Una vendemmia buona, nonostante i danni del maltempo e i rischi collegati agli acquazzoni, che ancora non sono del tutto scongiurati: la stagione del vino in questo 2018 si preannuncia mediamente positiva per le regioni italiane, con un incremento della produzione che, sulla base delle ultime stime eseguite da Coldiretti, dovrebbe aggirarsi intorno al 20 per cento.
Una vendemmia positiva nonostante il maltempo
Lo studio della più grande associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura italiana sottolinea che, nonostante varie ondate di maltempo che hanno provocato danni immani ai campi italiani (quantificati in più di mezzo miliardo di euro) la vendemmia 2018 si annuncia buona e con un aumento della produzione compreso fra il 10 e il 20 per cento. Gli esperti hanno spiegato che i rischi però non sono ancora superati, perché “se la grandine è l’evento più drammatico per i danni irreversibili che provoca a frutta e grappoli, a preoccupare è anche l’eccesso di acqua che rischia di far scoppiare gli acini”, motivo per il quale “gli agricoltori sono al lavoro per verificare la situazione delle coltivazioni e per mettere a punto i necessari interventi colturali per limitare i danni”.
La raccolta inizia sotto buoni auspici
La vendemmia in Italia è partita come da tradizione nella prima decade di agosto, con la raccolta delle uve Pinot e Chardonnay, e il calendario prosegue interessando tutta la Penisola, da Nord a Sud: in settembre e ottobre è prevista la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo, mentre si conclude con le uve di Aglianico e Nerello a novembre, con un ritardo di circa una settimana rispetto allo scorso anno. Effetto, sempre secondo la Coldiretti, delle piogge che hanno caratterizzato la primavera e l’inizio dell’estate 2018, che però non dovrebbero avere conseguenze negative per il prodotto finale.
Attesi vini di qualità buona o ottima
Le condizioni attuali, infatti, fanno ben sperare dal punto di vista qualitativo, perché ci si attende un vino di qualità buona o ottima, anche se molto dipenderà dalle evoluzioni del meteo anche in questo mese di settembre. La nostra produzione nazionale di vino per questa vendemmia 2018 sarà dedicata in larghissima parte (oltre il 70 per cento) a vini DOCG, DOC e IGT riconosciuti in Italia (ricordiamo che il nostro patrimonio è composto da 332 vini a denominazione di origine controllata DOC, 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita DOCG, e 118 vini a indicazione geografica tipica IGT), mentre la rimanente parte coprirà i fabbisogni della produzione di vini da tavola.
Il testa a testa con i vini francesi
Insomma, salvo ulteriori imprevisti, la vendemmia 2018 dovrebbe portare il totale della produzione a raggiungere circa i 47 milioni di ettolitri (tornando dunque nella media dell’ultimo decennio), rispetto ai 40 milioni dello scorso anno, riaprendo la gara produttiva con gli storici rivali francesi. Proprio in questi giorni, infatti, sono arrivate le prime stime di Agreste, il servizio statistico del Ministero dell’Agricoltura francese, che parlando di una produzione di vino in Francia che dovrebbe essere di 46,8 milioni di ettolitri, il 27 per cento in più dello scorso anno, anche se con preoccupazioni per muffe e marciumi in Languedoc e a Bordeaux.
Il patrimonio enologico italiano
Sempre riguardo al “testa a testa” con i cugini d’Oltralpe, Coldiretti ricorda che in Italia si riscontrano 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei francesi: una dimostrazione pratica del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare il nostro Paese, che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie a una tradizione millenaria.
Una vendemmia 2018 di piena produzione
Se le stime dell’associazione dei coltivatori sembrano essere orientate all’ottimismo, più realistiche appaiono le considerazioni di Assoenologi, che partono da una considerazione semplice: la vendemmia 2017 è stata disastrosa, la più scarsa dal dopoguerra, motivo per il quale il “segno più” di quest’anno era atteso se non “inevitabile”. Lo scorso anno, infatti, gli eventi climatici si sono accaniti con un’inusuale ed eccezionale portata, mentre invece in questi mesi del 2018 ” siamo tornati ai valori medi riferiti ad annate di piena produzione“.
Aspettative positive per qualità e quantità di produzione
Il report degli enologi italiani rivela anche alcune delle tendenze in corso sulla vendemmia 2018, che dovrebbe produrre “una qualità eterogenea, buona con diverse punte di ottimo e alcune di eccellente“, come assicura il presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella, che parla anche di ritorno alla normalità dopo la negativa eccezione dello scorso anno: “Siamo tornati nella media delle quantità prodotte e anche i tempi della vendemmia sono quelli tradizionali, mentre l’anno scorso era stata anticipata fino a due settimane”. In definitiva, comunque, la speranza e l’ottimismo traspaiono anche dagli esperti, che vaticinano “la seconda vendemmia migliore come quantità degli ultimi 20 anni”, evidenziando che “solo il ’99 andò meglio, con 58,1 milioni di ettolitri”.
Lo sprint della Puglia, la regione più produttiva
Nel dossier si stima infatti che l’Italia potrà vendere (ed esportare) 55,8 milioni di ettolitri grazie alla raccolta di 76-78 milioni di quintali d’uva, mentre dal punto di vista territoriale appaiono in forte ripresa le regioni del Centro, che rialzano la testa dopo le ripercussioni dell’anno scorso (quando persero fino al 35 per cento della produzione, oggi recuperata). La vendemmia 2018 dovrebbe comunque essere caratterizzata dallo sprint pugliese: proprio la Puglia dovrebbe essere la regione più produttiva con 11,9 milioni di ettolitri, seguita da Veneto (10,3), Emilia-Romagna (7,8) e Sicilia (5,8). In termini pratici, soltanto questi due fronti del Nordest e i due del Sud rappresentano il 65 per cento della produzione del vino italiano, con la rimanente parte composta dalle uve raccolte in Abruzzo (3,6), Piemonte (2,5), Lazio e Umbria che vengono conteggiate assieme a quota 2,3 al pari della Toscana.
Cosa dicono i dati analitici di Assoenologi
Per quanto riguarda infine la qualità dei vini ottenuti, Assoenologi mette “nero su bianco” alcune previsioni: al Nord la qualità risulta più che buona, con diverse punte di ottimo alcune di eccellente. I primi dati analitici indicano acidità inferiore alla norma, tipiche di condizioni climatiche variabili, mentre i riscontri concreti sui vini bianchi ottenuti dalle prime uve vendemmiate offrono un buon quadro aromatico e un’interessante intensità.