La cucina è parte integrante della cultura umana, e forse proprio in Italia ne abbiamo la dimostrazione più concreta: da Nord a Sud, sono centinaia i musei del cibo, strutture dedicate specificamente a una pietanza o una produzione dell’arte gastronomica, spesso con un forte legame territoriale. Ma anche all’estero stanno sorgendo queste esperienze incentrate su tematiche food, e quindi proviamo a fare un tour dei musei del cibo più interessanti, da scoprire e magari visitare.
La diffusione dei musei del cibo
È praticamente impossibile compilare una lista esaustiva di tutte le realtà, di iniziativa pubblica o privata, che permettono di vivere un’esperienza innovativa legata alla documentazione e all’informazione sul cibo, con percorsi che fanno scoprire curiosità, tradizioni e tecniche di produzione, all’insegna di un nuovo approccio al turismo enogastronomico, più immersivo e interattivo, che mette il visitatore a confronto diretto con un prodotto e la sua lavorazione specifica.
In pratica, ogni area e ogni territorio che eccelle in una produzione ha aperto il suo museo: ce ne sono tantissimi dedicati al vino e all’olio, soprattutto nelle località di riferimento per le colture di vite e olivo, ma anche quelli che raccontano i confetti (a Sulmona), la liquirizia (a Rossano Calabro), i gelati o le specialità casearie.
Ma non è solo in Italia che si sta diffondendo questa tendenza, e in Europa sorgono sempre più strutture museali che mettono in mostra le bellezze non artistiche, ma culinarie, evidenziate da percorsi espositivi originali e ricchi di curiosità, che valorizzano questa espressione fondamentale della propria cultura locale.
I musei del cibo in Italia più importanti
Impossibile non partire da Parma, città al centro della cosiddetta Food Valley, dove da alcuni anni ha aperto il Polo dei Musei del Cibo, che racchiudono ben otto differenti gallerie diffuse tra il centro e i comuni dell’area, dedicate ai grandi prodotti alimentari della terra emiliana.
A Collecchio, e precisamente presso la Corte di Giarola nel Parco del Taro, sorgono il Museo della Pasta e il Museo del Pomodoro, dedicati rispettivamente al “favoloso viaggio della pasta dal grano alla gastronomia” e “all’oro rosso che arriva da lontano”. A Soragna, presso Corte Castellazzi, troviamo il Museo del Parmigiano Reggiano, incentrato sul più prestigioso formaggio italiano, apprezzato in tutto il mondo per le sue caratteristiche: l’esposizione è allestita in un antico caseificio, con oggetti relativi alle varie fasi di lavorazione del Parmigiano e materiali che raccontano l’impiego gastronomico del prodotto e la sua storia.
A un’altra eccellenza della zona parmigiana è dedicato il Museo del Prosciutto, a Langhirano, che ricostruisce l’intero processo di produzione dei pregevoli prodotti dell’arte della lavorazione suina locale. Polesine Parmense è la sede del Museo del Culatello e del Masalén, sempre in tema di salumi pregiati, mentre al Castello di Felino è possibile visitare il Museo del Salame di Felino, una “delicatezza unica per il palato”. Infine, il polo museale si completa con il Museo del Fungo Porcino di Borgotaro (la cui inaugurazione è stata rimandata di un anno causa Covid) e con il Museo del Vino alla Rocca Sanvitale di Sala Baganza, dedicato appunto ai “segreti del vino tra archeologia lavorazione e produzione”.
Sempre nel territorio emiliano e sempre legato al vino, poi, c’è da citare anche il Museo del Vino e della Civiltà Contadina a Nonantola, in provincia di Modena, e quindi nel cuore delle terre del Lambrusco, che espone una raccolta di attrezzi legati all’agricoltura e alla vinificazione provenienti in parte dalla Cantina Giacobazzi.
Spostandoci a Spilamberto, ancora nel modenese, troviamo il Museo del Balsamico Tradizionale, che consente un’immersione nel mondo dell’aceto balsamico tipico dell’area, con un viaggio nella storia, nelle arti, nei miti e nelle tradizioni locali.
L’ultima citazione dell’area emiliana è per il Museo del Gelato, aperto a Anzola Emilia dalla Carpigiani Gelato University, che è l’unico esempio di museo sul tema, con laboratori di gelato, visite guidate, eventi speciali dedicati ai veri gelato-lovers.
Dai confetti alla liquirizia
Molto interessanti anche alcuni musei del cibo presenti in alcune località simbolo di determinate produzioni alimentari.
Ad esempio, a Rossano in Calabria è aperto il museo della liquirizia, inevitabilmente promosso da Amarelli, storica azienda produttrice del settore, che espone incisioni, documenti, libri, foto d’epoca, attrezzi agricoli e altre testimonianze della vita e dell’evoluzione professionale di questa attività.
I confetti della famiglia Pelino di Sulmona, in Abruzzo, non necessitano di particolari descrizioni (basti dire che sono quelli usati per tutti i royal weeding del Regno Unito, ad esempio): per chi vuole approfondire la storia e le curiosità di questo brand, attivo dal 1783, c’è lo specifico Museo del Confetto che mette in mostra macchine antiche e attrezzature di un tempo, cimeli e oggetti rari tipici dell’arte della confetteria.
Il Veneto è una delle patrie nazionali della grappa, e il Museo della Grappa si divide in due sedi, la prima in centro a Bassano del Grappa, aperta 25 anni fa, la seconda a Schiavon (VI). In entrambi i casi, il visitatore entra in contatto con la storia, le tradizioni e i metodi di lavorazione del più famoso distillato italiano, tra alambicchi e bottiglie di grande valore storico e documentale, ma anche aree di grande fascino come la grappateca, la più ampia collezione italiana di grappe storiche, con duemila bottiglie provenienti da quasi 400 distillerie diverse.
E citiamo anche il binomio Napoli-Pizza: all’interno del MAMT (Museo Mediterraneo delle Arti, della Musica e delle Tradizioni) è infatti presente la sezione permanente chiamata MIP, ovvero Museo internazionale della pizza e del pane, che racconta la storia dei due alimenti ed espone oggetti‑reliquie per mostrarne l’evoluzione, fino a spazi degustazione in cui ripercorrere il percorso culturale e gustare la classica pizza napoletana. Sempre in Campania, ma a Battipaglia, ha aperto da poco il Museo della Bufala e della Mozzarella, il primo allestimento di genere etno-antropologico dedicato a uno dei prodotti più tipici della regione, ovvero la mozzarella di bufala, alla sua lavorazione e a tutto il mondo di usanze, professionalità, mestieri e vita quotidiana che ruota intorno a questo formaggio Dop.
Musei del cibo nel mondo: tra eccellenze e curiosità
Dicevamo che questa tendenza non riguarda solo l’Italia, e anzi è all’estero che sono nati i primi musei del cibo: in particolare, si ritiene che il più antico sia l’Alimentarium Museum di Vevey, in Svizzera, aperto nel 1985 per intuizione della Nestlé, con tanto di gigantesca forchetta piantata nelle sue vicinanze, nel Lago di Ginevra. Tra le caratteristiche principali di questa struttura, dedicata alla scoperta e all’educazione alimentare in genere, una collezione di 400 oggetti più o meno antichi legati alla lavorazione o conservazione di tutti gli alimenti, ma anche aree informative in cui scoprire le relazioni tra il cibo e il tessuto sociale o indagare gli aspetti nutrizionali degli alimenti e i loro effetti sulla salute del corpo.
A Bruxelles troviamo il Choco-Story, un vero e proprio Museo del Cioccolato che ci porta nella storia di questo alimento, mostrando come prima i Maya e poi gli Aztechi coltivavano alberi di cacao, ma anche il modo in cui la fava di cacao ha conquistato l’Europa e come il cacao viene trasformato in cioccolato. Informazione golosa, un maestro cioccolatiere preparerà le praline proprio davanti agli ospiti, perché la degustazione del cioccolato fa ovviamente parte del tour (e c’è anche uno shop integrato per i choco-lovers).
Sono decisamente più originali e curiosi gli ultimi tre luoghi da scoprire: a Yokohama c’è il Cup Noodle Museum, ispirato dall’idea del magic ramen di Momofuku Ando, con cui fu possibile la diffusione della tipica pietanza giapponese a base di noodles e brodo di carne o pesce anche nel mondo occidentale, grazie impacchettati in una tazza per un consumo istantaneo anche con le posate.
A Pechino è aperto il Watermelon Museum, incentrato sull’anguria, con foto, informazioni tecnologiche e spazi interattivi con suggerimenti per la coltivazione di questo dissetante frutto estivo.
A Los Angeles, invece, si può visitare il Museo del cibo disgustoso, che raccoglie ed espone 80 delle più disgustose prelibatezze mondiali, ovvero i cibi più assurdi che però sono parte della tradizione gastronomica di alcune zone.