L’ingegno e la solidarietà dei napoletani hanno fatto storia e sono noti ovunque come “arte di arrangiarsi”, ovvero di riuscire a sopravvivere attraverso soluzioni originali e innovative: l’ultimo esempio arriva da queste settimane di emergenza Coronavirus e prende la forma della “spesa sospesa”, un’idea che riprende il concetto del mitico caffè sospeso.
Il significato del caffè sospeso
Alle origini c’è quindi la pratica del caffè sospeso, l’abitudine diffusa a partire dal Secondo dopoguerra, in una Napoli dilaniata e impoverita dalle macerie del conflitto, quando anche un caffè al bar era un lusso. E così, i fortunati che andavano a consumare l’amata bevanda iniziarono a compiere un gesto di estrema solidarietà e nobiltà, pagando in anonimato una seconda tazzina di caffè da lasciare in credito “sospeso”, appunto, a un indigente che avesse voglia di gustare il classico espresso napoletano, a cui veniva idealmente offerto.
Nel libro omonimo, Luciano De Crescenzo ha sintetizzato che “quando qualcuno è felice a Napoli, paga due caffè: uno per se stesso, ed un altro per qualcuno altro. È come offrire un caffè al resto del mondo”.
La spesa sospesa oggi
Nel tempo questa pratica si è affievolita ed era quasi sul punto di scomparire, ma è ritornata di tendenza negli ultimi anni ed è stata copiata in tante altre città italiane (a Bologna hanno anche pensato al panino sospeso) e addirittura all’estero. E in tempi di Coronavirus, ha assunto una forma differente ma altrettanto nobile e solidale, diventando spesa sospesa.
Già da qualche settimana gruppi di volontari partenopei, intenzionati a far fronte alle esigenze delle tante famiglie bisognose della città che non possono comprare alimenti per le loro necessità (senza lavoro, a causa delle difficoltà derivanti dal blocco delle attività produttive nel Paese), ha deciso di far leva sulla solidarietà, raccogliendo e donando i beni essenziali a chi non può provvedere da sé.
Uno dei primi esempi è stato testimoniato da una foto condivisa su Intagram dalla zona di Porta Capuana, in pieno centro cittadino: si vedono tante buste verdi piene di cibo destinate alle famiglie “sconosciute” che non possono permettersi la spesa, gentilmente offerta da generosi concittadini.
Il plauso delle Istituzioni
L’iniziativa ha destato interesse e si è diffusa in altre parti di Italia, ottenendo attenzione e plausi anche dai rappresentanti dello Stato; in particolare, il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, ha detto che “le giornate difficili che stiamo vivendo vanno affrontate con spirito di comunità, e il nostro Paese lo sta dimostrando fino in fondo”, raccontando di come “si moltiplicano in tutte le regioni progetti di solidarietà per aiutare chi si trova in maggiore difficoltà”.
Uno degli esempi citati da Fico è proprio quello della “spesa sospesa”, slancio altruista di volontari e semplici cittadini “già attivi in Campania, Puglia, Sicilia e Toscana”, che rende possibile “in vari quartieri, città, piccoli comuni in Italia, quando si va a fare la spesa in questi giorni, decidere di donare alcuni prodotti che saranno poi consegnati ai più bisognosi e alle persone più fragili”.
La spesa sospesa in tutta Italia
L’importanza di questa iniziativa ha spinto anche istituzioni, associazioni di categoria o altre associazioni di volontariato ad attivarsi in prima linea per dare un contributo prezioso a chi sta combattendo una doppia battaglia, contro la malattia e contro un altro nemico inclemente come la fame.
Ad esempio la Coldiretti ha deciso di promuovere la “Spesa sospesa del contadino a domicilio” insieme agli agricoltori di Campagna amica, il programma di vendita diretta degli associati presente in tante città italiane. Dal 31 marzo, “i cittadini che ricevono la spesa a casa attraverso i mercati e le fattorie di Campagna Amica diffusi lungo la Penisola possono decidere di donare un pacco alimentare alle famiglie più bisognose”, che in accordo con i Comuni gli agricoltori consegneranno gratuitamente alle famiglie bisognose (che riceveranno frutta, verdura, farina, formaggi, salumi o altri generi alimentari Made in Italy, di qualità e a km zero).
Iniziative in città grandi e piccole
A Salerno e provincia, invece, la prefettura ha attivato “una rete che collega i comuni e le grandi realtà della distribuzione, per favorire l’approvvigionamento di beni alimentari da parte dei soggetti in difficoltà”.
Restando in Campania, i volontari dell’Associazione Shalom hanno avviato un “esperimento di solidarietà urbana sociale nel territorio di Torre del Greco”, con l’obiettivo di realizzare un programma di autosostentamento rivolto a tutta la cittadinanza, non erogando direttamente cibi o alimenti ma destinando alle famiglie più in difficoltà dei buoni spesa da usare all’interno degli esercizi commerciali che hanno aderito al circuito di solidarietà grazie alla collaborazione con ASCOM della città vesuviana.
A Reggio Calabria si è attivata una vera e propria rete di solidarietà, con “La spesa SOSpesa” che vede collaborare Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa e Protezione Civile Comunale, che consegnano gratuitamente generi alimentari alle famiglie più in difficoltà.
A Siracusa il progetto si chiama Carrello Solidale ed è organizzato dal Comune, dai volontari della Protezione civile e dalla Caritas diocesana: i cittadini possono comprare prodotti alimentari che poi saranno destinati alle famiglie in difficoltà oppure effettuare una donazione benefica su un conto corrente dedicato.
Da Sud a Nord, gli italiani tendono la mano a chi è in difficoltà
E così, queste azioni solidali si moltiplicano e iniziano a comparire anche in territori più “ricchi”: a Roma la spesa sospesa è già attiva in tanti quartieri della città (Garbatella, Tor Pignattara e Pigneto, ad esempio); a Imperia l’iniziativa è stata lanciata dall’associazione Garabombo L’Invisibile e anche la fredda Milano si dimostra in realtà molto attenta a chi è indietro. Già da qualche giorno, nella zona di Porta Venezia, diversi residenti stanno aiutando attivamente chi ne abbia più bisogno con spese e piccoli acquisti utili.