Isola remota e affascinante, l’Islanda è sicuramente famosa per la sua natura incontaminata, le sue spettacolari bellezze paesaggistiche e la sua tranquilla comunità, fortemente legata alla famiglia e alla fiducia reciproca. Ma c’è un altro aspetto di questa terra che merita di essere scoperto: la sua cucina. La cucina islandese è un vero e proprio tesoro gastronomico, un affascinante viaggio culinario che ci porta a scoprire sapori unici e tradizioni millenarie. Questa cucina, radicata nella storia e nella cultura di un popolo che ha saputo adattarsi a un ambiente ostile e inospitale, è un esempio di come sia possibile creare piatti deliziosi e ricchi di sapore utilizzando ingredienti semplici e naturali.
Le caratteristiche della cucina islandese
In linea di massima, la cucina islandese è ispirata agli ingredienti che la terra e il mare offrono generosamente: dalle pecore che pascolano liberamente nelle verdi praterie, al merluzzo, dalle aringhe al salmerino che sguazzano nelle fredde acque artiche. Questi ingredienti, uniti all’acqua e all’aria cristalline dell’isola, fanno del cibo islandese uno dei più salutari al mondo.
Ma la cucina islandese non è solo una questione di materie prime e sapori: è anche un modo per conoscere la cultura e la storia di questo paese, perché ogni piatto racconta una storia e ogni ricetta è un pezzo di tradizione che si tramanda di generazione in generazione.
Reykjavik, la capitale del paese, è sicuramente il luogo ideale per scoprire la cucina islandese, ospitando oltre 200 ristoranti nel centro della città così da offrire un’ampia scelta di piatti tradizionali e moderni, che rispecchiano la varietà e la ricchezza del patrimonio culinario islandese – con poco da invidiare alla forse più nota (e sicuramente celebrata) cucina scandinava e danese in particolare.
La cucina islandese è quindi un affascinante esempio di come un territorio e le sue condizioni possano plasmare le abitudini alimentari di un popolo: nata in un ambiente ostile e inospitale come quello dell’isola, terra dei ghiacci e dei vulcani, la tradizione alimentare ha saputo nel tempo sfruttare al meglio le risorse disponibili, dando vita a una gastronomia unica e ricca di sapori intensi e caratteristici.
Pertanto, pur nascendo come cucina di sopravvivenza, che ha saputo adattarsi a un territorio difficile e sfruttare al meglio le risorse disponibili, è anche una cucina di tradizione, che ha conservato nel tempo antichi metodi di conservazione e preparazione dei cibi, come l’essiccazione, l’affumicatura e la fermentazione. Questi metodi, uniti alla qualità e alla freschezza delle materie prime, hanno dato vita a un’arte culinaria ricca di sapori intensi e particolari, che può risultare sorprendente per chi è abituato a gusti più mediterranei. Ma è proprio questa “particolarità” che rende la cucina islandese un’esperienza culinaria unica e indimenticabile.
Cosa mangiano gli islandesi: ingredienti e materie prime più utilizzate
Andando a guardare in maniera più specifica cosa mangiano gli islandesi in termini di ingredienti e materie prime, notiamo come le abitudini alimentari di questo popolo siano state inevitabilmente plasmate dal territorio e dalle sue risorse.
L’Islanda è a tutti gli effetti un’isola remota a sud del circolo polare artico, dove l’agricoltura e l’allevamento sono limitati, ma la natura offre generosamente una varietà di ingredienti che sono diventati i protagonisti della gastronomia locale.
Il pesce, pescato nelle fredde acque dell’Atlantico del Nord, è l’elemento fondamentale della dieta islandese: merluzzo, salmone, aringa, mallotto, gamberi, aragoste, halibut, pesce persico d’oceano, balene (la caccia alle balene è stata riaperta nel 2015), eglefino e specie d’acqua dolce come trota e salmerino sono solo alcuni dei tesori che l’oceano offre generosamente, e questi pesci vengono utilizzati in una miriade di ricette, spesso essiccati o affumicati, dando vita a piatti ricchi di sapore e di tradizione.
L’agnello, allevato allo stato brado nelle verdi praterie islandesi, è un altro pilastro della cucina del paese: la sua carne, tenera e saporita, viene utilizzata in una varietà di piatti, dai tradizionali stufati ai gustosi arrosti. Non è raro, ad esempio, trovare sulle tavole islandesi lo svið, una testa di agnello bollita, o la hangikjöt, un arrosto di agnello affumicato.
Infine, i prodotti lattiero-caseari, come il famoso skyr, una sorta di yogurt denso e cremoso, sono un elemento fondamentale della dieta islandese, utilizzati sia in piatti dolci che salati.
Nonostante le limitazioni imposte dal territorio, poi, grazie all’innovazione e alla ricerca l’Islanda ha saputo sfruttare al meglio le risorse a disposizione: se storicamente l’agricoltura, ad esempio, si è concentrata principalmente sulla coltivazione di patate e sull’uso di serre o ha sfruttato anche risorse insolite come il muschio e la farina fossile, negli ultimi anni, grazie alle nuove tecnologie e all’energia geotermica rinnovabile, è possibile avere ingredienti freschi e di provenienza locale tutto l’anno. Questo ha permesso agli chef moderni di diventare più fantasiosi, infondendo nuovi ingredienti in vecchie ricette e dando vita a una cucina che è al tempo stesso tradizionale e innovativa.
Perché provare la cucina islandese
Già da quanto scritto dovremmo aver compreso che, al pari dell’esperienza turistica offerta dalla visita ai luoghi fantastici dell’isola, anche esplorare la cucina islandese è un’avventura che offre molto più di un semplice pasto. È un’immersione in una cultura antica, ricca di affascinanti tradizioni e storie, esempio del duro lavoro di un popolo che ha saputo adattarsi a un ambiente rigido, trasformando la necessità in virtù.
I sapori della cucina islandese sono unici e inaspettati, offrendo un viaggio sensoriale attraverso un territorio selvaggio e incontaminato, che forse potrebbero apparire lontani dalle note a cui siamo abituati nel continente. Questa cucina celebra la purezza dei sapori, esaltando la qualità delle materie prime senza l’uso di condimenti eccessivi o tecniche di cottura complesse, rappresentando un perfetto esempio di come sia possibile creare piatti deliziosi e ricchi di sapore utilizzando ingredienti semplici e naturali.
Oltre a offrire un’esperienza culinaria unica, la cucina islandese è anche un esempio di sostenibilità: qui il rispetto per l’ambiente e la sostenibilità delle pratiche alimentari sono valori fondamentali, e dal pesce pescato in modo sostenibile all’agnello allevato allo stato brado, ogni piatto è un tributo alla natura e alla sua generosità.
Quali sono i piatti tipici della cucina islandese?
Ma andiamo quindi a scoprire alcuni dei piatti tipici della cucina islandese, veri e propri capisaldi di questa gastronomia e assoluti “must” da provare in un viaggio verso questa terra così affascinante, che rispecchiano la varietà e la ricchezza del patrimonio culinario del paese.
Gli islandesi amano i sapori intensi e decisi: non è raro, ad esempio, trovare sulle tavole locali piatti come il hákarl, uno squalo fermentato e essiccato che ha un sapore molto forte e particolare, o il citato svið, una testa di agnello bollita, molto apprezzato per il suo sapore delicato e la sua consistenza morbida. Non mancano comunque piatti più “convenzionali”, come la plokkfiskur, una sorta di baccalà con patate e cipolle, o la hangikjöt, un arrosto di agnello affumicato, adatti a chi preferisce sapori più familiari e vicini alla nostra cultura.
Infine, non possiamo dimenticare il famoso skyr, un prodotto lattiero-caseario simile allo yogurt, ma più denso e cremoso.
Cosa mangiare in Islanda
Ecco quindi un elenco dei piatti più tipici e iconici della cucina islandese.
- Pylsur, l’hot dog di Reykjavik
Il pylsur, o hot dog islandese, è un piatto iconico servito con orgoglio dal Bæjarins Beztu Pylsur di Reykjavik, un chiosco di hot dog che ha guadagnato fama internazionale per la sua offerta unica e deliziosa. Con oltre 60 anni di storia, questo chiosco è diventato una tappa obbligatoria sia per i turisti che per i locali.
Dal punto di vista gastronomico, questo hot dog è unico nel suo genere, preparato con una miscela di manzo, agnello e maiale; viene servito su un panino caldo, condito con cipolle bianche crude, cipolle fritte croccanti, ketchup, remoulade (una salsa a base di maionese, capperi, senape e erbe aromatiche) e pylsusinnep, una senape marrone tipica dell’Islanda.
L’esperienza di gustare un pylsur al Bæjarins Beztu Pylsur è tanto unica quanto il hot dog stesso. È consigliabile ordinare “eina með öllu”, o “con tutto”, per assaporare tutte le diverse texture e sapori che questo hot dog ha da offrire. Altro suggerimento: tenere a portata di mano banconote di piccolo taglio per non ostacolare la coda, che può essere piuttosto lunga data la popolarità del chiosco. Nonostante la fama e la popolarità, comunque, i prezzi dei hot dog al Bæjarins Beztu Pylsur sono assolutamente convenienti.
- Skyr
Ormai è famoso anche da noi, lo Skyr è un elemento fondamentale della cucina islandese, un prodotto lattiero-caseario denso e cremoso che si colloca tra lo yogurt e la ricotta. Realizzato con latte scremato pastorizzato e una coltura batterica simile a quella dello yogurt, lo Skyr offre una consistenza densa e cremosa che è un piacere per il palato, e il suo sapore ricorda quello dello yogurt greco e della crème fraiche, offrendo un equilibrio perfetto tra dolcezza e acidità. Di solito è servito con panna e marmellata di frutti di bosco, ma è altrettanto delizioso al naturale.
- Carne di agnello
La cucina islandese è profondamente radicata nella tradizione di utilizzare l’agnello (e in generale gli ovini) come ingrediente principale in molti dei suoi piatti. Le pecore islandesi vagano liberamente per le colline, bevendo l’acqua dei fiumi glaciali e nutrendosi di piante e bacche, e questa dieta all’aperto conferisce alla carne un sapore unico e naturale.
L’agnello islandese viene preparato in vari modi. Può essere servito in umido con ortaggi a radice, arrostito con una salsa speziata, o presentato in modi innovativi come nel ristorante KOL di Reykjavik, dove il controfiletto arrosto viene servito con polenta ai mirtilli, crumble al pistacchio e formaggio Tindur stagionato. Un altro piatto tipico è l’Hangikjöt, un piatto tradizionale dell’Islanda rurale che consiste in carne di agnello affumicata, che è un must sulle tavole natalizie islandesi, ma viene consumato anche in altri periodi dell’anno.
Inoltre, la cucina islandese utilizza tutte le parti dell’agnello: ad esempio, con il fegato di pecora si produce la Lifrarpylsa, un insaccato tipico, mentre le Svið sono teste di pecora scottate e bollite, all’insegna di un approccio sostenibile e rispettoso alla cucina, in cui non si spreca nulla.
- Pesce
Anche il pesce è un elemento fondamentale della cucina islandese, consumato quotidianamente dalle famiglie locali in una varietà di modi: in umido, bollito, fritto, arrosto o alla griglia. Questo ingrediente ha sostenuto la popolazione islandese per secoli, offrendo nutrimento durante i lunghi e freddi inverni.
Una delle prelibatezze più amate è il plokkfiskur, un confortante stufato di purè di pesce: questo piatto, che combina cubetti di halibut e patate lesse in una salsa cremosa a base di latte, farina, sale e pepe bianco, è un grande classico, da consumare caldo per riscaldare il cuore e l’anima.
Oltre a essere un pilastro della dieta locale, il pesce ha anche un ruolo importante nell’economia islandese. Dopo il tracollo economico del 2008, l’industria della pesca ha contribuito a riportare in vita il paese, diventando la sua più grande esportazione. Tuttavia, ciò non ha impedito ai locali di continuare a gustare le delizie del mare. Merluzzo, salmone ed eglefino sono tra i pesci più comuni, mentre gli scampi sono particolarmente apprezzati dai buongustai locali. Anche in questo caso, la cucina islandese ha fatto di necessità virtù, utilizzando come ingredienti anche delle parti all’apparenza meno nobili: è il caso della lingua di merluzzo, la parte gelatinosa che risiede nella bocca del pesce, cucinata al gratin, saltata in padella o bollita. Oppure del fegato di merluzzo, pregiato e ricco di omega 3, da cui si estrae un olio usato spesso come integratore e apprezzato anche per le sue proprietà antidepressive, particolarmente utili durante i lunghi e oscuri inverni islandesi.
- Hákarl, lo squalo fermentato
Lo Hákarl, o squalo fermentato, è un piatto che rappresenta una parte significativa dell’eredità culinaria islandese, nonostante non sia più parte della cucina quotidiana. Emblematico quanto l’agnello in libertà, è un simbolo della resilienza del popolo islandese e della sua capacità di adattarsi a un ambiente difficile.
Come spiegano le guide locali in passato gli islandesi dovevano non solo fare i conti con accesso limitato al cibo e alle materie prime, ma anche trovare modi per conservare il cibo durante i rigidi inverni che potevano durare mesi: anche lo squalo diventava quindi ingrediente, e le sue carni venivano seppellite, essiccate, affumicate e lasciate a fermentare per settimane, per poterle consumare più a lungo.
Nel passato, lo squalo veniva immerso nell’urina e messo sottoterra a fermentare. Fortunatamente, questa pratica è obsoleta e oggi lo squalo è fermentato con aceto e altri ingredienti più naturali. Viene spesso servito con uno shot di Black Death, una grappa chiara e non zuccherata che aiuta a mitigare il forte sapore e odore dello squalo. Nonostante il suo sapore forte e il suo odore putrido, lo Hákarl rimane uno dei simboli culinari dell’Islanda. È un piatto che può non essere apprezzato da tutti, ma che offre un assaggio autentico della tradizione culinaria islandese.
- Hardfiskur, il pesce essiccato
L’Hardfiskur, o pesce essiccato, è un alimento tradizionale e popolare in Islanda, nonostante non sia più così diffusamente consumato come in passato. Questo snack ricco di proteine è disponibile in qualsiasi negozio di alimentari o al mercato delle pulci di Kolaportid, e può essere consumato direttamente dal sacchetto o spalmato con burro.
La produzione di Hardfiskur risale a un periodo in cui il grano era difficile da reperire in Islanda, rendendo il pane un lusso, e di conseguenza gli islandesi si affidavano allo stoccafisso essiccato come fonte di nutrimento durante i pasti.
L’Hardfiskur viene prodotto utilizzando pesce fresco, principalmente eglefino, lupo di mare o merluzzo. Dopo essere stato pulito e disossato, il pesce viene appeso ad asciugare; tradizionalmente, questo processo avveniva all’aperto, vicino all’oceano, dove i venti soffiavano aria salata attraverso il pesce, un metodo che richiedeva dalle quattro alle sei settimane. Grazie alla tecnologia moderna, il tempo di essiccazione può essere ridotto a 36-48 ore.
- Humar
In islandese, il termine humar si riferisce all’aragosta locale o agli scampi, rinomati per la loro carne tenera e gustosa. Questi crostacei, catturati principalmente nelle acque della costa meridionale dell’isola, sono molto apprezzati per sapore e versatilità: possono infatti essere preparati in vari modi, senza disperdere nulla della qualità della materia prima. Ad esempio, sono cucinati alla griglia, dove la carne dell’aragosta assorbe il fumo del fuoco, conferendole un sapore affumicato e rustico; oppure al forno, dove la lenta cottura permette alla carne di diventare ancora più tenera e succosa. L’Humar può essere anche fritto, per un gusto più deciso e croccante, e non è raro trovare l’Humar come condimento per la pizza, un abbinamento insolito che combina la tradizione culinaria italiana con i sapori unici dell’Islanda.
- Pulcinella di mare
Sempre alla luce della limitatezza delle risorse prime, anche la pulcinella di mare, affascinante uccello artico, diventa una prelibatezza culinaria molto apprezzata in Islanda, dove viene trasformato in un piatto tipico di grande raffinatezza. È possibile trovare questa pietanza cucinata in due modi distinti, entrambi in grado di esaltare il suo sapore unico: il primo metodo prevede la cottura bollita dell’uccello, che viene poi servito con una delicata salsa al latte, mentre la seconda alternativa è la carne di pulcinella di mare affumicata, che conferisce all’uccello un sapore più intenso e robusto, che si sposa perfettamente con la sua carne succulenta.
- Porramatur
Ancora più estremo ai nostri occhi e palati può apparire il Porramatur, un piatto tradizionale islandese che combina una varietà di ingredienti provenienti sia dal mare che dalla terra. Questo mix di pesce e carne d’agnello viene servito con pane di segale e burro, creando un’esperienza culinaria unica e audace.
A comporre questa complessa pietanza sono vari ingredienti, tra cui hrútspungur (testicoli di montone) immersi nel siero di latte e poi pressati fino a formare una sorta di torta; una marmellata gelatinosa fatta con la testa di pecora, occhi inclusi; sanguinaccio di ovino, pesce essiccato e squalo fermentato, che aggiungono ulteriori strati di sapore al piatto. Infine, il Porramatur viene servito con testa di pecora bollita, accompagnata da rape e patate. Gli scarti di questi ingredienti vengono raccolti e trasformati in una sorta di gelatina, che aggiunge una consistenza unica al piatto.
- Rúgbrauð, pane di segale
Immancabile è poi l’assaggio del rúgbrauð, o pane di segale islandese: morbido e spugnoso, ha un sapore dolce grazie allo zucchero aggiunto nell’impasto e può essere gustato in molti modi. Può infatti essere servito con salmone affumicato e crema di formaggio, tritato e mescolato al gelato, o semplicemente accompagnato da burro extra cremoso e sale lavico croccante.
Tuttavia, secondo i locali, il vero modo per apprezzare il rúgbrauð è cuocerlo nel terreno, vicino a un geyser gorgogliante. Questa tecnica di cottura unica, resa famosa da Sigurður Rafn Hilmarsson, icona nazionale della cittadina di Laugarvatn, richiede circa un giorno. Il pane viene sepolto a 30 centimetri di profondità in una pentola e lasciato a cuocere lentamente grazie al calore geotermico, che conferisce al pane un sapore e una consistenza unici, come testimoniano le migliaia di visitatori che ogni anno affollano il Laugavautn Wellness Resort e il suo panificio geotermico.
- Muschio
Versatile e nutriente, il muschio islandese, noto scientificamente come cetraria islandica, è un ingrediente distintivo e sorprendente della cucina locale: questi vegetale viene raccolto durante l’estate, poi essiccato e utilizzato in una varietà di piatti. Uno dei modi più comuni per utilizzare il muschio islandese è trasformarlo in una sorta di tè dalle proprietà benefiche, ma può essere anche incorporato nel pane, aggiungendo una dimensione di sapore e consistenza unica, o ancora in una zuppa a base di latte.
- Gelato
Nonostante il clima freddo, il gelato è un piatto amato e consumato tutto l’anno in Islanda, indipendentemente dalla stagione. La capitale Reykjavik ospita numerose gelaterie di alta qualità, che offrono una vasta gamma di gusti, dal tradizionale gelato alla vaniglia a sapori più audaci come il pepe turco e la liquirizia nera. Il Cafe Loki, un bistrò eccentrico situato di fronte alla famosa chiesa di Hallgrímskirkja, è noto per il suo gelato al pane di segale, un omaggio alla tradizione culinaria islandese.
Il gelato soft è particolarmente popolare in Islanda: un modo tipico di gustarlo è immergerlo in una salsa a guscio duro, di solito al cioccolato, e poi ricoprirlo con piccole caramelle, un approccio noto come “is med dyfu og kurli” o “bragdarefur”.
Quanto si spende per mangiare in Islanda?
Il viaggio in Islanda può rivelarsi particolarmente costoso e anche l’alimentazione può incidere molto sul budget della vacanza: le città principali dell’isola offrono una vasta gamma di locali e ristoranti, ma i prezzi possono essere piuttosto elevati.
Per una colazione, ad esempio, si può prevedere di spendere circa 15€, mentre una zuppa di pesce per cena può costare fino a 35€. In un ristorante, il costo medio di un piatto principale varia tra 3-4.500 corone islandesi (ISK), equivalenti a circa 25-40€, mentre un menù completo può raggiungere 6-7.400 ISK, ovvero 50-60€.
Se desideriamo valutare opzioni più economiche potrebbe essere necessario considerare i fast food, che sono diffusi in tutta l’isola: anche se non offrono specialità locali, possono essere una soluzione conveniente per uno spuntino. Un panino, un hamburger o una pizza in un ristorante o in un bar solitamente costano tra 1.800 e 2.400 ISK (15-20€), con prezzi leggermente inferiori nei fast food.
Per quanto riguarda le bevande, un caffè, un tè o una bottiglia d’acqua in un ristorante costano generalmente tra 337 e 560 ISK, equivalenti a circa 2,82-4,69€.