Aria fritta, non è più solo un modo di dire quando ci riferiamo a qualcuno che straparla ma che a contenuti sembra non esser messo bene. L’aria fritta è anche un piatto, un antipasto per la precisione. L’idea è tutta di una chef italiano e si serve in un ristorante del Veneto. L’obiettivo è preciso: un invito dello chef a riempire la propria vita di cose ed esperienze concrete, tralasciando proprio l’aria fritta.
Aria fritta, buon appetito
Chi l’avrebbe mai detto che un giorno sarebbe stato possibile assaggiare una gustosa porzione di aria fritta. Non si vive di sola aria, qualcosa bisogna pur metterla sotto i denti e nello stomaco. E allor aperchè non provare proprio con un po’ di aria, magari fritta.
L’idea dello chef stellato
L’idea è venuta a uno chef stellato, Nicola Dinato, alla guida della cucina del suo ristorante a Castelfranco Veneto, in provincia di Treviso. Trentasette anni, una stella Michelin conquistata per la prima volta nel 2015, Dinato ha inventato al ricetta dell’aria fritta e con uno scopo ben preciso.
Un piatto che sorprende e fa riflettere
In una serie di interviste rilasciate subito dopo aver resa pubblica la sua ultima sfida culinaria, lo chef stellato ha spiegato: “La servo sempre come antipasto, per ricordare ai mie clienti che devono sempre cercare di riempire la loro vita di esperienze vere. Aria fritta è un concetto gastronomico: un benvenuto di riflessione per far capire che stiamo vivendo un momento storico dove il nulla è sempre più importante. Contenuti volatili scorrono senza significato, facendo dimenticare i veri valori della vita”.
I segreti dell’aria fritta
Portare in tavola, quindi, una riflessione, uno sfizio da gustare prima del pranzo ma con la forza di un piatto forte. Ma come è stato possibile arrivare a friggere l’aria? E’ proprio lo chef insignito della prestigiosa stella Michelin a svelare i segreti della sua ultima invenzione: “Per friggere l’aria abbiamo pensato a una nuvola di tapioca, che andiamo a cucinare in forno e poi successivamente a friggere. Poi si avvolge nella carta assorbente, in modo da eliminare tutti i grassi. La cosa simpatica è che per dare quel tocco di aria andremo a inserire un po’ di ozono”. Proprio quest’ultimo procedimento richiede che il piatto resti a riposare lameno una decina di minuti prima di essere servito agli attenti clienti in sala.
Una sfida che si basa sulla perfezione
La sfida dell’aria fritta, però, è proprio quella che si basa sulla perfezione. Non tutte le pepite di aria fritta hanno la fortuna di raggiungere la sala e il palato dei clienti. Al di là del gusto, infatti, molto fa e conta la forma. L’aria fritta deve essere trasparente e leggera, tutte quelle che non rispondono a queste caratteristiche non escono dalla cucina dell’esigentissimo chef di Castelfranco Veneto. Classe 1981, Nicola Dinato nasce a Camposampiero in provincia di Padova. Una lunga esperienza all’estero e poi il ritorno in Italia con l’ingresso al Feva. I primi riconoscimenti arrivano nel 2009 con il premio in qualità di Chef Emergente del Nordest assegnatogli dal Touring Club Italia.
Cosa intendiamo per aria fritta
Tra i tanti modi di dire italiani ce n’è proprio uno che fa riferimento al “mangiare aria fritta”. Si gioca sui rimando a qualcosa che è del tutto privo di contenuto, vuoto, praticamente inutile. Si riferisce il più delle volte a un discorso, a un’idea, alla parola di qualcuno. Un modo elegante per sottolineare la totale insensatezza e inutilità di un concetto che tale in realtà non sembra essere. Tanti sforzi per ammantare di apparente contenuto un seria di parole che possono solo tradursi in rumore.