Il rispetto per l’ambiente, oggi, andrebbe considerato un dovere per tutti e a tutti i livelli, e anche un tema apparentemente “banale” come la raccolta dei rifiuti domestici può avere un impatto sulla collettività: in tal senso, sappiamo che la raccolta differenziata è fondamentale per ridurre l’inquinamento, perché separare i rifiuti per tipologia permette un adeguato smaltimento e recupero, con riduzione dell’impatto ambientale, ma c’è un elemento – anzi, un alimento – che necessita di un’attenzione superiore. Parliamo del classico olio da cucina, quello che usiamo per le fritture e non solo, che dopo l’utilizzo deve essere trattato con specifiche accortezze: ecco quindi tutte le indicazioni per raccogliere e smaltire gli oli esausti casalinghi, arrecando il minor danno possibile alla natura.
Qual è l’olio esausto
Con l’espressione “olio esausto” si indica il rifiuto prodotto dall’olio alimentare che usiamo quotidianamente in cucina, come quello utilizzato per friggere e fare altre preparazioni o che rimane all’interno delle scatolette di tonno o conserve sott’olio.
Tecnicamente, l’aggettivo esausto significa “esaurito” (senza più utilità), ma nell’accezione specifica fa riferimento a un olio che ha subìto trasformazioni chimico-fisiche, come appunto la cottura in frittura ad alte temperature o altri processi alimentari, che ne hanno mutato la struttura originaria, privandolo delle sue proprietà fondamentali e rendendolo inefficace.
L’olio alimentare esausto è considerato un RUP, ovvero un rifiuto urbano pericoloso, e pertanto deve essere smaltito correttamente, seguendo alcune semplici regole da applicare a livello domestico.
Come smaltire l’olio alimentare esausto
L’olio di frittura non è né organico né biodegradabile: ciò significa, sul fronte pratico, che non può essere gettato nel contenitore dell’umido né nel lavabo o negli scarichi domestici.
Ciò che dobbiamo fare per un corretto smaltimento è quindi applicare un metodo molto semplice di raccolta autonoma dell’olio alimentare che ha svolto la sua mansione: a cottura ultimata, è sufficiente lasciar raffreddare completamente l’olio per la frittura e poi metterlo in un contenitore ben chiuso, come una bottiglia di plastica, una tanica o altri accessori simili.
Nello stesso contenitore possiamo raccogliere anche gli altri oli alimentari di scarto, come quelli usati per la conservazione degli alimenti, e poi procedere per uno smaltimento appropriato che eviti gravi conseguenze ambientali.
A contenitore riempito, dobbiamo avere l’accortezza di portare la nostra tanica nelle apposite isole ecologiche comunali, usando la mappa interattiva sul sito del CONOU (Consorzio Nazionale per la gestione, raccolta e trattamento degli Oli minerali Usati) per cercare il punto di raccolta più vicino alla propria residenza. In realtà, sempre più spesso oggi ci sono anche appositi bidoni condominiali per la raccolta degli oli esausti, in cui è possibile conferire il contenitore in modo più pratico, e in extrema ratio alcuni benzinai, supermercati o attività commerciali raccolgono gratuitamente gli oli esausti.
Dal punto di vista della sicurezza, l’olio esausto può essere conservato in casa fino a un anno, ma non è detto che l’olio usato sia sempre da buttare: innanzitutto, possiamo riutilizzare l’olio del tonno in scatola senza disperderlo, e poi è anche possibile riutilizzare l’olio usato una sola volta in cottura, seguendo un processo di pulizia, filtraggio, conservazione e riutilizzo fino a un massimo di due o tre volte. Questo consente di allungarne la vita, a scapito però di alcune proprietà nutrizionali che si degradano nel processo – motivo per cui non è sempre consigliato, soprattutto per le fritture.
Perché è importante smaltire l’olio usato in cucina
L’errato smaltimento dell’olio alimentare provoca gravi conseguenze ambientali, ma anche a livello domestico, con rilevanti preoccupazioni anche dal punto di vista economico.
Innanzitutto, la natura impiega 10 anni per smaltire solo 1 litro di olio, e questa stessa quantità, semplicemente versata in uno specchio d’acqua, forma una pellicola inquinante grande come un campo da calcio che rende non potabile un 1 milione di litri di acqua. Se pensiamo che la produzione di oli alimentari esausti potrebbe essere quantificata in diversi milioni di tonnellate all’anno in Europa, e solo in Italia si contano circa 140-160.000 tonnellate all’anno, si comprende la portata del fenomeno e dei rischi a esso connesso.
In particolare, poi, studi dimostrano quanto sia dannoso gettare l’olio usato nella raccolta indifferenziata o lasciarlo disperdere nel suolo: se finiscono sversati su qualsiasi terreno, gli oli si depositano nel sottosuolo producendo una pellicola molto sottile attorno alle particelle di terra, simile a una barriera che separa le particelle, l’acqua e le radici capillari delle piante, impendendo quindi la nutrizione e rendendo sterile il terreno. Inoltre, avvelena anche la falda acquifera che fornisce l’acqua potabile e l’irrigazione delle colture, con tutte le conseguenze che ciò implica. Ancora peggio, può rientrare nella catena alimentare come mangime per gli animali, con potenziali effetti nocivi su di loro e anche su di noi, se consumiamo le loro carni. Infine, se bruciato impropriamente, l’olio usato immette nell’atmosfera sostanze inquinanti che possono provocare intossicazioni e malattie.
Da evitare completamente è la soluzione semplicistica di gettare l’olio esausto nel lavandino o nel water, una pratica che, per quanto purtroppo ancora frequente, rappresenta una vera e propria violazione illecita. Il Codice dell’ambiente 2021, che integra anche precedenti dispositivi normativi come il D.lgs 152/2006, vieta espressamente lo smaltimento dell’olio usato nei tubi di scarico domestici (lavabo, lavandino o wc) proprio in quanto rifiuto pericoloso, prevedendo anche sanzioni fino a migliaia di euro per chi esegue tale smaltimento scorretto.
Nello specifico, tale metodo di smaltimento può determinare gravi danni all’ambiente, agli impianti di depurazione raggiunti attraverso la rete fognaria e agli stessi scarichi, impianti e tubature domestiche.
Per tutti questi motivi è fondamentale raccogliere separatamente gli oli alimentari usati e conferirli correttamente, offrendo un contributo alla salute della nostra casa, ma anche e soprattutto alla salute della comunità e dell’ambiente in generale. L’altro aspetto da considerare riguarda infatti i benefici di un corretto smaltimento dell’olio alimentare esausto, che ha un grande potenziale di riciclo e potrebbe essere recuperato e riutilizzato in nuovi prodotti ad alto valore aggiunto.
In particolare, l’olio da cucina esausto diventa materia prima secondaria o risorsa energetica rinnovabile, trovando una “seconda vita” come olio lubrificante minerale per la produzione di asfalto e bitume, combustibili per centrali elettriche di energia alternativa e rinnovabile; biodiesel per trazione; materia prima per l’industria conciaria; elemento di produzione di paraffina e altri sottoprodotti.