Simboli e tradizioni della Pasqua ebraica

Il pane azzimo, l’agnello, ma anche erbe amare e charoset: la Pasqua ebraica ha tradizioni millenarie e richiede il rispetto non solo delle ricette storiche, ma anche del modo in cui questi alimenti sono preparati e consumati. Per i gentili non è sempre semplice avvicinarsi a questi concetti, ma proviamo a fare un po’ di chiarezza sul significato di questa fondamentale ricorrenza e sui cibi simbolici della Pasqua ebraica.

Che cos’è la Pasqua ebraica

Iniziamo dai concetti base e dal significato della Pasqua ebraica, ovvero il Pesach: questa festività commemora la fuga degli ebrei dall’Egitto verso l’approdo nella Terra Promessa e, quindi, la ritrovata libertà del popolo dopo il lungo periodo di schiavitù, narrato anche nell’Antico Testamento.

La festa di Pesach dura otto giorni (sette nello Stato di Israele) e inizia il giorno 15 del mese ebraico di Nisan, che coincide con l’inizio della mietitura: nel nostro calendario occidentale, la Pasqua ebraica cade solitamente tra fine marzo e aprile e coincide, quindi, con il periodo in cui torna la primavera.

Il giorno prima di Pesach si tiene la Festa dei Primogeniti, commemorazione che ricorda i primogeniti ebrei risparmiati durante l’ultima piaga inflitta agli Egizi per piegare la intransigenza del faraone e la sua ostinazione nel negare la libertà agli Ebrei; nella notte fra il 14 e il 15 del mese di Nisan si celebra la cena rituale e i successivi giorni si chiamano Festa dei Pani non lievitati (o Festa dei Pani Azzimi). Inoltre, i primi due e gli ultimi due giorni sono di festa (in ebraico Yom Tov), nei quali ogni lavoro è proibito, mentre nel corso della settimana molte attività restano aperte solo per metà giornata.

Il Pesach è una festa solenne e ricca di gioia, e le tradizioni, i rituali e i canti tipici sottolineano proprio l’importanza di questo momento di condivisione e di rinascita.

pasqua ebraica pasto

Pasqua ebraica cibi

A caratterizzare il Pesach è anche l’attenzione alle pietanze da preparare e consumare lungo tutta la settimana, e in particolare nella cena rituale della Pasqua ebraica, che propone gli alimenti che gli Ebrei avevano mangiato nella sera precedente alla liberazione dalla schiavitù in Egitto: pane azzimo matzà (e dolci parimenti non lievitati), erbe amare, charoset, agnello arrostito, vino, ognuno con uno specifico significato simbolico. Inoltre, a chiusura dei festeggiamenti di Pesach le donne acquistano della farina con cui creano frittelle di pasta lievitata ricoperte di miele.

La tradizione è molto rigorosa su ciò che è possibile consumare e ciò che è vietato mangiare a Pesach: in particolare, è proibito cibarsi volontariamente di cibi lievitati (sarebbe un grave danno per l’anima) e anche consumare farinacei o bevande come la birra (che è lievitata), e ovviamente bisogna rispettare i classici dettami del cibo kosher.

Pasqua ebraica cibi simbolici

Analizziamo più in dettaglio i cibi che non possono mancare sulle tavole della Pasqua ebraica e, in particolare, il loro preciso riferimento ai temi di questa importante e sentita ricorrenza.

L’alimento più “famoso” è probabilmente il pane azzimo e scondito che si chiama matzà che, insieme alla zampa dell’agnello arrostita e alle erbe amare, sono menzionati anche nelle pagine dell’Esodo biblico: il ricorso a pane senza lievito e quindi non fermentato fu reso inevitabile dalla rapidità dell’azione che ha preceduto la fuga dall’Egitto, che non lasciò tempo di attendere la lievitazione dei pani, ma anche dalla necessità di prolungare la vita del prodotto durante il viaggio nel deserto.

L’agnello è un altro fortissimo simbolo della Pasqua: se in quella cristiana ricorda il sacrificio salvifico di Gesù, nel Pesach è un ricordo delle sofferenze patite dal popolo ebraico nel giogo della schiavitù. In modo simile, l’erba amara serve a riportare alla memoria e onorare l’amarezza del dominio del faraone sugli Ebrei: oggi si consumano per lo più lattuga, germogli di cicoria selvatica o sedano, rigorosamente crudi.

Altri cibi simbolici della Pasqua ebraica sono l’uovo sodo, mangiato in particolare dai maschi primogeniti in ulteriore ricordo della salvezza ottenuta rispetto al passaggio dell’angelo della morte che colpì i primogeniti egiziani, e la Charoset. Si tratta di una sorta di confettura o impasto di frutta, preparata con mele, melagrana, datteri, mandorle, fico, prugne, noci e, di frequente, vino e poi cosparsa di cannella e cinnamomo, che ha una doppia valenza simbolica: secondo alcuni, ricorderebbe il fango con cui gli schiavi ebrei in Egitto costruivano i mattoni, mentre secondo altre teorie la charoset ricorda invece il sangue versato dagli schiavi (motivo della presenza del vino rosso).

A proposito di vino, poi, anche questo non può mancare sulle tavole della Pesach e, da tradizione, si deve annacquare, con due parti d’acqua e una di vino come si usava al tempo.

pane-azzimo

I riti della Pesach

Oltre che sugli alimenti, per il Pesach i fedeli devono rispettare anche alcune indicazioni e prescrizioni riguardanti la casa, l’allestimento della tavola e il comportamento da tenere a tavola.

In particolare, prima di Pesach le case devono essere liberate da ogni sostanza lievitata (chamez), e quindi si operano grandi pulizie (le famose “pulizie di Pasqua” o “pulizie di Primavera”) per cercare anche le più piccole briciole di pane e affini, iniziando dagli ambienti più “improbabili” come le camere da letto e poi passando alle altre stanze. In questa circostanza si organizza anche una specie di “caccia al tesoro” che coinvolge i piccoli: gli adulti nascondono 10 briciole di pane in casa che i bambini devono appunto cercare, e poi insieme bruceranno queste briciole ritrovate.

Inoltre, da tradizione tutto il cibo lievitato dee essere venduto a una persona non-ebrea (solitamente è una vendita simbolica, seguita da una ricompera dei prodotti dopo la festa); la stessa imposizione riguarda il vasellame e i servizi di stoviglie, che devono essere kosher (purificati attraverso specifici lavaggi) oppure allontanati, se non si possono purificare.

Per quanto riguarda la tavola, è consentito un atteggiamento informale anche nella postura, come ad esempio poggiare i gomiti sul tavolo o lasciarsi scivolare sulla sedia, per sottolineare il carattere gioioso della Pasqua ebraica. Simbolici, infine, sono anche gli oggetti posti sulla tavola: un calice serve per il Kiddush, la santificazione della festa che si compie con la benedizione del pane e del vino, mentre un bicchiere d’argento colmo di vino è riservato al profeta Elia, che secondo la tradizione porta i suoi auguri alle famiglie riunite per celebrare Pesach.

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