Negozi aperti domenica. È su questo tema che negli ultimi giorni si divide l’opinione pubblica italiana. Le aperture domenicali tra pro e contro, con il nuovo ddl in arrivo e tante idee tra ci mettere ordine. Ma ne resto del mondo la domenica cosa accade? Proviamo a fare ordine su questi temi per capire meglio perché c’è chi vuole e chi non vuole i negozi aperti domenica.
Cosa cambia con il DDL
La proposta di legge per regolarizzare le aperture domenicali delle attività commerciali è arrivata in Commissione attività produttive. Cancella la norma introdotta dal Governo Monti che lasciava completa autonomia ai commercianti nella gestione delle aperture. Cosa prevede il nuovo decreto? Negozi aperti domenica solo a dicembre e in quattro domeniche o festività nel corso dell’anno. È la proposta della Lega (la prima firma del decreto è quella di Barbara Saltamartini), con il Movimento 5 Stelle che apre a dodici festività l’anno. A decidere, poi, saranno gli enti locali, cui spetta il compito di definire il piano delle aperture straordinarie. Nel DDL, infatti, si legge: “Le regioni, d’intesa con gli enti locali, adottano un piano per la regolazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi commerciali di cui al comma 1 che prevede l’obbligo della chiusura domenicale e festiva dell’esercizio”. “Nel piano adottato ai sensi del comma 4 – si aggiunge – sono individuati i giorni e le zone del territorio nei quali gli esercenti possono derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva. Tali giorni comprendono le domeniche del mese di dicembre, nonché ulteriori quattro domeniche o festività nel corso degli altri mesi dell’anno”. In realtà i testi in visione presso la Commissione sono diversi, partono tutti da un’idea comune: no all’autonomia totale per gli esercenti. Le soluzioni e le proposte, però, sono diverse.
Pro e contro dell’apertura domenicale
Consumi a rischio. Una tutela per i più piccoli. Le posizioni assunte da associazioni e opinione pubblica sul tema negozi aperti domenica sì, negozi aperti domenica no sono davvero diverse. A favore della chiusura sono soprattutto i piccoli esercenti che vedono nella chiusura domenicale una tutela contro i big, gli unici capaci di sostenere i costi relativi al lavorare sabato e domenica. Non solo personale, ma anche bollette e consumi. Per Confersercenti, associazione che riunisce sotto lo stesso tetto i piccoli commercianti, le misure introdotte da Monti ha procurato un sensibile calo delle vendite al dettaglio (tra l’1 e il 2 per cento su base annua) sia nel 2012 che nel 2013. Dal 2014 la situazione è andata migliorando ma solo perché si è assistito alla ripresa economica che ha avuto riflessi positivi anche sugli affari dei negozi più piccoli. L’associazione dei big, invece, Federdistribuzione, che rappresenta i grandi della GDO, la chiusura sarebbe un errore. Secondo una rilevazione interna, infatti sarebbe favorevole a negozi aperti domenica ben il 65 per cento dei consumatori. D’altra parte l’apertura del Governo Monti si è tradotta in 4.200 assunzioni in più nel commercio e in oltre 400 milioni di euro di salari erogati.
Lavorare sabato e domenica
In realtà, oggi lavorare sabato e domenica non sembra più un taboo. Che si tratti di un call center o di una redazione, il lavoro nel week-end si afferma sempre più come una sorta di abitudine. L’allarme lanciato anche dalle associazioni di consumatori è relativo proprio a questi aspetti. La chiusura dei negozi rischia di tradursi in un calo di consumi e occupazione. A rischio ci sarebbero tra i 30 mila e 50 mila posti di lavori.
Perché sì
Resta, però, tra i vantaggi la possibilità di facilitare il guadagno dei piccoli esercenti e consentire ai lavoratori di passare la domenica in famiglia. Maggiore equità sociale e lavorativa è, invece, l’idea che porta i sindacati a guardare con favore alla misura, come una strada capace di riformare un’eccessiva liberalizzazione delle attività che ha portato alla chiusura di numerosi piccoli esercizi commerciali.
Cosa accade nel mondo
L’apertura domenicale dei negozi, quindi, resta un tema molto dibattuto. Ma cosa succede nel resto dl mondo? Lavorare sabato e domenica è prassi? Tra i Paesi dell’Unione Europea sono 16 quelli che hanno optato per la liberalizzazione degli orari. D’altra parte secondo l regole comunitarie, l’unico vincolo del datore di lavoro è quello di concedere al dipendente un giorno di riposo dopo sei di impiego, non necessariamente un festivo. Secondo le rilevazioni dell’Istituto Bruno Leoni, tra i fondatori dell’Ue (come Francia e Germania) alcuni sono sbilanciati verso la chiusura nei festivi e nelle domeniche. Le eccezioni riguardano solo negozi di alimentari, panetterie, grande distribuzione, giornalai, stazioni di servizio, stazioni dei treni, aeroporti e musei. Il report elaborato dall’Istituto Leoni specifica che “la panoramica europea mostra che in nessun Paese il lavoro domenicale è totalmente proibito, e anche in nazioni come Grecia, Germania e Francia, che presentano maggiori limitazioni, sono presenti eccezioni. Malta, Ungheria, Finlandia e Danimarca hanno introdotto e successivamente abolito le restrizioni sul lavoro domenicale”.