In queste settimane l’Italia si è avviata verso una nuova normalità dopo il necessario lockdown e le misure restrittive per bloccare la pandemia da Coronavirus, ma non tutte le regioni si stanno muovendo in maniera simile. Ad esempio, in Campania la riapertura dei locali pubblici come ristoranti e attività commerciali è partita il 21 maggio, con regole ben precise e criteri ancora più rigidi di quelli imposti su base nazionale.
È stato il Governatore Vincenzo De Luca a chiarire le norme e spiegare le motivazioni dell’avvio differito nella regione da lui amministrata: protagonista degli ultimi mesi per le posizioni forti e le polemiche senza mezzi termini contro i comportamenti “imbecilli” e poco accorti rispetto ai contagi, anche in questo caso le dichiarazioni dell’ex sindaco di Salerno sono diventate subito virali per la verve con cui difende e motiva le sue ragioni.
Le regole in Italia
L’accordo sulle riaperture è stato raggiunto a livello nazionale dopo una lunga fase di dialogo (e polemiche) tra governo e Regioni nella notte di domenica 17 maggio e ha consentito le serrande alzate già dal successivo lunedì 18 maggio, come noto.
Il decreto del presidente del Consiglio Giuseppe Conte è stato in realtà firmato proprio nella mattinata di lunedì e contiene le nuove norme per consentire l’accesso ai locali pubblici e alle attività commerciali sempre nell’ottica di limitare la diffusione del Covid-19. Tra l’altro, si prevede l’obbligo di distanziamento interpersonale di 1 metro anche negli spazi di bar e ristoranti, con sedute distanziate o separate da barriere fisiche, si introducono obblighi più stringenti per la sanificazione di ambienti, servizi igienici e attrezzature e si suggerisce l’accesso tramite prenotazione e pagamenti elettronici. Inoltre, l’uso degli impianti di aria condizionata è consentito escludendo la modalità di ricircolo dell’aria.
Le decisioni in Campania
In Campania, come dicevamo, l’apertura non è stata immediata perché il Presidente regionale De Luca è stato molto critico nei confronti del Governo, dichiarando in diretta Tv di vedere “un clima di confusione in Italia, basti pensare che siamo a domenica pomeriggio e dovremmo riaprire lunedì mattina” e chiarendo quindi che “noi non apriamo lunedì mattina né i ristoranti, né i pub, né altro, per serietà”.
De Luca ha infatti preferito una ripartenza soft, convocando le categorie economiche per avviare una interlocuzione sulla sanificazione, così da preparare i soggetti su cui ricade gran parte del “peso” della lotta alla diffusione del virus, e per trovare modi per agevolare l’apertura anche di piccoli ristoranti.
Secondo il governatore campano, le linee guida del governo – arrivate molto in ritardo rispetto alla data fissata per le riaperture – “sono incompatibili con l’avvio di alcune attività economiche”: ad esempio, il distanziamento di 2 metri previsto nella bozza di accordo avrebbe di fatto impedito l’apertura di molte attività in Campania.
E quindi, De Luca ha firmato l’ordinanza 48 del 17 maggio 2020 con cui detta le nuove regole e prende più tempo per la sua Regione, dando modo ai ristoratori di prepararsi in maniera adeguata, e ha convocato Camere di Commercio e associazioni di categoria per aprire tutto giovedì 21 maggio.
Riaperture ristoranti in Campania, le nuove norme da rispettare
Il governatore regionale ha spiegato in dettaglio perché era necessario programmare con maggior tempo: “Servono pannelli e organizzazione, stiamo elaborando un protocollo di sicurezza che prevede la collocazione di pannelli protettivi tra un tavolo e l’altro, di plexiglass, di vetro o di plastica lavabile, l’importante è che non sia materiale poroso”, annuncia.
Inoltre, in Campania ci saranno orari flessibili per le attività commerciali, dalle 7 del mattino alle 23, con possibilità di aprire anche nei giorni di festa. Una specifica Task force Covid della Regione ha prodotto una documentazione video che spiega in dettaglio quali sono le norme cui attenersi.
Regole differenti anche per spiagge e stabilimenti balneari, perché la fascia costiera della Campania non ha ampi spazi ed è difficile immaginare un’organizzazione con ombrelloni distanziati 5 metri l’uno dall’altro. Per questo, la Regione sta “studiando misure che consentano una ripresa in sicurezza ma che siano redditizie per gli operatori”.
Le decisioni della Regione Campania sui ristoranti
L’allegato 3 della citata ordinanza 48 si concentra in dettaglio sulle nuove norme per ristoranti e bar in Campania da rispettare dal 21 maggio. Si tratta in realtà di indicazioni di carattere generale che rappresentano essenzialmente “un elenco di criteri guida di cui tener conto nelle singole situazioni”.
In aggiunta alle misure di distanziamento sociale, contact tracing e alle più generali norme comportamentali che ognuno deve rispettare (che sono le modalità di prevenzione e contenimento riconosciute a livello scientifico per contrastare la diffusione del contagio da Coronavirus), ci sono anche raccomandazioni specifiche per bar e ristoranti in Campania.
Ad esempio:
- Non è consentito consumare alimenti in piedi.
- Allestire zone di somministrazione esterne al locale, quando possibile.
- Usare tovaglie monouso o sostituire le tovaglie dopo ogni cambio cliente.
- Utilizzare condimenti in contenitori monouso sanificare i contenitori dopo ogni utilizzo.
- Privilegiare le monoporzioni e non servire cibo a buffet o in piatti condivisi.
- Sfruttare la prenotazione telefonica o digitale.
- Rilevare la temperatura corporea dei clienti e non consentire l’ingresso a chi ha più di 37,5°.
- Separare i varchi di ingresso e di uscita.
- Disporre all’ingresso dispenser con gel igienizzante e adottare menu digitali.
- Per i clienti è fissato l’obbligo a indossare la mascherina, che potrà essere tolta esclusivamente al tavolo o al bancone, nel caso dei bar.
La lotta contro le speculazioni
Un altro fronte di battaglia del Presidente regionale è quello alle speculazioni: in particolare, il plexigass viene proposto a 300 euro a metro quadro, una quotazione che De Luca non esista a definire “vergognosa”, promettendo l’invio della “Guardia di Finanza a fare i controlli”.
Polemiche anche sui protocolli Inail, perché il Governatore campano si dice contrario alla responsabilità penale per gli imprenditori sull’eventuale contagio dei dipendenti: tale misura rischia di gravare in maniera eccessiva sui piccoli imprenditori, e quindi bisogna trovare un compromesso per garantire da un lato l’assistenza completa ai lavoratori e dall’altro non complicare ulteriormente la situazione per gli imprenditori.
Le attività riaperte
Ad ogni modo, dal 18 o dal 21 maggio la situazione sta tornando alla normalità: in questi giorni hanno riaperto i battenti le imprese artigiane del sistema benessere (vale a dire parrucchieri, barbieri, centri estetici), per cui la Camera di commercio di Napoli ha prodotto una app per la gestione di appuntamenti e prenotazioni.
Si ripristina anche il servizio di tutte le attività del commercio, compreso quello al dettaglio, che devono rispettare le nuove norme che prevedono l’apertura dalle 7 alle 23 senza obbligo di chiusura domenicale, per lunghe file.
Consentita dal 21 maggio anche la consumazione al bancone dei bar, possibile solo a patto che tra un cliente e l’altro si rispetti la distanza di almeno un metro. E riaperti anche musei, biblioteche ed altri luoghi di cultura.
Per tutti poi valgono le indicazioni generali: evitare assembramenti, garantire il distanziamento, sanificare gli ambienti, prevedere orari flessibili e turnazioni tra i dipendenti.