Chinotto: un frutto antico e molto amato

È una bevanda analcolica di colore scuro con sfumature ambrate, molto simile alla cola, e ha un gusto intenso, leggermente amaro ma piacevole al palato: parliamo del chinotto, una delle bibite vintage più apprezzate dagli italiani, che dopo anni di declino sembra aver trovato nuovo apprezzamento anche tra i consumatori più giovani, grazie al suo intenso sapore e alla sua versatilità. Derivato dal succo di un particolare tipo di agrume amaro, il chinotto è una istituzione che merita un approfondimento: ecco quindi tutto ciò che c’è da sapere su questa bibita storica.

Tutto sul chinotto: caratteristiche, gusto, proprietà e benefici di questo agrume

Il Chinotto è il frutto di un agrume dal nome scientifico Citrus Myrtifolia: un alberello sempreverde mediamente alto un metro e mezzo circa, con pochi rami carichi di foglie piccole, di colore verde scuro e dimensioni simili a quelle del mirto (come rivela l’epiteto), che produce un frutto per forma e dimensioni simile al mandarino.

La sua origine è incerta: secondo alcuni storici, sarebbe nato in Cina orientale e poi importato nella zona tirrenica italiana (Liguria o Toscana), e il nome deriverebbe proprio dalla zona natale; altre teorie, invece, ritengono che la pianta sia originaria del Mar Mediterraneo, e il nome rimanderebbe soltanto alla tipologia di frutto “di tipo cinese”. A supporto di questa tesi c’è il fatto che non ci sono notizie su alcun tipo di coltivazione del chinotto nei Paesi asiatici, e che la pianta Citrus Myrtifolia si trova solo in Italia (nelle zone di Liguria, Toscana, Sicilia e Calabria) e lungo la Costa Azzurra francese.

I frutti del chinotto sono piccoli e schiacciati ai poli, con buccia che diventa arancione scuro o bruno-rossastro nella maturità: la polpa è chiara, di consistenza croccante e compatta, e il succo è molto amaro e acido, ma allo stesso tempo molto aromatico e caratteristico.

Questa pianta può essere coltivata facilmente in ambienti differenti e vanta molteplici proprietà benefiche, tanto che i suoi frutti sono considerati un toccasana per la salute: in particolare, i chinotti sono ricchi di vitamine A, B, C e E, minerali come il calcio, il fosforo e il ferro, ma sono anche una buona fonte di antiossidanti come la naringina (responsabile del gusto amarognolo) e la sinefrina, che possono aiutare la motilità dell’intestino e favorire la digestione.

I piccoli frutti del chinotto sono storicamente utilizzati per vari scopi alimentari e sono ingrediente comune per varie ricette, e in particolare nella preparazione di torte, gelati, marmellate e marinate, ma anche canditi e mostarde; il succo della polpa, invece, può servire come condimento per insalate o carni alla griglia, anche se più frequentemente è usato per preparare la classica bibita gassata analcolica o liquori e digestivi tradizionali.

Il chinotto di Savona, uno speciale presidio Slow Food

Il chinotto rappresenta anche un’eredità importantissima della nostra cultura gastronomica, e la storia del chinotto di Savona lo conferma: quella ligure è una delle varietà più famose d’Italia, apprezzata per qualità, aroma e proprietà digestive, e sin dalla seconda metà dell’Ottocento viene declinata in versione “candito” o “sotto spirito”.

I chinotti di Savona, infatti, sono troppo amarognoli per il consumo fresco, e quindi si preparano canditi o immersi in sciroppo dolce o ancora, nella specialità più nota, in liquore Maraschino; la lavorazione degli agrumi comincia con l’immersione in acqua di mare (anche se oggi si utilizza una più semplice salamoia) e prosegue con vari passaggi che servono a rendere più dolce il frutto, eliminandone le parti più amare della buccia.

I chinotti di Savona hanno avuto enorme successo e diffusione fino agli anni Venti del Novecento, per poi declinare a causa di vari fattori contestuali; dal 2004, il chinotto di Savona è stato riconosciuto come Presidio Slow Food, il noto percorso che mira a salvaguardare alcuni prodotti tradizionali italiani, e ciò ha consentito di rilanciare anche la produzione tradizionale dei canditi.

Gli altri usi del chinotto: le principali ricette

Anche se è noto più che altro per l’omonima bibita, il chinotto può essere usato in diverse altre preparazioni culinarie: in virtù del suo sapore acidulo, questo agrume può essere usato come sostituto dei suoi parenti più conosciuti, come limone o lime. In alcune cucine del Mediterraneo, poi, il chinotto può essere usato per preparare salse, marinate e condimenti che conferiscono ai piatti un sapore fresco e leggermente aspro.

Grazie alle caratteristiche della polpa, croccante e compatta, il chinotto è stato storicamente molto usato in pasticceria, rivelandosi un ottimo ingrediente per la preparazione di marmellate e conserve (che si sposano perfettamente con formaggi stagionati o carni arrostite), canditi, ma soprattutto bevande gassate e liquori artigianali.

Che cos’è il chinotto, la bevanda storica

Ma parliamo allora della storica bibita italiana che si produce con questi agrumi: il Chinotto è una bevanda carbonata di colore scuro e gusto intenso e caratteristico, molto apprezzata soprattutto d’estate come bicchiere rinfrescante. L’origine di questa specialità è incerta: secondo alcune ricostruzioni, il Chinotto è stato inventato dalla San Pellegrino nel 1932 (e questo brand ne resta ancora oggi il principale produttore), mentre altri ritengono che la paternità sia dell’azienda Neri (produttrice del famoso Chinotto Neri, anche identificato col brand Chin8), e un’altra versione ancora attribuisce l’invenzione della formula industriale a i laboratori della Costantino Rigamonti Giovanni a Milano, il cui proprietario divenne successivamente presidente della Recoaro.

Ad ogni modo, il chinotto bevanda deriva dall’estratto naturale dell’olio essenziale dei frutti dell’albero di chinotto, che contiene un’alta percentuale di acido citrico, zucchero e sodio; la ricetta originale prevedeva l’utilizzo di acqua di sorgente, zucchero di canna e chinotto per ottenere una bevanda rinfrescante, ma oggi si aggiunge anche la caffeina per aumentare la sua effervescenza e dargli un aroma più intenso.

Famoso in tutta Italia sin dagli anni ’50, nonostante il suo essere vintage continua a conquistare molti consumatori ancora oggi, soprattutto tra chi ama i sapori aspri e decisi: grazie alla sua versatilità, può essere servito come aperitivo o come accompagnamento ad altri alimenti, o può diventare ingrediente nella preparazione di cocktail rinfrescanti e dissetanti, in alternativa alla tipica cola.

Le caratteristiche nutrizionali del chinotto: benefici e controindicazioni

Oltre al suo gusto particolare, il chinotto è interessante anche dal punto di vista dei valori nutrizionali e la bevanda si rivela una scelta valida per coloro che cercano di condurre uno stile di vita sano, poiché ha un basso contenuto calorico e di grassi. Un bicchiere di chinotto da 200 ml contiene in media meno di 100 calorie e 0 grammi di grassi, e inoltre contiene anche vitamine A, B2, C ed E, nonché minerali come fosforo, magnesio, calcio e ferro.

Le controindicazioni del chinotto sono invece legate principalmente al suo contenuto di caffeina (fino a 40 mg di caffeina per porzione) che può provocare in caso di eccessi effetti collaterali quali palpitazioni cardiache, ansia e insonnia; inoltre, le persone che prendono farmaci per la pressione alta o assumono regolarmente anticoagulanti o antiaggreganti piastrinici (ad esempio l’aspirina) dovrebbero discutere con il proprio medico prima di consumare chinotto.

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