Nutella vegana: nuova ricetta, nuovi ingredienti tutti plant-based

Un cucchiaino colmo di aspettative e, inevitabilmente, polemiche. Dopo anni di attesa, voci non confermate e “speranze”, è arrivata davvero la Nutella vegana, o per meglio dire la Nutella plant-based. Dal 3 settembre, infatti, la Ferrero ha ufficialmente avviato la commercializzazione della versione vegana della mitica crema spalmabile alla nocciola, che ha debuttato sui mercati di Italia, Francia e Belgio (e fra pochi mesi dovrebbe arrivare anche in Germania). Andiamo a scoprire com’è la Nutella Vegana, quali sono le sue caratteristiche e tutte le altre informazioni e curiosità al riguardo.

Arriva la Nutella Plant-Based: l’evoluzione di un’icona globale

Una consistenza leggera, inconfondibilmente cremosa, che avvolge il palato senza rinunciare alla dolcezza e intensità di quella che ormai da sessant’anni è una vera icona dell’alimentazione quotidiana.

La Nutella vegana segna un cambio di paradigma sia nel panorama alimentare globale che nelle abitudini dei consumatori: non è una semplice aggiunta alla gamma di prodotti esistenti, ma il frutto di uno studio e di una ricerca durata anni da parte di Ferrero, che ha cercato di realizzare un prodotto in grado di mantenere tutta l’inconfondibile “Nutella experience” che ha conquistato generazioni, ma con un tocco moderno e attento alle nuove esigenze alimentari e ai cambiamenti culturali.

E così, dal settembre 2024 la famiglia Nutella si allarga e celebra in maniera sorprendente il sessantesimo anniversario dal debutto: alla classica crema spalmabile alle nocciole e alle varianti snack, gelato e biscotto, si aggiunge ora la grande novità dell’alternativa plant-based, pensata per andare incontro a un pubblico sempre più ampio ed esigente, abbattendo anche alcune barriere culturali e commerciali che fino a poco tempo fa sembravano insormontabili.

Nutella Vegana: la nuova ricetta

Ma cosa distingue la versione green dalla classica?

In primo luogo, la nuova Nutella è stata progettata per piacere non solo ai vegani, ma anche a chi cerca di ridurre il consumo di prodotti animali e a coloro che hanno sviluppato intolleranze al lattosio.

Dall’elenco degli ingredienti è infatti scomparso il latte scremato in polvere, sostituito con ceci e sciroppo di riso. Un cambiamento non da poco, che ha richiesto anni di sperimentazione. Ferrero ha testato diversi legumi – dalle lenticchie ai fagioli – prima di trovare nella farina di ceci l’ingrediente ideale per replicare la cremosità e la consistenza della Nutella classica senza alterare il gusto che tutti conosciamo e amiamo.

Questa estrema attenzione è servita anche per non scivolare sul fattore gusto: uno dei timori più grandi degli affezionati fan di Nutella è che l’assenza del latte possa alterare in modo significativo quella combinazione unica di sapori che ha reso il prodotto un’icona globale. Ferrero ha pertanto messo in campo tutte le sue risorse per evitare che questo accadesse: dopo lunghi test sensoriali e innumerevoli sessioni di assaggio, Nutella Plant-Based promette di essere una “gemella siamese” dell’originale, mantenendo intatta la dolcezza, ma con una leggera punta in più di delicatezza propria dello sciroppo di riso.

Guardando più specificamente la ricetta, la composizione della Nutella plant-based conserva gran parte degli ingredienti originali: 13% di nocciole, 7,4% di cacao magro, e poi olio di palma, lecitina di soia e vanillina. In pratica, come detto, la grande differenza è la sostituzione del latte scremato in polvere, che rappresentava l’8,7% del totale degli ingredienti, con ceci e sciroppo di riso. In pratica, quindi, la versione originale di Nutella era già composta dal 91,3% degli ingredienti di origine vegetale! Entrambi i prodotti, poi, mantengono la caratteristica di essere senza glutine.

Com’è fatta la nuova Nutella vegana?

L’identità grafica della nuova Nutella conserva una inevitabile continuità con la versione originale, anche se non mancano ovviamente dei tratti distintivi.

A saltare agli occhi è innanzitutto il tappo del barattolo in vetro (composto al 60% da vetro riciclato, assicura Ferrero, e anche il tappo è realizzato on plastica riciclata, secondo l’approccio mass balance): al posto del bianco, infatti, è stata scelta una bella tinta di verde che si distingue immediatamente alla vista. Questo colore campeggia anche sull’etichetta beige, dove il bicchiere di latte della Nutella “storica” sparisce, sostituito da una fetta di pane e Nutella e delle nocciole con una leggera texture di sfondo, oltre alla scritta Plant Based (su una foglia) e al marchio “Vegan Approved” certificato dalla Vegetarian Society.

Al momento, la Nutella Plant-Based è venduta solo nel barattolo di vetro in formato da 350 grammi, venduto a un prezzo suggerito di 4,49 euro, in linea con l’offerta premium del brand, che comunque resta accessibile al grande pubblico.

Un progetto lungo dieci anni

Dietro la creazione di Nutella Plant-Based si cela un lavoro di ricerca e sviluppo durato quasi un decennio. Non è stato un compito facile sostituire un componente così fondamentale come il latte in polvere senza compromettere la qualità del prodotto finale. Anzi, è stata una vera e propria sfida. L’azienda piemontese ha investito tempo e risorse per trovare una formula che sapesse mantenere intatto il piacere di una crema spalmabile dal gusto ricco e avvolgente. I tentativi sono stati molti: dalle lenticchie agli altri legumi come i fagioli rossi, tutte le combinazioni possibili sono state esplorate prima di giungere alla scelta definitiva dei ceci. A completare la formula, un ingrediente che potrebbe sorprendere i più: lo sciroppo di riso. Disidratato fino a diventare una polvere, lo sciroppo di riso è stato scelto non solo per la sua dolcezza naturale, ma anche per le sue proprietà che contribuiscono a dare corpo e struttura alla crema.

La decisione finale di combinare questi due ingredienti è giunta non solo dopo innumerevoli test sensoriali, ma anche dopo aver valutato l’impatto che questo cambiamento avrebbe avuto sulle linee di produzione. Lo stabilimento di Sant’Angelo dei Lombardi, in provincia di Avellino, è stato adattato per garantire che la nuova ricetta potesse essere prodotta su larga scala mantenendo l’elevato standard qualitativo che contraddistingue ogni prodotto Ferrero. Questo processo, durato ben 18 mesi, è la dimostrazione definitiva del livello di dettaglio e della dedizione che l’azienda ha posto nello sviluppo di Nutella Plant-Based.

nutella vegana novità

Perché Ferrero lancia la versione vegana?

Ma cosa ha spinto la Ferrero a dedicare tanto tempo e investimenti a questo nuovo prodotto? Per capire le motivazioni imprenditoriali e commerciali dobbiamo analizzare il contesto.

Nel corso degli ultimi anni, il panorama alimentare internazionale è cambiato in modo significativo: le diete plant-based non sono più una nicchia riservata a pochi, ma piuttosto una scelta sempre più diffusa e consapevole. E la Nutella Plant-Based è un tentativo di fornire una risposta alla crescente domanda di prodotti vegani, e al tempo stesso un riconoscimento da parte di una grande azienda dell’evoluzione culturale che sta rimodellando le abitudini alimentari.

Oggi, un numero crescente di consumatori – i cosiddetti flexitariani – sceglie di ridurre il consumo di proteine di origine animale pur senza escluderle del tutto. In Italia, si stima che circa 12,5 milioni di persone abbiano adottato questo stile di vita, rendendo il Paese un banco di prova fondamentale per qualsiasi nuovo prodotto che intenda abbracciare queste nuove abitudini alimentari.

La Nutella Plant-Based si inserisce in questo contesto come un prodotto di alta qualità, che mira a soddisfare una gamma ancora più ampia di consumatori, grazie all’assenza di lattosio e alla certificazione vegan. In un mercato dove le esigenze di sostenibilità e salute sono sempre più centrali, questo nuovo prodotto rappresenta un tentativo di coniugare due mondi – quello della tradizione e quello dell’innovazione – in un connubio che può suonare rivoluzionario. L’obiettivo non è semplicemente accrescere le vendite, ma rafforzare l’idea che Nutella, simbolo di dolcezza quotidiana per milioni di persone, possa essere gustata da chiunque, indipendentemente dalle preferenze alimentari.

Quali sono le prospettive di mercato

Dal punto di vista economico, il lancio di Nutella Plant-Based rappresenta una mossa strategica altamente rilevante. Il mercato delle creme spalmabili è in costante espansione, e in Italia vale circa 5,9 miliardi di euro. All’interno di questo segmento, le creme sono presenti per l’8,5% e sono in crescita continua (+4,3%), con un valore potenziale di circa 30 milioni di euro solo per le versioni vegane. All’interno di questo scenario, Ferrero mira non solo a consolidare la propria posizione di leader, ma ad ampliare la sua quota di mercato sfruttando il crescente interesse verso prodotti plant-based. I numeri parlano chiaro: le creme spalmabili vegane hanno registrato una crescita rapida (+31%), alimentata sia dalla crescente consapevolezza dei consumatori verso le questioni ambientali, sia dalla necessità di alternative alimentari che siano rispettose delle esigenze individuali, come ad esempio le intolleranze alimentari.

Per Ferrero, uno dei principali obiettivi è consolidare la propria presenza nel mercato della prima colazione dolce, dove Nutella è da sempre una protagonista indiscussa. Investire su questo segmento è, dunque, un modo per assicurarsi una posizione di rilievo anche in un mercato che si evolve rapidamente, e che richiede sempre maggiore attenzione alla qualità e alla sostenibilità degli ingredienti.

Nutella Vegana: le prime reazioni, tra entusiasmo e critiche

Il lancio di Nutella Plant-Based ha innescato una serie di reazioni decisamente contrastanti, sia nel pubblico che nei media. Da un lato, abbiamo assistito a un consenso quasi immediato da parte di chi attendeva con ansia un’alternativa vegana alla loro crema spalmabile preferita. Già pochi giorni dopo la sua apparizione sugli scaffali, Nutella Plant-Based è diventata un tema caldo sui social media, con utenti che hanno condiviso le loro esperienze di primo assaggio tramite video su piattaforme come TikTok. Le recensioni sono per lo più entusiaste: il gusto viene descritto come “molto simile all’originale”, con l’aggiunta di una nota leggermente più dolce grazie allo sciroppo di riso. Anche la consistenza, che era uno dei principali motivi di preoccupazione, viene lodata per essere “incredibilmente vicina” a quella della versione classica.

Tuttavia, insieme all’entusiasmo e alla curiosità, non sono tardate a emergere alcune critiche. Al di là dei dubbi legittimi dei “puristi” sulla capacità della nuova formula di ricreare un’esperienza all’altezza della Nutella originale, vi è una fetta di pubblico che rimane scettica sulla reale necessità di una versione vegana della crema spalabile più popolare al mondo. Alcuni si chiedono se questo prodotto non rischi di snaturare un mito consolidato, pur riconoscendo che l’azienda è riuscita in una sfida tutt’altro che semplice.

Fenomeno di massa e primi casi

Un altro elemento che ha contribuito a creare un’aura di esclusività attorno a Nutella Plant-Based è stato il fenomeno dei primi esaurimenti di magazzino. In particolare, ci sono stati alcuni episodi che hanno confermato quanto potenziale di “culto” possa avere questo nuovo arrivato nella famiglia Nutella, come peraltro già avvenuto con il lancio dei Nutella biscuits.

A Napoli, ad esempio, un intero lotto destinato alla distribuzione in Francia e Belgio è stato rubato, creando una mini “ondata di contrabbando” che ha visto la nuova Nutella venduta a prezzi ribassati in alcuni negozi locali. Questo episodio ha solo aumentato l’interesse nei confronti del prodotto, rendendolo un vero e proprio “oggetto del desiderio“.

Ma non si tratta solo di episodi isolati e singolari. La scarsità iniziale e la forte domanda hanno fatto sì che in diverse zone, soprattutto nelle città principali, i barattoli di Nutella Plant-Based sparissero dagli scaffali in poche ore. Questo ha contribuito a infondere un senso di urgenza, una sensazione che non si vedeva dai tempi delle prime uscite di edizioni limitate di prodotti di forte richiamo commerciale. È interessante notare come, già nelle prime settimane dal lancio, la nuova Nutella sia riuscita a catalizzare l’attenzione in un modo che sfida le normali dinamiche del mercato alimentare di massa, avvicinandosi più a quelle di prodotti legati al lusso o alla tecnologia. Un segno evidente che Nutella Plant-Based non è solo una semplice aggiunta al mercato, ma potrebbe diventare un paradigma nuovo di consumo, legando strettamente innovazione e desiderabilità.

nutella vegan

Il punto di vista dei vegani: le polemiche su sostenibilità e olio di palma

Ma a chi è davvero destinata la Nutella Plant-Based?

Certo, una potenziale fetta di mercato può essere quella dei consumatori attenti alle nuove tendenze alimentari, ma sembra più difficile che il prodotto della Ferrero possa davvero fare breccia nelle scelte dei vegani più “convinti”.

Per loro, il problema di fondo sul consumo della Nutella non ha mai riguardato (solo) la presenza del latte in polvere, quanto piuttosto l’intero processo industriale che sta dietro alla creazione della crema, e in particolare i forti dubbi riguardo alla sostenibilità del prodotto.

Il dibattito critico si è ulteriormente riacceso in questi giorni e al centro delle polemiche vi è la decisione di Ferrero di mantenere l’olio di palma come uno dei principali ingredienti della nuova Nutella. Questo grasso vegetale, pur certificato sostenibile, resta un tema scottante a causa del suo impatto ambientale, legato principalmente alla deforestazione di grandi aree in Paesi come Indonesia e Malesia. Nonostante l’azienda abbia dichiarato il proprio impegno nell’utilizzare solo olio di palma certificato RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil), le preoccupazioni ambientali non sono state del tutto placate.

Alcuni critici hanno quindi parlato di “vegan washing“, esprimendo dubbi sulla sincerità del messaggio che Nutella Plant-Based vuole comunicare. Il timore è che questa operazione sia rivolta più a cogliere una moda commerciale del momento, piuttosto che a intraprendere una vera transizione verso una produzione alimentare sostenibile. Gli scettici si chiedono se Ferrero sia realmente impegnata a modificare radicalmente le proprie pratiche o se si tratti solo di un tentativo di mantenere la sua presenza predominante nel mercato, capitalizzando sulle nuove sensibilità senza un reale cambiamento etico. Questa discussione è destinata a proseguire, soprattutto ora che la sostenibilità è diventata un vincolo imprescindibile per i consumatori sempre più consapevoli.

Tuttavia, è essenziale guardare a questa questione anche dal punto di vista pratico. Per Ferrero, il mantenimento dell’olio di palma non è solo una scelta economica, ma anche tecnologica: esso contribuisce in modo critico alla consistenza e alla resa del prodotto finale. L’azienda sostiene che qualsiasi altra alternativa avrebbe potuto compromettere l’esperienza gustativa e la consistenza della Nutella, rendendo così difficile mantenere quella “Nutella experience” che è stata alla base della sua popolarità globale – motivo per il quale l’azienda è stata tra le pochissime a non cedere alle polemiche negli anni passati, quando l’olio di palma finì al centro delle battaglie dei consumatori, mentre tantissimi altri produttori hanno cambiato le loro ricette.

Per ora, quindi, la Nutella Plant-Based rimane un compromesso tra innovazione e tradizione, una mossa che ha senza dubbio sollevato questioni importanti pur mantenendo l’accessibilità commerciale e il rispetto della naturale cremosità e lignaggio del prodotto.

Le sfide della Nutella vegana

Il lancio di Nutella Plant-Based ci insegna innanzitutto che anche un marchio così forte e consolidato deve continuare ad aggiornare le sue proposte, pur cercando di restare fedele alle sue radici.

È probabile che la Ferrero abbia lavorato per cercare la risposta migliore alla domanda “Come possiamo rendere Nutella ancora più inclusiva senza tradire il suo spirito originale?”, trovando la soluzione in un mix di innovazione e fedeltà al DNA del prodotto. Anche se alcuni puristi continuano a guardare con sospetto a questa nuova versione, Nutella Plant-Based rappresenta un segnale forte da parte di un’azienda ambiziosa e potente, che si è dimostrata attenta (e di sicuro interessata) a entrare in un contesto alimentare in continua evoluzione, senza mai perdere di vista ciò che ha reso Nutella una presenza fissa nelle nostre case per decenni.

L’introduzione di Nutella Plant-Based non è solo una “nicchia” destinata ai vegani o a quelli che cercano di ridurre il consumo di lattosio. È stata pensata come un’opzione per tutti, mettendo l’accento sull’innovazione e sull’adattamento alle nuove sensibilità.

Guardando al futuro, studiando la ricezione dei primi mercati scelti come “test” Ferrero potrebbe decidere di espandere ulteriormente la gamma di prodotti “Plant-Based” per includere altre varianti di Nutella o addirittura di spingersi in altre linee alimentari. Il mercato americano, già fervido di soluzioni plant-based, potrebbe diventare il prossimo grande obiettivo, così come interessante potrebbe essere l’Asia, un mercato in cui le diete vegane stanno guadagnando terreno.

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