Se ne parla da oltre 40 anni e per tante persone è un “fastidio“, un ulteriore impegno che complica la routine casalinga: parliamo di raccolta differenziata e di gestione di rifiuti, un tema inevitabilmente collegato ai nostri topic sul food, perché è proprio dalla cucina che si generano tanti “scarti” da recuperare o quanto meno gestire in maniera corretta.
I numeri sui rifiuti in Italia
Prima di partire con la nostra guida alla raccolta differenziata dobbiamo però inquadrare il più ampio problema della gestione dei rifiuti: secondo l’ultima edizione del Rapporto Rifiuti Urbani dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) pubblicato a dicembre 2019, nel nostro Paese produciamo tanti (troppi) rifiuti e differenziamo – e quindi recuperiamo – ancora poco.
I numeri ci dicono che la produzione italiana dei rifiuti urbani in totale si attesta a quasi 30,2 milioni di tonnellate, che suddiviso in dato pro-capite significa che ognuno di noi genera da solo poco meno di 500 chilogrammi all’anno!
La raccolta differenziata
Le stime sui dati della raccolta differenziata lasciano spazio a un po’ di ottimismo, perché nell’ultimo decennio a livello nazionale la percentuale è aumentata di quasi 25 punti percentuali, passando dal 35,3 per cento del 2010 al 58,1 del 2019. In termini quantitativi, significa che le famiglie hanno differenziato 17,5 milioni di tonnellate nell’ultimo anno, mentre dieci anni fa solo circa 9,9 milioni di tonnellate.
Il problema è che, nonostante questa impennata, la percentuale di raccolta differenziata rispetto al totale dei rifiuti urbani raggiunge appena il 58,1 per cento, ben distante dalla quota del 65 per cento fissata nel 2012 dalla normativa nazionale. Solo 7 regioni italiane superano questo obiettivo del 65 per cento di differenziata: Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia, Marche, Emilia Romagna, Sardegna e Friuli Venezia Giulia; in coda alle regioni “riciclone” ci sono le realtà del Sud, e in particolare Puglia, Calabria, Molise e Sicilia (che è addirittura sotto al 30 per cento).
Che cosa si differenzia
Molto importante e interessante capire quali sono le categorie di rifiuti maggiormente differenziati dagli italiani: in testa c’è l’organico, la frazione più raccolta in Italia con oltre 7 milioni di tonnellate di rifiuti e scarti derivanti da cucine e mense o dalla manutenzione di giardini e parchi.
Al secondo posto ci sono i 3,4 milioni di tonnellate di carta e cartone, poi il vetro (2,1 milioni di tonnellate) e la plastica (1,7 milioni, proveniente in larghissima parte da imballaggi). Bisogna sottolineare che “il 15% dei rifiuti indifferenziati è costituito da rifiuti plastici, in gran parte non di imballaggio, che non vengono adeguatamente recuperati”, come evidenzia l’Ispra.
Guida alla raccolta differenziata
Al di là delle questioni sociali, economiche e ambientali di questo fenomeno, ci interessa porre l’attenzione su un altro dato emerso da un’indagine dell’Istat: più dell’85 per cento delle famiglie italiane dichiara di effettuare con regolarità la raccolta differenziata dei vari materiali, ma in tanti non sono realmente persuasi dell’utilità di questa pratica, e addirittura una famiglia su tre (quasi una su due al Sud) è scettica sui benefici.
In realtà, dividere in modo corretto i nostri rifiuti è un modo per contribuire a prenderci cura del nostro presente e del nostro futuro, perché inquiniamo di meno, rendiamo le strade cittadine più pulite e generiamo un impatto positivo anche in termini economici, perché ad esempio si risparmia sui costi di smaltimento dei rifiuti e si aumenta l’uso di materiali riciclati.
Come differenziare i rifiuti
L’importante è imparare a differenziare correttamente i rifiuti, capire cosa gettare nei vari cassonetti presenti lungo le strade o nei sacchetti della raccolta domestica: con queste linee guida generali proviamo a dare il nostro contributo, invitando innanzitutto a tentare di consumare meno e ricordando che per i casi più critici o i dubbi bisogna far riferimento alle indicazioni fornite dal proprio Comune di appartenenza.
Cosa gettare nel contenitore dell’umido o organico
È uno dei nostri alleati principali in cucina: i sacchetti biodegradabili e compostabili (che in genere si conferiscono nei secchi di colore marrone scuro) accolgono i rifiuti organici o umidi (in sintesi, tutto ciò che può finire nella compostiera) e quindi scarti e avanzi alimentari sia cotti che crudi, ma anche cibi scaduti e avariati.
Possono essere inseriti nel contenitore dell’umido: tovaglioli e fazzoletti di carta (ma senza stampe grafiche), carta forno, carta oleata, carta assorbente usata a contatto con gli alimenti o sostanze organiche (ad esempio, quella usata per i fritti, per tamponare una ferita o soffiarsi il naso), stoviglie in plastica biodegradabili, residui delle potature, fiori secchi e piante.
Al contrario, non possiamo mettere tra i rifiuti organici liquidi, olio, metalli, involucri (come sacchetti e vaschette per cibo) e assorbenti o pannolini – anche se compostabili. Anche la carta assorbente utilizzata entrata a contatto con detersivi e sostanze estranee (come i trucchi) non può andare nell’umido, ma gettata nell’indifferenziato.
Dai rifiuti organici si ricava un utile concime naturale intervenendo sulla decomposizione naturale della raccolta sottoposta a biossidazione, che ha applicazione pratica nel giardinaggio o nella coltivazione.
Come fare la raccolta differenziata della carta
Eseguendo in maniera corretta questa raccolta diamo una mano agli alberi (e al pianeta): si stima che per produrre una tonnellata di carta vergine occorrano 15 alberi, 440 mila litri d’acqua e 7.600 Kwh di energia elettrica, mentre per fare una tonnellata di carta riciclata servano solo 1.800 litri d’acqua e 2.700 Kwh di energia elettrica.
Questo perché il carico raccolto – separato accuratamente in base al tipo di carta e cartone – viene tritato e impastato con acqua e rilavorato fino a renderlo nuova carta utilizzabile, a tutto beneficio dell’ambiente.
Nel contenitore della carta – tradizionalmente di colore bianco – possiamo mettere giornali, libri, fogli pubblicitari, imballaggi, scatole di carta, cartoncino, cartone, cercando di pressare o tagliare in parti più piccole le confezioni, così da ricavare maggior spazio e semplificare la gestione dei rifiuti.
Anche il tetrapak può essere riciclato tra la carta: dobbiamo però badare a lavare la parte entrata in contatto con gli alimenti e separare gli elementi di altra natura (in genere, i tappi di plastica).
Attenzione: in alcuni casi, le scatole di alimenti come pasta, riso o biscotti presentano delle finestre in plastica che dovremmo cercare di eliminare e riciclare separatamente, per poi inserire le confezioni nel contenitore della carta.
Gestire i rifiuti in plastica
La plastica è uno dei grandi problemi del nostro mondo contemporaneo e già intervenendo in casa con una corretta differenziazione dei rifiuti possiamo dare un contributo. Nei contenitori per la plastica o multimateriale (contrassegnato comunemente dal colore giallo) possiamo inserire gli oggetti e gli imballaggi contraddistinti dal simbolo delle tre frecce a forma di triangolo con all’interno il numero SPI e la sigla del polimero specifico, come PE (polietilene), PP (propilene), PVC (cloruro di polivinile), PET (polietilentereflato), PS (polistirene).
Il processo di recupero di questi materiali inizia separando i prodotti in base alla tipologia e alla sigla, seguito da un lavaggio e da una rielaborazione che produce tessuti (pile), imbottiture, arredi e così via.
Nel bidone della plastica possiamo inserire: bottiglie di acqua e bibite, flaconi di detergenti, shampoo, saponi liquidi, deodoranti (con sigle FE40 o ALU41), detersivi e altri prodotti per la pulizia della casa e della persona, vasetti dello yogurt ripuliti, sacchetti per la spesa, cassette per prodotti ortofrutticoli, sacchi per il confezionamento di indumenti, contenitori in plastica per uova. Anche il polistirolo e il poliestere ad uso alimentare (le tipiche vaschette dove si posizionano carne, pesce e verdure) possono essere messe nel contenitore della plastica, pulite da eventuali residui.
Non possiamo inserire invece giocattoli in plastica, componenti elettroniche in plastica oppure oggetti ingombranti. Inoltre, non possiamo riciclare piatti e bicchieri non biodegradabili, destinati all’indifferenziato.
Come riciclare il vetro
Anche il vetro ha un importante ciclo di vita, quando recuperato: i rifiuti raccolti sono selezionati, frantumati e fusi per diventare nuovi prodotti, senza perder nulla in termini di peso! Ogni chilo di vetro riciclato produce lo stesso peso di vetro nuovo, in un processo di ottimizzazione completa della raccolta
I rifiuti in vetro andrebbero conferiti nel contenitore (colore verde) sfusi e senza sacchetto, dopo aver provveduto quando possibile a rimuovere le eventuali etichette. Possiamo inserire bottiglie, bicchieri, vasi e barattoli in vetro, e a seconda dei Comuni anche contenitori di alluminio (che altrove sono destinati al bidone di plastica e multimateriale).
Attenzione ai prodotti che non possono essere inseriti: gli occhiali e le lampadine, ad esempio, non sono adatti perché hanno componenti in vetro o plastica. Vietati specchi, porcellana, ceramica, cristallo (compresi i bicchieri di cristallo).
Il sacchetto dell’indifferenziato e gli altri rifiuti
Il bidone del secco indifferenziato, di colore grigio, serve a raccogliere tutti i prodotti non riciclabili: ne abbiamo già citati alcuni, come giocattoli, fazzoletti di carta con residui organici che presentano stampe, tubetti di creme, assorbenti e pannolini, piatti e bicchieri “di carta” non biodegradabili.
Ci sono poi dei rifiuti che non possiamo conferire in maniera autonoma, ma dobbiamo portare presso le stazioni ecologiche per un corretto smaltimento: ad esempio, barattoli e lattine che contenevano benzina, solventi, olio del motore, che rientrano tra i RUP – Rifiuti Urbani Pericolosi – oppure elettrodomestici come lavatrici o lavastoviglie (ma possiamo servirci anche del servizio di ritiro comunale). Anche le pile possono essere portate all’isola ecologica, ma più facilmente possono essere smaltite presso farmacie e altri locali dotati dell’apposito contenitore. Le farmacie sono anche il punto di riferimento per gettare i farmaci scaduti.
Concludendo con uno sguardo alla cucina, cosa fare con l’olio avanzato dalle nostre preparazioni? Forse è intuibile: olio extravergine di oliva, di oliva o di qualunque origine a scopo alimentare non può essere gettato nell’umido (e men che meno sversato negli scarichi di casa!), ma raccolto in un contenitore e portato a una staziona ecologica.
- Materiale: polipropilene
- Componibile
- Sovrapponibile
- Produzione 100% italia