È uno dei primi volti che vengono alla mente agli appassionati di cucina giapponese e di show televisivi, e la sua presenza bonaria e simpatica ha fatto breccia nel cuore di tanti italiani: parliamo di Hirohiko Shoda, per tutti più semplicemente Chef Hiro, che ormai da dieci anni è un ambasciatore della cucina giapponese qui nel nostro Paese.
Chi è Chef Hiro
Nato nella storica città di Nara in Giappone nel 1977, Hirohiko Shoda ha sviluppato da subito grande curiosità per la cultura occidentale, interessandosi anche alla cucina europea e in particolare alle tradizioni gastronomiche dell’Italia, innamorandosi dei sapori e dei gusti dei prodotti mediterranei. Merito anche dell’ambiente familiare in cui è cresciuto: il nonno, che coltivava piante e fiori, gli ha trasmesso il rispetto e la cura della materia prima, mentre dalla madre ha ereditato un ampio campionario di ricette semplici e genuine, legate alla tradizione giapponese.
E queste sono state, e sono tutt’ora, le basi della cucina di Chef Hiro, che poi ha perfezionato con gli studi e la formazione le sue competenze in ambito gastronomico.
La carriera di Hirohiko Shoda
Nello specifico, Hiro decide di intraprendere un percorso di studi specialistici in cucina italiana e internazionale presso lo Tsuji Culinary Institute, rinomata Accademia di cucina giapponese, per poi lanciarsi a capofitto nell’attività lavorativa nell’alta ristorazione: da giovanissimo diventa capo chef di un noto ristorante italiano di Osaka, e a soli 23 anni si trova a guidare uno staff composto da oltre 200 persone!
La sua “fortuna” (per usare il termine che lui stesso ha scelto in varie interviste) è stata l’aver studiato l’arte culinaria in Giappone, dove si insegnano tutte le cucine del mondo al pari di quella nazionale e gli studenti possono quindi conoscere ingredienti, tecniche, storie, differenti, formandosi in maniera ampia e completa per diventare chef competenti e preparati.
La sua passione per la cucina italiana e la sua ambizione a toccare con mano la nostra arte gastronomica lo portano a una importante decisione: nel 2003 decide di lasciare il Giappone per viaggiare alla conquista dell’Italia, iniziando con una breve tappa a Napoli prima di arrivare poi, nel 2006, all’incontro che gli consente di svoltare vita e carriera.
All’alba dei trent’anni, infatti, Chef Hiro si trasferisce definitivamente a Padova, iniziando una lunga collaborazione (che durerà 8 anni) con Massimiliano Alajmo a Le Calandre, celeberrimo ristorante che vanta tre stelle Michelin ed è stabilmente nella lista di The World’s 50 Best Restaurants (salito alla decima posizione nel 2022, tra l’altro).
Di questa esperienza, poi, Hiro avrà modo di dire che è stata “un percorso di lavoro, ma soprattutto di vita, e deve essere necessariamente una scelta ben ponderata e portata avanti nel tempo con diligenza, rigore e rispetto, mettendo in conto sia grandi sacrifici che grandi soddisfazioni”.
Chef Hiro: dal Giappone alla TV italiana
Nel 2013 c’è un altro momento cruciale per la fama di Hiro: in quell’anno, infatti, entra per la prima volta nelle case degli italiani attraverso il piccolo schermo, e questo personaggio speciale, genuino e simpatico inizia a conquistare le simpatie degli spettatori. Comincia con Ciao sono Hiro su Gambero Rosso Channel, in cui strabilia per le sue preparazioni elaborate, rigorosamente senza utilizzo di fuochi per la cottura, che esaltano gli ingredienti nella loro purezza, bellezza e complessità, e poi prosegue con Hiro in Japan, sempre sullo stesso canale, per approdare infine a prova del cuoco su Rai1, dove Antonella Clerici gli affida una rubrica e lo porta alla ribalta del grande pubblico.
E Chef Hiro continua a raccogliere consensi e successo, facendosi apprezzare anche con le successive partecipazioni a trasmissioni quali Geo su Rai3, È sempre mezzogiorno su Rai1 (ancora con la Clerici), show su Radio Deejay e ospitate come giudice a Bake Off Italia.
Alla presenza televisiva affianca anche la produzione di alcuni volumi dedicati alla sua cucina e alla sua filosofia ai fornelli, come testimonia il libro Hiro Cartoon Food, pubblicato a novembre 2021, e poi ancora l’attività di docente e autore del Master Japan, corso specialistico di cucina autentica giapponese. Inoltre, dal marzo 2019 Hiro è diventato ufficialmente Ambasciatore della Cucina Giapponese in Italia, nominato dal MAFF Japan (Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e della Pesca del Giappone) e investito presso l’Ambasciata del Giappone a Roma.
La filosofia in cucina e le ricette del cuore di Chef Hiro
Nei dieci anni in cui è diventato italiano, Hiro ha sicuramente dato una forte mano a diffondere la cultura gastronomica nipponica nel nostro Paese, presentandola sempre con garbo e compostezza, ma anche con affabilità e simpatia, riuscendo a coinvolgere il pubblico con la sua passione per il cibo.
In lui convivono, per così dire, due anime: da un lato c’è ovviamente il Giappone – di cui cerca di trasmettere e far conoscere le eccellenze autentiche, vivendo questo compito come una vera e propria responsabilità anche alla luce dell’incarico ottenuto – e dall’altra l’Italia, che continua a esplorare e studiare in tutte le bellezze gastronomiche, artistiche, umane. E Hiro cerca di riunire queste pulsioni, convinto che ci siano vari tratti di affinità tra la cucina italiana e la washoku (ovvero la tradizionale e autentica cucina giapponese, che comprende anche tutti gli aspetti culturali e sociali che ne derivano, le tecniche e gli ingredienti tramandati nei secoli), in particolare per quel che riguarda la varietà degli ingredienti di stagione, il piacere di condividere la tavola con gli altri, il rispetto per la tradizione, i rituali familiari, l’atto di cucinare come gesto di amore e di accoglienza.
Alla base della sua filosofia gastronomica, poi, ci sono la consapevolezza e la conoscenza del metodo tradizionale e del prodotto, da lavorare a mano e nel rispetto della sua purezza (non a caso, Hiro è conosciuto soprattutto per le sue ricette crudiste), che si uniscono ai sentimenti, agli affetti familiari, alle tradizioni e ai ricordi.
Non a caso, le ricetta del suo cuore sono legata proprio a questi aspetti: si tratta del tamagoyaki, la frittata giapponese tradizionale, a base di brodo dashi e uova, da far cuocere rigorosamente in una caratteristica padella quadrata e poi arrotolata, che è un omaggio ai pranzi nel bento preparati da sua madre e sua nonna ai tempi della scuola, e poi i dorayaki, i classici pancake giapponesi (di cui è particolarmente goloso Doraemon, protagonista del celeberrimo manga) che gli riportano alla mente la merenda, i fratelli e i vecchi amici d’infanzia.