In gran parte del mondo si chiama April Fools’ Day, ma qui in Italia è da sempre Pesce d’aprile: le origini della giornata, ad ogni modo, sono simili e affondano le radici nella storia, pur non essendo ancora del tutto chiare. Abbiamo infatti poche certezze: il 1 aprile è possibile divertirsi a tirare degli scherzi innocui a malcapitati amici e parenti (magari attaccando sulla loro schiena un pesce di carta senza farci notare) e, se siamo a Napoli, possiamo regalare o ricevere in dono un pesce di cioccolato.
Il pesce d’aprile a Napoli
Nel capoluogo campano, infatti, il 1 aprile segue una tradizione diversa e più originale, che si lega al mito della sirena Partenope, la fondatrice della città che veniva venerata come una dea protettrice, propensa però a qualche tiro mancino. Proprio in occasione del primo aprile, infatti, Partenope decise di trasformare per scherzo in pesci tutti i marinai usciti in mare per lavoro.
Un episodio così particolare scatenò la scaramanzia dei napoletani e da quel momento uscire in mare il 1 aprile fu incauto e sconsigliato. Per compensare il mancato pescato di quel giorno, però, gli ingegnosi partenopei inventarono una dolce consolazione – ma anche un possibile segno di sfottò – che prese appunto la forma di un pesce di cioccolato.
La tradizione del pesce di cioccolato
E così, dalla leggenda e dalla tradizione marinaresca si arriva ai giorni nostri: ancora oggi, infatti, a Napoli c’è l’usanza di regalare ai bambini o ai golosi un pesce d’aprile di cioccolato, solitamente incartato in una stagnola azzurra (a ricordare i riflessi marini delle squame) o in una rete da pesca.
Il 1 aprile napoletano è quindi differente da quello nel resto del mondo, assumendo un sapore più dolce grazie alla cioccolata: in alcuni quartieri popolari si allestiscono anche le vetrine di bar e pasticcerie, che diventano delle speciali “pescherie” con banchi riempiti di questo insolito pescato, come avviene nei classici mercati specializzati.
E alcuni produttori locali di cioccolato artigianale, come ad esempio Gallucci, cercano di modernizzare la tradizione aggiungendo ai classici pesci d’aprile in carta azzurra dei pesci decorati anche personalizzabili, o ancora cestini con pesci di cioccolato avvolti in carte colorate e sfiziosi cioccolatini a forma di frutti di mare, per completare il tema marino.
Le origini del pesce d’aprile
Il pesce è comunque protagonista anche della cultura italiana legata al primo giorno del quarto mese dell’anno, seppur – come dicevamo – con origini differenti rispetto a quelle radicate a Napoli.
Secondo gli studiosi, sono quattro le teorie più verosimili legate alla nascita di questa tradizione, che ricadrebbe comunque in epoca classica e sarebbe una prosecuzione di alcuni miti o feste “pagane”, in particolare con la storia di Proserpina (che spiega l’alternanza delle stagioni e quindi è particolarmente appropriato per l’avvio della primavera) e con i Veneralia, una celebrazione dedicata a Venere Verticordia e alla Fortuna Virile organizzata proprio il primo aprile.
Le teorie sulla nascita del pesce d’aprile
Una di queste tesi vede come protagonisti i due amanti litigiosi Cleopatra, regina d’Egitto, e il console romano Marco Antonio: impegnati in una gara di pesca, entrambi diedero il massimo per evitare la sconfitta, ricorrendo anche a mezzi poco leciti. In particolare, Marco Antonio fece aggiungere manualmente delle prede al suo amo, ma la scaltra Cleopatra si accorse dell’inganno e fece sostituire il bottino “non pescato” con dei pesci finti, rivestiti di pelle di coccodrillo. E così, al momento di decretare la vittoria, Marco Antonio scoprì di essere stato la prima vittima del pesce d’aprile.
Più mistica un’altra tesi, che chiama in causa il beato Bertrando di San Genesio, patriarca di Aquileia in Friuli dal 1334 al 1350, e un non meglio specificato Papa: il pontefice era in visita ad Aquilea il 1 aprile e cenò con piatti a base di pesce; una lisca, tuttavia, gli rimase incastrata in gola senza che fosse possibile rimuoverla. Al mattino successivo, però, avvenne il miracolo: al suo risveglio, il papa trovò la lisca appoggiata su un bacile accanto al suo letto, grazie all’intercessione di Bertrando. Ad ogni modo, per evitare il ripetersi di tali occasioni spiacevoli, il pontefice decretò che il primo aprile nel patriarcato non si mangiasse più pesce, “costringendo” i locali ad aguzzare l’ingegno per ricordare la pietanza proibita, anche attraverso la preparazione di cibi di ogni tipo a forma di pesce.
È incentrata sulle abitudini dei pescatori la teoria successiva, e in particolare sulle loro difficoltà a trovare pesci nei fondali nei primi giorni di primavera: tornando spesso in porto a mani vuote, diventavano oggetto di ilarità e scherno da parte dei compaesani, che li motteggiavano a suon di “pesci d’aprile”.
Infine, la tesi più accreditata e forse verosimile fa riferimento alla Francia del XVI secolo: prima dell’adozione del Calendario Gregoriano nel 1582, il capodanno si celebrava tra il 25 marzo e il 1 aprile e prevedeva anche lo scambio di doni. Con la riforma di papa Gregorio XIII la festività fu fissata al primo gennaio, ma alcuni burloni decisero di continuare a consegnare pacchi regalo il primo aprile, però vuoti, come simbolo di una festività ormai obsoleta. Questa usanza fu chiamata poisson d’Avril in francese, gettando le basi per il nostro “pesce d’aprile”.