I clienti delle gelaterie sono soliti dividersi non solo sui gusti del gelato preferiti ma anche e soprattutto sul contenitore in cui tale alimento viene proposto, spesso proprio a causa di una scelta quasi ideologica. Cono o coppetta, stecco o brioche? La prima proposta è sicuramente la più gustosa e associata maggiormente al concetto di gelato, specie se artigianale, mentre la seconda determina una maggiore eleganza nel mangiare poiché più maneggevole e meno avvezza a far cadere accidentalmente il gelato. Stecco e brioche restano più che altro tipicità adatte ai più pigri, a coloro che desiderano una coccola dolce, e “di nicchia”, sebbene meno richiesta, quantomeno nel nord d’Italia.
Cono o coppetta? Cosa prediligono gli italiani?
A parlare questa volta sono numerosi studi e ricerche, le più famose condotte dal docente sensoriale Key McMath, della Massey University di Palmerston North in Nuova Zelanda, hanno decretato il cono come una goduria prolungata, da assaporare leccata dopo leccata, morso dopo morso dal gelato o dal sorbetto fino ad arrivare alla deliziosa cialda croccante. Esisterebbero addirittura, ad avvalorare tale tesi, spiegazioni di ordine fisiologico poiché anche solo trattenendo il cono in mano, il consumatore percepisce il sapore del gelato, sciogliersi alla temperatura della bocca, stimolando maggiormente le papille gustative. Questo con la coppetta non si verifica poiché tale contenitore, funge da isolante e la temperatura del gelato in bocca si mantiene fredda, mentre la lingua spinge l’alimento sul palato che si scioglie prima di percepirne realmente il sapore. Una via di mezzo sarebbe data dallo stecco, scelta sicuramente meno comune ma in grado di rappresentare il giusto compromesso tra gusto e temperatura di servizio ideale.
L’avvento del cono gelato
I primi contenitori ad essere impiegati per il gelato furono coppette, ma non quelle in cartone che si utilizzano comunemente oggi nelle gelaterie. Una volta venivano infatti sfruttati i bicchieri di vetro, con tutti gli inconvenienti del caso annessi. Non era raro infatti che finissero per frantumarsi accidentalmente prima della fine della degustazione, tant’è vero che oggi, tale soluzione viene impiegata solo per quanto concerne il servizio al tavolo.
Furono esattamente queste problematiche a spingere Italo Marchioni ad acquistare il brevetto del cono gelato nel 1903, a New York. Come suggerisce il nome, il cono, realizzato in croccante cialda, la quale viene preparata con uova, burro, farina e lievito, impastati in opportuni stampi, presenta una caratteristica forma conica.
Nel 1959 l’italiano Spina, avvio la produzione di coni gelato a livello industriale cercando di ovviare a un ulteriore problema dato dal gelato che con la sua umidità, finiva per ammorbidire eccessivamente la cialda: la sua idea fu quella di isolarla mediante uno strado di olio, zucchero e goloso cioccolato. Oggi le alternative sono in realtà molteplici: vengono infatti prodotti anche coni per celiaci e privi di glutine adatti a chi non vuole rinunciare alla croccantezza tipica della cialda, sostituendola con la coppetta.
Conservare coni e coppette
Mentre per quanto riguarda le coppette di carta le raccomandazioni necessarie sono ridotte alla conservazione delle scorte in ambienti sani, freschi e asciutti, per i coni occorre prestare maggiore attenzione: possono infatti essere conservati in cartoni o chiusi all’interno di sacchetti di plastica per un periodo orientativo che va dai 12 ai 15 mesi, il tutto ben lontano da veicoli di umidità che potrebbero pregiudicarne la caratteristica fragranza. Anche il trasporto deve tuttavia risultare accorto, perché data la fragilità, eventuali cadute e scossoni potrebbero determinarne inevitabilmente la rottura. Gli operatori all’interno delle gelaterie devono prestare attenzione nel maneggiarli, soprattutto durante la spatolatura dei primi gusti di gelato scelti dal cliente: il gelato deve essere spatolato dapprima alcune volte e successivamente ammorbidito nell’incavo, spalmando dall’alto e verso il basso, sempre utilizzando come appoggio il bordo del cono.
Pro e contro del gelato d’asporto
Se si parla di gelato da asporto, questo viene tradizionalmente venduto in coppette o vaschette di polistirolo: una gelateria dove dovrebbe dunque puntare? Sulla vendita di coppette singole o piuttosto su vaschette di gelato maxi? Il gelato di per sé presenta il medesimo costo, motivo per cui deve essere di fatto valutato il costo del contenitore. Un chilo di gelato necessita di una vaschetta, l’equivalente di circa 8 coni o coppette se questo viene venduto in modalità da passeggio. Allo stesso modo occorre valutare anche il tempo di confezionamento dove riempire una vaschetta risulta sicuramente un’operazione più rapida per l’addetto alle vendite, rispetto alla sola preparazione di coppette singole. Tuttavia la praticità varia anche in funzione della zona in cui è presente la medesima gelateria: si sa che se questa è in prossimità di una zona pedonale, sicuramente le coppette supererebbero di gran lunga la richiesta di vaschette da asporto, mentre al contrario se in zone trafficate, la proprietà verrebbe sicuramente data alle vaschette.
L’ideale? Puntare sempre su offerte promozionali in grado di spingere un prodotto piuttosto che un altro a seconda delle esigenze di vendita: sta di fatto che il gelato, proposto in stecco, coppetta, cono, o venduto all’interno di morbide brioche, rappresenta un piacere irrinunciabile a cui nessuno sa resistere.