Early bird dinner: l’abitudine che ci piace molto

Negli Stati Uniti li chiamano early bird dinners, in riferimento alle abitudini degli uccellini che vanno a dormire presto (e si svegliano ugualmente presto all’alba): in pratica, si tratta di un gruppo sempre più ampio di persone che, in tutto il mondo, decidono di cenare presto – molto prima del consueto orario locale – per avere più tempo a disposizione e, a quanto pare, anche per trarre vantaggi in digestione e salute.

Che significa early bird dinner

Il concetto di early bird dinner non è per nulla nuovo nella cultura statunitense e affonda le radici nelle pratiche commerciali di esattamente 100 anni fa: è infatti negli anni ’20 del Novecento che iniziano a diffondersi i cosiddetti menu “early bird special”, serviti espressamente a clienti che non si facevano problemi a mangiare prima del consueto orario di cena, anche per un immediato vantaggio economico.

Molti locali, infatti, proponevano ai clienti che cenavano prima un menu a prezzo ridotto – solitamente più limitato nella selezione rispetto al menu della cena standard, e con limite orario per il completamento del pasto (a volte anche solo un’ora) – e i più interessati da questa opportunità erano famiglie della classe media e pensionati. Per i ristoranti, il vantaggio diretto era invece ottimizzare anche le ore di servizio altrimenti “vuote” proponendo pasti a basso costo per attirare clienti sensibili al prezzo, aumentando di conseguenza le proprie entrate e redditività. Le ore considerate “early bird” variavano a seconda del luogo, delle abitudini tradizionali e del ristorante specifico.

La storia degli early bird restaurant negli Stati Uniti

La prevalenza delle cene early bird nei ristoranti americani è aumentata negli anni ’70, anche a seguito dell’innalzamento dei pagamenti pensionistici, mentre è calata all’inizio del 21° secolo a causa della percezione negativa di questo meccanismo.

Da un lato, infatti, le nuove generazioni volevano tenersi alla larga da esperienze che associavano alla generazione dei loro genitori, e potevano anche contare su altre opzioni per mangiare a ogni ora (secondo uno studio, nel 2014 gli americani di età pari o superiore a 65 anni mangiavano fuori in media 193 volte l’anno e il 63% di quei pasti era nei fast-food); dall’altro, poi, queste cene anticipate sono rimaste a lungo associate stereotipicamente agli anziani e, per associazione, alle comunità di pensionati in Florida (ma erano disponibili anche in altri Stati degli Stati Uniti e in Canada, ad esempio), ma anche associate ad anziani a basso reddito, producendo quindi una sorta di stigma culturale.

In realtà, però, negli ultimi anni c’è stata una riscoperta di questo sistema – ribattezzato opportunamente con nomi più “visionari” come “twilight dinner”, “sunset dinner” or “happy hour” – anche da parte delle giovani generazioni, soprattutto a seguito della pandemia e in momenti di economia “fragile” come quello che stiamo vivendo.

Perché cenare presto

E quindi, early bird dinner fa riferimento a una cena servita prima dell’orario tradizionale, e se prima riguardava solo i clienti dei ristoranti, adesso invece si applica anche alle scelte casalinghe. Ma perché cenare presto è una moda che si sta diffondendo in tutto il mondo?

La pratica “professionale” – che ricorda da vicino la proposta italiana dell’aperitivo e dell’happy hour, anche se con uno spirito meno conviviale – è tornata in auge a New York e San Francisco nel periodo post-pandemia, quando le persone hanno iniziato a riappropriarsi del proprio tempo, cercando di staccare dal lavoro in orario anticipato rispetto ai ritmi forsennati del passato e, quindi, anticipare anche altri momenti della giornata e godere di maggior libertà nelle ore serali. Cenare presto in un ristorante early bird offre anche il vantaggio di evitare la ressa serale, prenotando anche all’ultimo momento e risparmiando rispetto al costo classico della cena: il tutto, semplicemente sedendosi al tavolo intorno alle cinque e mezzo del pomeriggio e concludendo l’esperienza prima dell’inizio del turno canonico (orientativamente, intorno alle sette e mezzo, massimo otto).

Cenare presto fa bene?

E ci sono poi altri motivi che convincono le persone a fare come gli uccelli mattutini (in italiano, diremmo come le galline, che proverbialmente vanno a letto presto), legati all’aspetto salutare e di benessere: cenare presto fa bene, e medici e nutrizionisti sono concordi, perché influisce positivamente sul metabolismo (a patto, com’è chiaro e ovvio, di non anticipare troppo la cena e rischiare di aver fame di nuovo prima di andare a letto).

Nello specifico, alcuni studi hanno dimostrato l’efficacia della crononutrizione, un approccio dietetico che mette in relazione i bioritmi con l’assunzione di macronutrienti (vale a dire carboidrati, proteine e grassi) e micronutrienti (vitamine e minerali): una migliore e regolare distribuzione dei pasti nel corso delle ore diurne regolerebbe in maniera corretta l’orologio biologico, determinando anche un miglioramento del benessere psicofisico generale, specialmente se non andiamo a dormire subito dopo cena. Secondo questi concetti, infatti, il problema spesso non  tanto ciò che mangiamo, ma quantità, qualità e anche orari in cui consumiamo gli alimenti.

Cenare presto fa dimagrire?

L’ultimo aspetto vantaggioso della pratica della cena early bird riguarda il possibile legame tra questa abitudine e la perdita di peso: varie evidenze scientifiche hanno messo infatti in relazione l’orario di assunzione del cibo e il dimagrimento, generato da fattori quali metabolismo, ritmo circadiano e metabolismo dei lipidi, tra gli altri.

Detto in altri termini, cenare presto (ad esempio, intorno alle 18.30) ci permette di mangiare con calma, di avere più tempo a disposizione e di riposare meglio, non coricandoci a stomaco pieno, a tutto vantaggio di digestione, organismo e forma.

L’ultimo studio che ha acceso i riflettori su questo tema è stato condotto dai nutrizionisti ed endocrinologi del Dipartimento di medicina della Johns Hopkins University di Baltimora, che hanno eseguito uno studio su un campione (piuttosto ridotto, in verità) di pazienti che hanno cenato con lo stesso menu, ma a orari diversi.

Analizzando diversi parametri nel sangue, e dopo aver tenuto conto di elementi quali il livello di attività fisica durante il giorno, i ricercatori hanno dimostrato che chi cenava presto aveva livelli di glucosio nel sangue più bassi del 18% rispetto agli altri, e un incremento del 10% nella quantità di acidi grassi consumati. Inoltre, anche se mangiare tardi non modificava sensibilmente la durata del sonno, ne ha influenzato la qualità, perché ha indotto un rilascio notturno più elevato di cortisolo, un ormone proinfiammatorio.

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