Ormai è entrato a far parte non solo del linguaggio comune, ma anche delle abitudini: il pacco da giù non è più soltanto il “rifornimento” periodico che mamme e nonne spediscono agli studenti meridionali fuori sede al Nord, ma un vero e proprio fenomeno di costume che supera i confini nazionali. Per questo Natale 2020, il pacco diventa l’occasione di poter celebrare le feste con un sorriso in più, grazie a tutte le specialità contenute in queste varianti golose e sfiziose!
L’origine del pacco da giù
I meridionali di stanza al Nord sanno quanto possa essere difficile la vita dell’emigrato – o, in realtà, quanto potesse esserla negli anni passati, visto che ormai tutto è molto più disponibile anche grazie alla Rete – e quanto fosse importante il supporto della famiglia. Questo si concretizzava spesso in un sostegno economico, ma anche e soprattutto nell’invio di un pacco-viveri ricco di delizie e di prodotti destinati ad alleviare la vita al Nord, tutti “made in Sud” e con il classico sapore di casa.
Nel tipico pacco da giù trovavano spazio forme di pane, olio, conserve fatte in casa, sughi casalinghi, salse di pomodoro, salumi tipici, formaggi, ma anche pasta (anche confezionata…), dolci e scatolame vario. Un vero e proprio tesoro che, all’apertura, faceva rivivere un po’ la scena dell’arrivo in albergo a Milano di Totò e fratelli in “Totò, Peppino e la… malafemmina” (ma senza galline vive, in genere!).
A guidare l’azione dei genitori e dei parenti – soprattutto le mamme e le nonne – era il timore che il cibo del Nord fosse di qualità diversa (per non dire inferiore) o comunque più caro di quello reperibile a casa, e che quindi senza il rifornimento periodico il figlio emigrato sarebbe andato incontro all’inevitabile dimagrimento, tornando a casa “sciupato”.
Il pacco da giù oggi è il regalo di Natale 2020
Da rito sacro per gli studenti fuori sede, il pacco-derrate è diventato oggi un vero e proprio must per i regali di Natale 2020 per chi è lontano, superando quindi il concetto di attenzioni familiari per abbracciare un senso ancora più ampio, di idea golosa per chi ci sta a cuore e non possiamo incontrare – a maggior ragione in questo anno così complicato.
Sono infatti tante le proposte di pacco da giù in vendita per queste festività, tutti caratterizzati da un’ampia scelta e da prodotti rigorosamente meridionali e di qualità, che faranno felici i destinatari.
Il Mamma Pack, in distribuzione in tutta Europa
Uno dei primi esempi è rappresentato dalla startup MammaPack, ideata nel 2018 da due napoletani expat – Flavio Nappi e Romolo Ganzerli – che hanno sperimentato in prima persona la struggente mancanza dei sapori di casa all’estero. Ecco perché attraverso l’e-Commerce che hanno creato si possono acquistare circa diecimila prodotti italiani a prezzi italiani, dal cibo agli articoli per l’igiene personale, distribuiti in 20 Paesi europei: come suggerisce il nome, in questo pacco si può mettere tutto quello che una mamma italiana preparerebbe per un figlio distante.
Con Daggiù il pacco diventa una mistery box
Molto originale l’intuizione di Arnaldo Thomas Derosa, un giovane barese trasferitosi a Milano, che per questo Natale ha lanciato un pacco da giù sotto forma di mistery box: si chiama semplicemente “Daggiù” e contiene selezione dei migliori prodotti artigianali del Meridione d’Italia, abbinata al gusto per la sorpresa e al brivido dell’imprevisto.
Staisciupacco, il progetto di Casa Surace
La factory creativa Casa Surace ha avuto il merito di rendere ancora più famoso il “pacco da giù” attraverso sketch e video divertenti, ma da qualche anno ha intuito le potenzialità commerciali di questa confezione: nasce così Staisciupacco, il pacco da giù firmato Casa Surace e pensato per alleviare la malinconia di casa di studenti fuorisede e lavoratori lontani, che così possono riassaporare i sapori dell’infanzia e i piatti tradizionalmente preparati con amore dalle nonne.
E difatti lo Staisciupacco riporta il sigillo di garanzia “di origine controllata dalla nonna” di casa Surace, la stessa che si preoccupa di vedere i nipoti “sciupati”, appunto. Molte le proposte originali per il Natale, composte non solo da prodotti tipici meridionali, ma anche dalla “Tombola Surace” o dal libro “Quest’anno non scendo”, quanto mai attuale.
L’evoluzione del pacco da giù
Se una volta il pacco da giù nasceva dal mito (vero o infondato) dell’irreperibilità di alcuni alimenti tipici del Sud nelle zone del Settentrione, oggi invece somiglia piuttosto a un fatto culturale o di tendenza, che si lega anche alla riscoperta delle produzioni di qualità dei territori.
Ecco quindi il “pacco terrone” da Venosa, con tanto di sito su cui trovare la soluzione migliore per le proprie esigenze, da far recapitare con corriere in tutta Italia o Europa; o ancora le proposte di “La Terra di Puglia”, uno shop di prodotti tipici e sapori autentici pugliesi, e quelle di Fooodle, marketplace per il made in Italy delle piccole e medie imprese italiane.
Non solo Sud nei pacchi
Ma le specialità italiane non sono localizzate solo al Sud, come sappiamo, e quest’anno ci sono anche due Regioni del Centro Italia che concorrono nella lotta alla composizione del “miglior pacco da giù” per il Natale 2020.
Parliamo ad esempio di Macelleria KM 341 di Alba Adriatica, in provincia di Teramo, che ha puntato tutto sugli arrosticini di pecora lavorati al coltello, un vero vanto della gastronomia abruzzese, o di Marketiamo, un e-Commerce di prodotti tipici e specialità delle Marche.
Insomma, qualunque sia la provenienza del pacco da giù, mai come prima d’ora sceglierlo come strenna natalizia potrebbe rivelarsi un’intuizione giusta per consentire a chi è lontano da casa a Natale di rivivere almeno in parte l’atmosfera magica delle feste in famiglia.