Giovedì Gnocchi: da dove deriva questo modo di dire in cucina?

I meno giovani la ricorderanno come frase che si ripeteva di frequente, mentre le nuove generazioni forse hanno letto l’occorrenza solo sulle pagine online: giovedì gnocchi è comunque una delle massime più famose legate alla cucina in Italia, anche se non tutti ne conoscono l’origine. Approfondiamo pertanto questo tema e andiamo a scoprire cosa significa e perché si dice giovedì gnocchi (e che c’entrano anche pesce e trippa).

Cosa significa giovedì gnocchi

A fronte di un po’ di incertezza sul periodo temporale in cui è sbocciato il detto (c’è chi fa risalire le origini a fine Ottocento, mentre per altri la diffusione è nel secondo Dopoguerra), non sembrano esserci dubbi sulla zona di nascita di “giovedì gnocchi“, fortemente legato al Lazio e, in particolare, alla provincia di Roma.

Anzi, più precisamente la massima affonda le radici proprio nelle tradizioni culinarie della Capitale e rappresenta il momento culmine di un classico menu della settimana di un abitante di Roma e di Trastevere, così come descritto peraltro da un’antica poesia in romanesco di autore ignoto, giunta fino ai giorni nostri.

Il proverbio per intero dice “giovedì gnocchi, venerdì pesce, sabato trippa” e invita le persone a organizzare in maniera razionale il menu verso il fine settimana, ma soprattutto in vista del classico venerdì di digiuno (o quanto meno di astensione dal consumo delle carni) imposto dalla religione cattolica.

Perché si dice giovedì gnocchi

Come avviene ancora oggi in Quaresima, nell’Ottocento i credenti rispettavano un più lungo digiuno di carne per motivi religiosi nelle giornate del venerdì, e la massima giovedì gnocchi è una sorta di consiglio gastronomico sul piatto da mangiare per prepararsi appunto al giorno di magro senza troppe conseguenze sul carico energetico.

In genere, infatti, al venerdì si potevano consumare solo piatti a base di pesce e legumi – come il celeberrimo baccalà con i ceci, proposto ancora oggi in menu dalle tante osterie tradizionali di Roma, rigorosamente al venerdì – e i semplici, ma sostanziosi gnocchi erano la risposta ideale al problema.

Preparati con patate, farina ed eventualmente uova (quando disponibili), conditi con sugo di pomodoro fatto in casa e serviti caldi, gli gnocchi del giovedì erano il piatto energetico, nutriente e calorico perfetto per affrontare il venerdì e le sue ricette di magro (o addirittura il digiuno, per i più ferventi).

gnocchi di patate

Cucina povera, ma ricca di gusto e di ingegno

Il proverbio giovedì gnocchi racconta quindi le abitudini e l’ingegno dei romani di un tempo, costretti dalle difficoltà economiche (e dalle imposizioni religiose) a studiare un menu calibrato su vari fattori, a causa della difficoltà nel fare provvigione di cibo, l’elemento che più di tutti scandiva le regole alimentari della settimana, insieme ovviamente alla necessità di mettere a tacere la fame e affrontare gli impegni previsti.

E così, gli gnocchi a metà settimana erano un piatto non solo sostanzioso, ma anche gradevole (una sorta di comfort food ante-litteram), e la poesia dell’Ottocento ci rivela anche quali erano gli altri protagonisti del menu: al venerdì, come detto, c’era il pesce (zuppa de pesce, nel componimento), mentre al sabato la trippa. In questo giorno, infatti, i macellai si dedicavano alla macellazione degli animali, e quindi si potevano recuperare i celeberrimi quinti quarti di carne, gli alimenti ricavati dai tagli meno come appunto la trippa o la coda (chi non conosce la coda alla vaccinara?).

Nelle domeniche – giorno in cui chi cucina ha più tempo da dedicare alle preparazioni ed è possibile anche concedersi qualche lusso – ecco comparire “supprì ar riso”, il supplì di riso che rende golosa la tavola, e poi la settimana riparte con la coda al lunedì, i fagioli con le cotiche al martedì (per sfruttare altri presunti scarti della macellazione) e lo stufato al mercoledì.

Giovedì gnocchi anche nel Dopoguerra

Se questa era la difficile situazione vissuta dai romani e in particolare dai trasteverini a fine Ottocento, il detto giovedì gnocchi è tornato “di moda” in un altro momento storico davvero complesso come il secondo Dopoguerra: anche al termine del conflitto, infatti, le ristrettezze economiche hanno reso difficile arrivare alla fine della settimana per le classi sociali più povere, rendendo quindi necessario recuperare dei “vecchi insegnamenti” per gestire al meglio il menu e la pancia.

Ora la situazione è fortunatamente differente, ma il proverbio giovedì gnocchi, venerdì pesce e sabato trippa continua a essere rispettato e messo in pratica in tante trattorie romane tipiche, che si premurano di servire gli gnocchi solo al giovedì, piatti di pesce al venerdì e la mitica trippa alla romana di sabato.

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