Storia del Ferrero Rocher: Origine del buonissimo cioccolatino

È una semplice pralina sferica ripiena che da quaranta anni conquista il palato dei golosi, rappresentando uno dei più famosi (e venduti) cioccolatini industriali italiani: parliamo del Ferrero Rocher, il dolce che ha fatto la sua comparsa nel 1982, la cui storia rivela anche alcune curiosità interessanti.

Che cosa sono i Ferrero Rocher

Un incarto dorato immediatamente riconoscibile, su cui è attaccato un adesivo ovale con il nome scritto in oro su fondo bianco, e una base di carta marrone come quella delle praline artigianali sono solo la parte esterna e immediatamente visibile del Ferrero Rocher, perché ovviamente è l’interno a conquistare la gola: una pralina composta da una nocciola tostata intera al centro, immersa in un delizioso ripieno cremoso alla crema gianduia e protetta da un guscio croccante di sottile cialda di wafer ricoperto di cioccolato al latte con una delicata granella di nocciola tostata.

Tutti abbiamo assaggiato almeno una volta questa delizia, voluto da Michele Ferrero (figlio di Pietro, fondatore della società nel 1946, rimasto alla guida fino al 1997, quando subentra la terza generazione) sul finire degli anni Settanta e commercializzato ufficialmente nel 1982, ma diventato in brevissimo tempo uno dei prodotti più famosi della multinazionale dolciaria piemontese in tutto il mondo.

ferrero rocher tradizioni

Il simbolo del lusso

Sin dal packaging i Ferrero Rocher si presentano come i cioccolatini di lusso ma a portata di tutti, l’anello di congiunzione tra la produzione industriale e le creazioni artigianali: l’utilizzo dei toni dell’oro e il pirottino di carta plissettata di colore marrone (con un motivo geometrico color oro) sono chiari riferimenti appunto al lusso, e le campagne pubblicitarie hanno sicuramente rinsaldato questo concetto nella mente dei consumatori.

I più grandicelli ricorderanno sicuramente gli spot pubblicitari del Ferrero Rocher degli anni Novanta, in cui una dama vestita di giallo canarino sedeva sul sedile posteriore di una limousine guidata dal solerte Ambrogio, a cui confessava di avvertire un “leggero languorino“. Il premuroso autista, consapevole dei gusti della signora, riusciva a soddisfare questa esigenza facendo comparire una piramide dorata di Ferrero Rocher, perfetti appunto per accontentare il languorino.

L’abbinamento tra lusso e Ferrero Rocher non è forte però solo in Italia, perché questi cioccolatini sono diventati uno status symbol tra le comunità di immigrati, diventando il regalo ideale tra gli anni ’80 e ’90 come ricostruito da vari articoli.

Ferrero Rocher, l’origine del nome e della forma

Eppure, nonostante questa apparenza così sfrontata, in realtà la forma e il nome dei Ferrero Rocher hanno un’origine molto più umile e simbolica: è stato infatti lo stesso Michele Ferrero a raccontare di aver trovato ispirazione nella Vergine Maria e, in particolare, alla sua apparizione a Lourdes alla futura Santa Bernadette.

ferrero rocher cioccolatino

È nota infatti la forte devozione alla Beata Vergine dell’industriale piemontese, che si recava ogni anno in pellegrinaggio a Lourdes, ed è celebre il discorso che fece nel 1996, in occasione dei primi 50 anni dalla fondazione dell’azienda, in cui disse “dobbiamo il successo della Ferrero a Nostra Signora di Lourdes, senza di lei possiamo fare ben poco”. Sempre in quegli anni, poi, nei quindici stabilimenti Ferrero sparsi per il mondo era presente proprio una statuina della Madonna.

E così, anche la forma dei Rocher ricorda e omaggia la grotta di Massabielle in cui nel 1858 la Madonna apparve per la prima volta a Bernadette Soubirous, e in particolare i pezzetti di nocciole che contrappuntano il guscio ricordano le caratteristiche protuberanze dell’antro naturale, che ha un ingresso sferico come quello della pralina. Inoltre, questo luogo religioso si chiama Roc De Massabielle in francese, da cui deriva appunto il nome Rocher, ulteriore segno dell’omaggio voluto da Michele Ferrero.

storia ferrero rocher

L’evoluzione della gamma Rocher

Lusso e religione si fondono (anche se il simbolismo più immediato resta quello materiale) nella definizione dell’immaginario di questa pralina golosa, che si trova in vendita nella grande distribuzione in diversi formati: la classica scatola regalo che contiene oltre 20 pezzi, le tipiche confezioni trasparenti in plastica con 16 cioccolatini disposti su due strati, ma anche astucci in cellophane da tre o quattro pezzi – con forte utilizzo di packaging in materiale plastico trasparente, che rafforza l’immagine di “prodotto prezioso”, anche se sono disponibili anche design diversi fatte di materiali come cartoncino o plastica opaca colorata, commercializzate soprattutto in occasione di festività specifiche come il Natale.

Negli ultimi anni, poi, l’azienda ha esteso la gamma di prodotti a marchio Ferrero Rocher: se il Grand Ferrero Rocher è semplicemente una pralina di dimensioni maggiori del normale (ma identica per gusto, forma e composizione) che contiene a sua volta altre praline (peso e contenuti sono variabili), sono da menzionare anche i più recenti gelati Ferraro Rocher e le tavolette che, pur mantenendo la coerenza del branding, propongono anche l’utilizzo di altri tipi di cioccolato, in particolare quello fondente e il bianco.

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