ambientali e produttive hanno esteso la nostra dieta; esempi di questa origine storica sarebbero da cercare nella morfologia della dentatura o dell’apparato digerente, stando appunto a questa teoria.
In realtà, gli studi e le evidenze scientifiche hanno ripetutamente ribadito che l’uomo è un animale onnivoro, sfatando di fatto la motivazione “storica” di questa filosofia.
Ma sono anche altri i problemi legati alla dieta fruttariana, riguardanti in modo particolare la salute delle persone che praticano il fruttarismo, che rischia di essere compromessa dall’assenza (prolungata) dei corretti nutrienti per l’organismo.
In particolare, è provato che mangiare solo frutta rende complessa l’assimilazione di alcuni elementi come vitamine del gruppo B e minerali come calcio, ferro e zinco, di cui i frutti sono carenti; allo stesso modo, fare un carico “solo” di determinati tipi di vitamine, aminoacidi, sali, fibre e acidi grassi polinsaturi di cui i frutti sono generalmente ricchi può essere deleterio sul lungo periodo, perché il nostro organismo necessita di varietà e di moderazione.