Fino a qualche anno fa, l’espressione “ristorante alla moda” faceva riferimento soltanto a un locale che aveva intercettato le ultime tendenze in campo gastronomico, assecondando il gusto del momento in fatto di ricercatezza, piatti offerti e design. Oggi, invece, la formula significa anche qualcosa di diverso, perché sono sempre più le griffe che investono nel settore della ristorazione, portando il lusso a tavola.
Il legame tra haute couture e alta ristorazione
Grande qualità nel servizio e nei prodotti proposti e attenzione costante alle esigenze del cliente: questo sembra essere il principio di base che accomuna due mondi apparentemente lontani come alta ristorazione e alta moda, dando il via a una fusione vantaggiosa. Le griffe del lusso hanno compreso che il settore dell’alimentazione è in costante crescita (ed è un business interessante per diversificare le operazioni), a patto di non tradire le caratteristiche che le persone abbinano al nome.
Per questo, le Case della moda cercano sempre più di offrire un vero servizio di alta cucina, facendo attenzione ai dettagli estetici e puntando sulla ricercatezza delle materie prime, non disdegnando di affidare la guida a grandi nomi della ristorazione, così da accontentare i clienti storici e da fidelizzarne nuovi, garantendo sempre la stessa bellezza e la stessa cura fornita attraverso abiti e accessori “normali”.
Il trend dei ristoranti alla moda nel mondo
Il fenomeno non è soltanto italiano, anzi ha fatto il suo esordio all’estero con il Ralph’s aperto a Parigi da Ralph Lauren alcuni anni fa, caratterizzato da un’atmosfera “glamour sofisticata ma informale”, o con il Thomas bistrot di Londra griffato Burberry. Più di recente, il marchio francese Maison Kitsuné ha aperto il suo primo ristorante nei giardini del Louvre (che segue i cafè già aperti a Parigi, ma anche Tokyo e Seul), Fendi ha gestito un temporary cafè a Londra – sostituito poi dal bar Tiffany – e Bottega Veneta ha inaugurato un locale pop-up in occasione di Art Basel.
I ristoranti alla moda Milano
Se questi possono sembrare solo esempi spot ed estemporanei, in Italia c’è chi ha investito in modo molto più intenso e strategico nel campo della ristorazione; quasi inevitabilmente, è Milano la città capofila del trend “ristoranti alla moda”, con tantissimi locali che mettono insieme haute couture e arte gastronomica.
Il primo nome che viene in mente parlando di ristorazione griffata è quello di Giorgio Armani, che è stato tra i pionieri di questo trend con il suo Armani Nobu, affidato al grande chef giapponese Nobu Matsuhisa, proseguendo poi con Emporio Armani Café e Armani ristorante, sempre nel Quadrilatero della Moda della città meneghina.
Il binomio moda e ristorazione a Milano
Sulla scia di questo successo, anche altre case di moda hanno puntato sulle cucine: Bulgari ha trasformato un ex-convento di monache presso l’Orto Botanico di Brera in un lussuoso hotel con ristorante, che ha avuto alla guida prima Elio Sironi e poi il tristellato Michelin Niko Romito, che ne ha portato anche qui l’ottima qualità della sua esperienza di cucina. Lo chef abruzzese è diventato in realtà il responsabile della ristorazione e della proposta gastronomica firmata Bulgari in tutto il mondo, declinando la sua “Nuova Cucina Italiana Contemporanea” da Pechino a Shangai e Dubai, senza perdere la sua identità.
Presso la Torre del Parco si trova poi il Just Cavalli, il ristorante della Casa creata da Roberto Cavalli che ripropone nell’arredamento (caratterizzato da vetrate e luci stroboscopiche) lo stile del marchio, mentre Replay ha avviato The Stage come appendice dello store di piazza Gae Aulenti, offrendo ai clienti “un set cinematografico in cui va in scena l’alta cucina”, con un tema architettonico ispirato all’interno rovesciato di una barca appena varata. In tema jeans va ricordato anche il Glorious Café, bistrot in piazza San Babila griffato Diesel.