È il nono mese dell’anno nel calendario islamico, quello in cui i fedeli devono attenersi all’astinenza quotidiana da cibi e bevande nel periodo che va dall’aurora al tramonto: è per questo motivo che molti confondono il Ramadan con il digiuno, ma in realtà la tradizione è più complessa e articolata. Ecco quindi una veloce spiegazione di che cos’è questo mese sacro e di cosa si mangia durante il Ramadan.
Che cos’è il Ramadan
Ramadan è il nome del nono mese dell’anno nel calendario lunare musulmano durante cui, secondo la tradizione, Maometto riceve la rivelazione del Corano “come guida per gli uomini di retta direzione e salvezza”.
È quindi un mese sacro, dedicato alla preghiera, alla meditazione e all’autodisciplina, ma è soprattutto il periodo dell’anno in cui i musulmani devono attenersi al digiuno, lo Sawm, ricorrenza annuale che è considerata uno dei Cinque Pilastri dell’Islam (insieme a kalima, la professione di fede; salat, recita quotidiana delle cinque preghiere; zakat, elargizione delle elemosine; hagg, il pellegrinaggio almeno una volta nella vita a La Mecca).
Per la precisione, il digiuno del Ramadan impone a tutti i musulmani praticanti adulti e sani di astenersi da cibi e bevande (ma anche da fumo e sesso) nel periodo che va dall’aurora al tramonto, senza neppure (secondo l’usanza più tradizionale) un sorso d’acqua durante le ore di sole e mangiando quindi solo prima dell’alba e dopo il tramonto; dall’osservazione di questo precetto sono esentati solo i minorenni, i vecchi, i malati, le donne che allattano o in gravidanza, mentre un esonero temporaneo è assicurato alle donne durante il ciclo mestruale e a persone che sono in viaggio.
Quando si celebra il Ramadan
Il Ramadan è una celebrazione mobile, che quindi non ha una data fissa, in quanto si basa sul calendario islamico e, quindi, sul moto della Luna: tecnicamente, il calendario islamico inizia il giorno dell’Egira di Maometto (venerdì 16 luglio 622 del calendario giuliano) e si divide in 12 mesi lunari di 29 o 30 giorni, con un anno che dura 354 giorni e, circa ogni tre anni, un giorno in più.
Per capire quando è il Ramadan bisogna affidarsi all’osservazione della luna crescente (hilal), e questo significa che potenzialmente la sua partenza e la sua fine possono variare da Paese a Paese, a seconda della posizione geografica; inoltre, ogni anno il Ramadan inizia prima dell’anno precedente, e non cade neanche nella stessa stagione dell’anno – ad esempio, tra qualche anno sarà celebrato in inverno, quando le ore di luce sono inferiori (e quindi anche il digiuno sarà più breve).
In base al calendario Umm al-Qura dell’Arabia Saudita (seguito anche da Paesi confinanti e riferimento per le Associazioni islamiche in Nord America ed Europa, oltre che per i moderni software dei computer), nel 2022 il Ramadan comincia il 2 aprile e termina il 1 maggio. A segnare la fine del Ramadan è in particolare la festività del piccolo bairam (letteralmente “la festa della rottura del digiuno”), che cade nel primo giorno di shawwāl, decimo mese dell’anno lunare musulmano.
Cosa si mangia durante il Ramadan
Abbiamo quindi chiarito che Ramadan non significa digiuno assoluto di un mese, ma solo (per semplificare) divieto di mangiare durante le ore di sole: da tradizione, i fedeli consumano un pasto prima dell’alba (il suhoor) e poi interrompono il digiuno con l’iftar, il pasto serale che si prepara dopo il tramonto.
Il suhoor deve assicurare il giusto nutrimento al corpo per l’intera giornata, e quindi si compone di alimenti molto nutrienti, di pane e piatti ricchi di fibre, ma soprattutto di frutta che assicura anche un effetto idratante fondamentale per affrontare le successive ore in cui non sarà possibile neppure dissetarsi.
Classicamente, il digiuno si interrompe al calar del sole mangiando un dattero (ricordo di quanto fatto dal profeta Maometto per spezzare il suo digiuno) o bevendo un bicchiere d’acqua, che anticipa l’iftar, una lunga cena in cui si consumano diverse portate nutrienti e golose, con predominanza di zuppe, bevande rinfrescanti e dolci deliziosi.
I piatti tipici del Ramadan
Le tradizioni gastronomiche per questo mese variano notevolmente da Paese a Paese in cui vivono i fedeli islamici, ma ci sono ancora degli aspetti che accomunano cosa si mangia durante il Ramadan e, in particolare, nei due momenti consentiti per il pasto.
Ad esempio, per molti il suhur è una sorta di colazione rafforzata e la quantità degli alimenti da consumare dipende anche da quanto si è mangiato nella notte precedente: solitamente si mangiano cereali, yogurt o frutta fresca, ma c’è anche chi si limita appena a un sorso d’acqua, anche se non ci sono particolari indicazioni o restrizioni.
Ben più articolata è la tradizione che riguarda la fine quotidiana del digiuno, che come detto inizia con il rito del consumo di un dattero (o di datteri in numero dispari) e prosegue con alcune portate: classicamente, non manca una zuppa a base di lenticchie, pollo, avena, frika e patate, mentre le successive dipendono dall’appetito del fedele e dal momento dell’anno in cui capita il digiuno. Ad esempio, quando il Ramadan cade in una stagione calda è frequente il consumo di bevande fredde, succhi di frutta o succo di liquirizia (che alza la pressione sanguigna) e, soprattutto di notte, di frutta e dolci da forno.
Non bisogna però pensare all’iftar come momento di bagordi: il pasto serale deve essere improntato a decoro e moderazione, senza mai esagerare, limitando a consumare solo gli alimenti necessari a sopire la fame. Pertanto, sono da escludere cibi eccessivamente grassi (come i prodotti da fast food) e alimenti troppo ricchi e pesanti.
Guardando rapidamente alle tradizioni gastronomiche di vari Paesi, tra le ricette tipiche per il Ramadan (e in particolare per i pasti dopo il tramonto) ci sono il couscous d’agnello e uvetta preparato in Tunisia, Algeria e Marocco; il piyaji (frittura a base di cipolla) e il beguni (a base di melanzana) sono tipici del Bangladesh; il nonbu kanji (riso, cocco e carne di montone) è tradizionale in India. Tra i dolci, poi, spazio ai katai (dolcetti ripieni di cocco, nocciole tritate e zucchero) in Siria e in Giordania, mentre dalla zona dell’antica Persia arriva il jalebi, pastella fritta al limone e acqua di rose.