Il giro del mondo tra le cioccolate più strane che ci siano

È un comfort food, un peccato di gola, ma anche un ricostituente per il corpo e lo spirito: il cioccolato è senza dubbio un nostro grande alleato in qualsiasi momento della giornata, e spesso una pralina può aiutarci a dare la svolta in un momento di sconforto, grazie al suo carico di dolcezza e serotonina che aiutano anche l’umore. Ma non tutti i cioccolatini sono uguali: abbiamo voluto fare un giro del mondo in una ventina di tipi diversi di cioccolato (in ordine alfabetico), che siamo sicuri vi conquisteranno!

Aero. Iniziamo dal cioccolato con le bolle, proposto ormai da tantissime marche ma originariamente inventato nel 1935 dalla azienda inglese Rowntree’s (poi assorbita dalla Nestlè). Si tratta di una tavoletta di cioccolato caratterizzato da forellini che la rendono più leggera, ma sempre appagante al palato: se il gusto classico è quello al cioccolato al latte, molto apprezzate sono le versioni cioccolato e menta o aromatizzate al caramello o all’arancia.

Baci di Cherasco. È il primo prodotto tipico italiano di questa lista, creato nella cittadina piemontese di Cherasco, in provincia di Cuneo, dal giovane pasticcere Marco Barbero che nel 1881 trovò finalmente il modo di recuperare le nocciole scartate nel processo di produzione dei torroni, amalgamandole con del cioccolato fondente. Un’idea tanto semplice quanto geniale, che ha dato vita a una ricetta golosa e sfiziosa che resiste ancora oggi, e per cui si usano esclusivamente le celeberrime nocciole Piemonte Igp della cultivar di nocciolo Tonda Gentile Trilobata.

Boero. Noto anche per la versione industriale del Mon Chéri, il Boero è un classico cioccolatino che unisce un guscio di cioccolato fondente spesso e un interno composto da una ciliegia sotto spirito con il suo liquore. Le origini non sono del tutto chiare, ma sembrano legate al pasticcere svizzero Emil Gerbeaud, il primo a sperimentare questa combinazione fortunata. Oggi il Boero ha larga diffusione e si declina in molte varianti: se per la copertura si usano cioccolato svizzero o altre tipologie, tra gli spiriti si impiegano maraschino, rum o grappa; alcuni produttori preferiscono ciliegie denocciolate e altri invece mantengono il nocciolo, oppure c’è chi usa zucchero fondente per ricoprire il frutto e accentuarne la dolcezza.

Bonbon. Anche se solitamente abbiano questo nome alle caramelle, in realtà un tempo si chiamavano bonbon anche cioccolatini ripieni di frutta candita, serviti già nel Seicento alle corti nobiliari e poi diffusi anche presso le classi meno benestanti. La ricetta è molto semplice, ma ciò che caratterizza il dolce è non solo il guscio di cioccolato, ma anche il ripieno, che può essere con ganache alla frutta, marzapane, nocciola, liquore, crema, caramello, caffè o ancora spezie e gelato.

Brigadeiro. Sono dolcetti al cioccolato tipici del Brasile, una sorta di tartufini sferici di semplice realizzazione: la ricetta prevede l’utilizzo di 3 soli ingredienti, latte condensato, burro e cacao, mescolati in forma di palline e ricoperti con codette di cioccolato, da servire in pirottini colorati di carta.

Chokladbollar. Ci spostiamo in Svezia con questi dolcetti cioccolatosi (che vengono chiamati anche Havregrynskugle in altre zone scandinave), ovvero palline di cacao e fiocchi d’avena, a volte arricchite con un goccio di caffè e decorati con scaglie di cocco o codette colorate o di cioccolato.

Cioccolato di Modica. Un altro vanto del nostro Paese, un cioccolato contraddistinto da grande friabilità e da consistenza ruvida e granulosa, unica al mondo. Il processo di creazione prevede l’utilizzo di semi di cacao macinati, che poi sono riscaldati e uniti a zucchero e spezie (in particolare vaniglia o cannella); la lavorazione è praticamente a freddo e non supera mai i 40 gradi, così che i cristalli di zucchero non si sciolgono ma restano “impregnati” nella tavoletta.

Cremino. È una delle creazioni più golose che abbiamo in Italia, inventata nell’Ottocento a Torino da Ferdinando Baratti ed Edoardo Milano nella loro confetteria-liquoreria (che abbiamo citato tra le caffetterie storiche italiane). Era il 1858 quando i geniali pasticceri unirono in cioccolatini a forma di cubo due strati di gianduia a proteggere uno strato di pasta al cioccolato: da allora, il cremino si è trasformato in tanti modi (ad esempio, con crema al caffè, al limone, alla nocciola, alla mandorla, al pistacchio e così via) ma continua a conquistare consensi e palati.

Cri Crì. Ancora dal Piemonte arriva il Cri Crì, un cioccolatino fondente pralinato di sferette di zucchero (mompariglia) che racchiude una nocciola: inventato da Giuseppe Morè nel 1886, ha mantenuto inalterata la sua ricetta, anche se negli ultimi anni si è diffusa la versione con codette bianche (mentre prima si preferivano quelle colorate). Stando a una leggenda, il nome deriva da una storia romantica: uno studente locale acquistava frequentemente questi cioccolatini per regalarli alla sua amata Cristina; le sue visite in pasticceria divennero così frequenti che le commesse non gli chiedevano più “Che cosa desidera?”, ma semplicemente “Cri?”, a cui il giovane rispondeva con altrettanta celerità “Cri!”.

Cuneesi. Cuneo è la patria dei cioccolatini cuneesi, che da oltre un secolo rappresentano una golosità senza pari: è agli inizi del Novecento, infatti, che fu inventata questa ricetta, che unisce due cialde di meringa farcite con crema al cioccolato fondente e rum e ricoperte di cioccolato fondente. Una bontà che conquistò anche Ernest Hemingway, che fece appositamente una deviazione da Nizza (dove alloggiava la moglie) per acquistare e assaporare i cioccolatini locali. In aggiunta alla versione classica, oggi sono diffuse anche varianti con liquori alternativi come whisky, zabaione, Grand Marnier, limoncello, o ancora cuneesi analcolici con creme di marroni, al caffè o al gianduia.

Diablottino. Sono considerati i cioccolatini più antichi del mondo, citati già in documenti del Seicento e consumati dai Savoia: i diablottini o Diablutìn sono dischi di cioccolato aromatizzato alla vaniglia, ottenuti con un processo molto semplice che prevede la colatura e l’asciugatura della classica cioccolata calda.

Dulcey. Molto più moderna è l’invenzione del cioccolato biondo, prodotto che nasce da un errore: era il 2006 quando Frédéric Bau, direttore dell’École du Grand Chocolat Valrhona (rinomata azienda francese specializzata in cioccolato di elevata qualità), si dimenticò un pentolino colmo di cioccolato bianco a bagnomaria nel corso di una dimostrazione. Quando accorse scoprì che il liquido era diventato più dorato, con un profumo che richiamava quello dei biscotti di pasta frolla e un sapore ancora più avvolgente: iniziò quindi a studiare il processo, creando dopo anni il cioccolato Dulcey, noto anche come cioccolato biondo.

Flake. La Cadbury Flake non è una banale barretta di cioccolato al latte, ma una specialità composta da tantissime sfoglie leggerissime di cioccolato, che dà vita a una golosità friabile ed avvolgente. Inventata nel 1920, questo dolce si è diffuso dall’Inghilterra al resto del mondo, spesso in abbinamento al gelato alla vaniglia: non a caso, è nato anche il 99 flake, una coppa di gelato morbido accompagnata da un flake (anziché dalla cialda a cui siamo abituati noi italiani).

Fudge. Il fudge è un croccante morbido fatto con impasto caramellato al burro e allo zucchero, tipico di Stati Uniti e Regno Unito: la peculiarità sta nella consistenza del cioccolatino, che è a metà tra quella di una classica barretta e un fondant. Oltre agli ingredienti base – cioccolato, burro, zucchero e latte – la ricetta si può arricchire con burro d’arachidi, sciroppo d’acero o essenza di vaniglia (negli Stati Uniti) oppure ancora con uvetta, rum o mou (nel Regno Unito).

Gianduiotto. Come non citare un altro vanto della cioccolateria italiana, e piemontese in particolare? Il gianduiotto è un cioccolatino che tutti abbiamo assaggiato almeno una volta nella vita, ottenuto impastando il cacao e lo zucchero con la nocciola Tonda Gentile del Piemonte. La sua creazione si deve alla società dolciaria torinese Caffarel, che presentò il dolce nel corso del carnevale del 1865 affidandolo alla maschera locale Gianduja, da cui prende il nome, che lanciava gianduiotti in giro per la città. Anche in questo caso, la loro nascita deriva da un insieme di cause storiche e combinazioni fortunate: in seguito al blocco economico imposto da Napoleone sul Piemonte, il cioccolato scarseggiava in città e i cioccolatieri iniziarono a sfruttare le nocciole, un ingrediente molto comune in Piemonte, scoprendone le incredibili qualità.

Kadur shokolade. Sono una specialità israeliana questi dolcetti che mettono insieme biscotti secchi sbriciolati (classicamente briciole di Petit-Beurre), cacao amaro, latte, zucchero, burro e un pizzico di cannella: l’impasto viene lavorato e suddiviso in piccole palline, che vengono poi passate in una ciotola colma di cocco grattugiato o di zuccherini colorati.

Mozartkugel. Le celeberrime palle di Mozart, originarie di Salisburgo (città natale del compositore) e poi diffuse in tutto il mondo, sono state inventate dal pasticcere Paul Fürst nel 1890. Oggi sono prodotte sia artigianalmente che a livello industriale e sono uno dei simboli della gastronomia austriaca.

Napolitain. Non è chiaro se il nome sia un omaggio a Napoleone o alla città di Napoli, ma è certo che i napolitain sono piccoli e deliziosi cioccolatini sottili dalla forma rettangolare (di dimensione tipica 3×2 centimetri e peso di 5 grammi), perfetti in abbinamento al caffè o come assaggio. Possono essere preparati con qualsiasi tipo di cioccolato e sono perfetti anche in degustazione, per confrontare le caratteristiche di monorigine diversi fra loro.

Pralina belga. Il Belgio è un altro luogo d’eccezione per la creazione di specialità al cioccolato e l’esempio più noto è quello delle praline: si tratta di semplici palline di cioccolato che avvolgono una ganache morbida, sempre al cioccolato. Nella versione francese, la ricetta prevede una crema a base di zucchero caramellato e mandorle, mentre i più golosi (e “calorici”) americani preferiscono una ganache con zucchero, noci pecan, burro e latte evaporato.

Ruby. La moda e lo sviluppo tecnologico hanno portato alla creazione del cioccolato rosa o Ruby, presentato nel 2017 dall’azienda svizzera Barry Callebaut: negli ultimi anni, questo prodotto (con le sue note non troppo dolci ma leggermente acidule) è diventato un vero elemento di tendenza ed è declinato sia in versioni industriali che in creazioni artigianali.

Rum balls. Sono semplici tartufini di cacao al rum le rum balls, diffuse nel mondo anglosassone, in Germania, in Ungheria, in Scandinavia (dove si chiamano anche romkugler).

Sponge candy. Hanno circa sessant’anni di vita gli sponge candy, bocconcini mou ricoperti di cioccolato fondente, al latte oppure aromatizzato all’arancia, tipici della cittadina di Buffalo, nello Stato di New York. Sempre negli Stati Uniti, ma nel Wisconsin, troviamo le Angel Food Candy, cioccolatini farciti della tipica torta americana, simile al nostro pandispagna, fatta con zucchero, sciroppo di mais, aceto e bicarbonato.

Tartufo. Chiudiamo con il cioccolatino che, per forma e nome, richiama il prelibato fungo ipogeo: secondo le ricostruzioni, il primo tartufo dolce è stato inventato sulle Alpi francesi nel 1895, ma altri attribuiscono l’idea a Nadia Maria Petruccelli. Non cambia la ricetta, ottenuta impastando cioccolato, panna e polvere di cacao, mentre si deve a Oscar Sebaste l’intuizione di utilizzare una pasta di nocciole (ricavata dagli scarti della lavorazione del torrone) al posto della panna, che portò alla nascita del tartufo di cioccolato o tartufo dolce italiano.

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